L’Europa si misura sull’innovazione e si promuove, anche se si trova divisa almeno in tre. Da qualche giorno la Commissione ha prodotto i risultati dell’Innovation scoreboard 2019 e ci dice che siamo migliorati costantemente negli ultimi quattro anni e abbiamo superato sui 27 indici utilizzati la prestazione degli Stati Uniti. Perdiamo piuttosto nettamente con Giappone e Corea del Sud, la Cina non è più così lontana. I nostri leader vivono al nord. Svezia, Finlandia, Olanda, Danimarca cui si aggiunge l’Estonia guidano l’Unione, scendono di uno scalino Regno Unito e Lussemburgo. Seguono la solidità di Francia, Germania, Irlanda e Austria.
Le regioni più innovative sono Helsinki, seguita da Stoccolma, Hovedstaden, in Danimarca. Per 159 regioni, la performance è aumentata nei nove anni del periodo di osservazione, con una riduzione delle differenze nelle prestazioni tra le regioni. Circa i due terzi della crescita economica dell’Europa negli ultimi decenni sono dovuti all’innovazione. Ogni euro investito dal programma europeo di ricerca e innovazione Horizon Europe può generare fino a 11 euro del PIL in 25 anni. Gli investimenti nella ricerca e innovazione dovrebbero generare fino a 100 000 nuovi posti di lavoro nelle attività di ricerca e innovazione tra il 2021 e il 2027.
L’Italia ha indicatori in miglioramento anche se modesto rispetto al 2018, progresso dovuto per lo più alla prestazione delle sue Pmi. Il paese si colloca, come nelle misurazioni degli ultimi anni, nel gruppo degli innovatori moderati, lontano dai leader del nord. Siamo vicini a Croatia, Cipro, Czechia, Grecia, Ungheria, Lithuania, Malta, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna con prestazioni inferiori alla media europea. Preoccupano gli indicatori molto critici sull’educazione terziaria e la spesa in ricerca e sviluppo.
In coda restano Bulgaria e Romania.