Mentre scendevano le ombre della sera sul grande dorso arcuato e scuro della Mole Antonelliana, si poteva leggere, proiettato in chiaro, il logo del Politecnico di Torino e la scritta che annunciava un evento degno di questo nome: il Festival della Tecnologia.
Una comunicazione ad effetto, quasi rubata ad un film di Batman, che annunciava il modo con cui il Politecnico di Torino aveva deciso di festeggiare i suoi 160 anni.
Un grande e diffuso festival in città e non solo, che desse conto attraverso ospiti di rilievo della valenza della tecnologia, del sapere, del piacere di fare scienza.
Raccontare la tecnologia attraverso le persone e raccontare le persone attraverso la tecnologia: questo l’obiettivo del Festival, che ha proposto dal 7 al 10 novembre un programma che ha utilizzato strumenti diversi per offrire al grande pubblico di ogni età laboratori didattici e workshop, allestimenti interattivi e incontri con scienziati, artisti, sociologi, scrittori di fama internazionale.
Sotto la cura attenta di Luca De Biase e Juan Carlos De Martin, il Politecnico ha dato il via con una lezione e la Cerimonia di conferimento della Laurea ad honorem in Ingegneria Gestionale al premo Nobel per l’economia Joseph Stiglitz, seguito dalla laurea ad honorem in Ingegneria Aerospaziale all’astronauta Samantha Cristoforetti.
Il Festival si inserisce nel panorama nazionale e internazionale come uno dei primissimi momenti di questa portata specificamente dedicati a una riflessione sulla tecnologia, sul ruolo che ha avuto nella nostra storia e che avrà nell’affrontare le sfide future (dalle modifiche del clima alla rivoluzione
digitale, dalla genetica alle energie rinnovabili, ecc.), promuovendo un dibattito partecipato e accessibile a tutti che si occupa di temi vicini alla vita delle persone e che utilizza anche linguaggi inediti per il mondo della tecnologia, come l’arte, il teatro, la letteratura e la musica.
L’elenco di coloro che hanno animato gli incontri sarebbe lunghissimo, anche se tutti hanno portato temi e argomenti di forte attualità e pubblico interesse. Ma quello che ha segnato maggiormente le giornate, è stata la risposta del pubblico, l’entusiasmo, la voglia di ascoltare e di porre domande a persone competenti. Per qualche giorno si è provato a infilare la testa nella bocca del futuro per vedere cosa ci aspetta.
Coadiuvato da una notevole organizzazione e da un staff di studenti dedicati e volenterosi il Festival oltre a proporsi ha fatto in chiusura qualcosa di eminentemente scientifico ma di taglio piacevolmente umanistico che raramente accade. Porre a processo la tecnologia.
Tre giudici d’eccellenza scelti per dirimere la causa, il Presidente della Giuria: Massimo Inguscio – Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, il giudice a latere, Guido Saracco, Rettore del Politecnico di Torino, infine il Rettore dell’Università degli Studi di Torino, Stefano Geuna.
Al banco della difesa c’è Gianmarco Montanari – Direttore Generale della Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia. Per l’accusa c’è Simona Morini – professoressa di Filosofia della Scienza all’Università IUAV di
Il j’accuse cede e, come una favola buona la tecnologia è assolta.
Assolta ma soprattutto promossa è l’iniziativa del Politecnico, tanto che il Rettore ha annunciato che il Comune di Torino ha adottato la manifestazione e la renderà un evento cittadino: dal 2020 Torino avrà la sua Biennale Tecnologia.
La città con questa iniziativa ha ri-trovato la sua forza motrice nella solidità degli studi, nella concretezza che sa immaginare il tempo a venire, lavorando per esserne un fautore attivo e non un semplice gregario.
Edmondo Bertaina