Il costo delle università americane è altissimo, e facilmente raggiunge, o supera i 200.000 dollari per un normale corso di laurea di quattro anni, a cui se ne aggiungono almeno altri 150.000 per chi vuole ottenere seconde lauree, come medicina o giurisprudenza. Si può sindacare sul valore, vero o presunto, di queste lauree, il quale dipende dalla qualità delle università in cui vengono conseguite e, naturalmente, dalle individuali capacità del laureato. Non si può però sindacare sul costo oggettivo dell’università americana. Al di là delle disponibilità della maggior parte delle persone, questo costo viene coperto da importanti borse di studio, e, soprattutto, da prestiti bancari ed istituzionali.
Lo student loan americano trova le sue radici nel GI Bill dell’immediato dopoguerra, che ha consentito ad una generazione di reduci della seconda guerra mondiale di studiare e dare impulso alla crescita di un paese che non solo ha visto un boom economico lunghissimo, ma ha, da solo, consentito a vincitori e vinti, tra cui l’Italia, di godere un benessere economico parimenti importante.
A cominciare dagli anni ’60, la disponibilità di fondi pubblici federali da prestare, o donare a fondo perduto, a nuovi studenti si è affievolito, ed è stato in gran parte sostituito da una rete di prestiti bancari agevolati e garantiti, in cui i creditori sono il governo federale, le grandi banche ed alcune istituzioni finanziarie ad hoc. Oggi i numeri sono impressionanti: circa 1.500 miliardi il totale dei prestiti con oltre 44 milioni di studenti/creditori, ed un prestito medio superiore ai 40.000 dollari. Sono cifre enormi, il cui significato non è completamente compreso, ed è forse volutamente sottovalutato. E se questi debiti non venissero pagati? Cosa succederebbe?
Dei 44 milioni di debitori, circa 5 milioni non hanno pagato, e non pagheranno, i loro debiti. Questa cifra cresce di oltre 80.000 persone ogni mese. La Federal Reserve Bank of New York, in uno studio del 2017, ha spiegato che gli effetti macroeconomici di un eventuale default di questi strumenti di credito sarebbero distruttivi. Le persone in default per anni non sarebbero in grado di accedere al credito comune, come i mutui per la casa od i contratti di leasing per automobili, o le carte di credito, su cui si regge l’economia USA. Avendo zero accesso al credito, non saranno in grado di spendere e contribuire alla crescita economica, ed anzi avranno l’effetto inverso, potenzialmente innescando una crisi. Tale crisi sarebbe esacerbata dall’effetto sulle banche, che, salvo usufruire di garanzie governative, dovranno mettere a perdita i prestiti non resi, rendendo l’accesso al credito ancora più dificile per aziende ed imprenditori sani.
In una nazione che ha visto due bolle impressionanti, una legata alle carte di credito e l’altra ai mutui sulle case, questa potrebbe essere la terza bolla. In combinazione con politiche sciagurate a livello internazionale, come la guerra dei dazi, e la progressiva chiusura ad importazioni anche importanti, la crisi USA si riverserebbe, inesorabilmente, sul resto del mondo, compresa l’Italia. Tutto questo per una laurea. Valori e costi. E chi paga, come sempre, saranno coloro che meno possono permetterselo.
Antonio Valla