La stagione lirica del Teatro Regio di Torino, presenta due capolavori, ciascuno di un atto. Un tempo la “Cavalleria rusticana” di Mascagni veniva accompagnata dall’esecuzione de “I pagliacci” di Leoncavallo, due spartiti di intensa emotività.
Quest’anno ad affiancare il capolavoro di Mascagni, viene presentato un balletto, la cui denominazione si richiama a Pirandello, autore della commedia coreografica “La Giara” scritta nel 1924, tratta da una sua novella pubblicata nel 1909.
Il balletto, condotto con grande perizia dagli 11 danzatori maschi della Compagnia Roberto Zappalà Danze di Catania, trasfigura lo spettacolo teatrale “La Giara” (un’enorme brocca di terracotta che, pur nuova, cade in frammenti e viene riparata nottetempo da Zì Dima, un vecchio conciabrocche, il quale però resta imprigionato nell’interno della giara. Per farlo uscire rompendo la giara, il suo proprietario Don Lollò esige il pagamento del manufatto. Questo, però, sospinto da uno dei contadini, rotola e infrangendosi in mille pezzi libera Zì Dima, portato in trionfo dai contadini che si abbandonano ad una danza liberatoria).
I ballerini, sollecitati dalla musica di Alfredo Casella, danzano chiusi all’interno di un largo cerchio metallico (che simboleggia la brocca = giara) figurando movimenti ispirati al folclore siciliano e al contrasto fra comicità e relativismo, tipicamente pirandelliani.
Dopo il grande successo (1924) della premiere dell’opera al Theatre des Champs Elysees di Parigi, con scene e costumi di Giorgio De Chirico, iniziò nel 1957 una carriera internazionale. Il successo dell’opera – dovuto alla sintonia fra l’ebbrezza dionisiaca della danza e l’esuberanza della forza vitale della musica – consacrò l’arte di Alfredo Casella.
Il melodramma “Cavalleria rusticana” di Mascagni tratto da una celebre novella del siciliano Giovanni Verga (poi trasformata in una “piece” teatrale per volere della Duse), ottenne un enorme successo al suo esordio al Teatro Costanzi di Roma il 16 aprile 1890. La vicenda (un dramma della gelosia fra il carrettiere Alfo, il bersagliere Turiddu e due donne del popolo Santuzza e Lola, travolti da passioni) è troppo nota per essere raccontata. È doveroso invece segnalare la direzione dell’orchestra di Andrea Battistoni e l’interpretazione dei cantanti Sonia Ganassi, Marco Berti, Marco Vratogna, Clarissa Leonardi e la validità del coro e dell’allestimento con la regia di Gabriele Lavia.
Bruno Segre