Sorella Morte bussa alle porte di case e ospedali ad un ritmo moltiplicato dall’offensiva di un virus implacabile. Così, intere pagine dei giornali si riempiono di necrologie. Leggendole scopri, ogni tanto, che è deceduto un amico, un conoscente, un lontano parente.

Anzitutto ti colpiscono taluni inverosimili cognomi dei defunti: Terremoto, Peggio, Lo Cacchio, Sconosciuto, Melalavo, Dirigibile, ecc. Nessun avviso mortuario si limita ad inneggiare, con solennità, alla vita che è la malattia sicuramente mortale. Preferisce applicare il motto latino “De mortuis nil nisi bonum” (dei morti non si deve dire che bene), omettendo le peculiarità che lo distinsero da vivo: avaro, obeso, maldicente, zoppo, gobbo, ecc. Indro Montanelli commentò: “Gli uomini sono buoni con i morti quasi quanto sono cattivi con i vivi”.

Eppure la Storia distingue chi muore giovane rispetto a chi muore anziano. Il greco Menandro affermò: “muor giovane chi è caro agli dei” per offrire un conforto ai familiari sopravvissuti.

Spigolando tra l’incipit dei necrologi attuali leggiamo frasi degne di un commento. Ad esempio, appare inoppugnabile la constatazione “non è più su questa terra…” oppure “in questo momento drammatico si è spento per sempre il sorriso di…” oppure “ha concluso il suo felice (?) cammino terreno e riposa a…”.

Qualche erede ha precisato che la morte è stata preceduta da “mesi di tenace sofferenza” e comunque il defunto “ha raggiunto la moglie Maria…” oppure “è tornato tra le braccia del Signore!”. Piuttosto ottimista chi annuncia che è “prematuramente mancato” un tizio di 92 anni. Altri accennano cosi alla dipartita sinteticamente: “Ci ha lasciati…” o addirittura “a funerali avvenuti”. Qualcuno, invece, “è volato in cielo…”. Non si sa bene come abbia fatto ed in quale zona celeste sia arrivato.

Comunque “tutti sono vicini alla famiglia…” e “gli amici piangono…” oppure a suprema edificazione e sfoggio di cultura classica “Coelum suspexit stellis fulgentibus aptum…”.

Le morti si susseguono e gli annunci mortuari palesano le differenze sociali: poche righe per chi non lascia eredità, ripetuti testi di devoto commiato per le autorità, i famosi, i ricchi. Il poeta inglese Keats scrisse con eccessiva modestia: “Qui giace uno, il cui nome è scritto sull’acqua”.

La più rapida definizione l’ha composta il poeta e musicista Arrigo Boito: “la morte è il Nulla e vecchia fola il Ciel…”.

Bruno Segre

Bruno Segre

Avvocato e giornalista. Fondatore nel 1949 de L'Incontro

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