L’editoria italiana sta attraversando un’epoca di trasformazioni profonde, tra il dominio dei grandi gruppi, l’avvento del digitale e nuove sfide legate alla distribuzione. In questo scenario complesso, Eugenio Costa, editore della storica Montabone, ha scelto di puntare sulla qualità e sulla valorizzazione della cultura, credendo fermamente nel ruolo delle case editrici indipendenti.
Dopo una formazione in Filosofia Politica e anni di esperienza nel settore, Costa ha deciso di rilanciare il marchio Montabone nel 2016, riportandolo in attività con una visione chiara: coniugare la tradizione editoriale con l’innovazione tecnologica, per rendere la cultura più accessibile e coinvolgente.
Un tassello fondamentale di questa evoluzione è la sinergia con Digicopy, la tipografia digitale diretta dalla sorella Gabriella Costa, che permette di gestire la produzione libraria con un approccio flessibile e moderno. Grazie alla stampa on demand, Montabone può pubblicare libri di alta qualità senza vincoli di grandi tirature, rispondendo così alle esigenze di un mercato sempre più dinamico.
Oggi Montabone è una realtà solida, impegnata nella ricerca di nuove voci e nella sperimentazione di formati editoriali innovativi. Tra i progetti più recenti, Costa sta lavorando a una serie di seminari con il Professor Emilio Goj, dedicati alla diffusione del patrimonio culturale italiano a livello internazionale. In questa intervista racconta il suo percorso, le sfide dell’editoria indipendente e il futuro del libro nell’era digitale.
Quando ha capito che l’editoria sarebbe stata la sua strada?
Non c’è stato un momento preciso, ma una crescita costante che mi ha portato naturalmente in questa direzione. Fin da bambino i libri hanno avuto un ruolo fondamentale nella mia vita, alimentando una passione che ho coltivato negli anni. Dopo la laurea in Filosofia Politica, ho lavorato come redattore in diverse case editrici, esperienza che mi ha permesso di conoscere il settore dall’interno e di sviluppare le competenze necessarie per costruire qualcosa di mio.
Come è nata l’idea di riportare in vita la storica casa editrice Montabone?
La Montabone ha un’eredità storica importante, soprattutto nel settore dell’editoria d’arte e della fotografia. Quando nel 2016 ho deciso di rilanciarla, l’obiettivo era chiaro: conservare il valore della tradizione, ma con uno sguardo rivolto al futuro. Non è stato un percorso semplice: avviare un’attività editoriale oggi significa affrontare numerose sfide, dalla gestione dei costi alla creazione di una rete di distribuzione efficace. Tuttavia, la passione e la determinazione mi hanno permesso di superare gli ostacoli e dare nuova vita a un marchio che merita di essere valorizzato.
Quali sono i valori e la filosofia che guidano le sue scelte editoriali?
Qualità, originalità e innovazione: questi sono i pilastri su cui baso ogni mia scelta editoriale. Un libro non è solo un insieme di pagine stampate, ma un’esperienza che deve lasciare un segno nel lettore. Cerco opere che abbiano un’identità forte, capaci di offrire nuove prospettive e di stimolare la riflessione. Il mio obiettivo è valorizzare il talento, creare un dialogo tra autore e pubblico e diffondere cultura in modo accessibile e coinvolgente.
Come vede il panorama editoriale italiano oggi? Crede che ci sia ancora spazio per le piccole e medie case editrici?
L’editoria è in continua trasformazione. Il digitale ha cambiato le abitudini dei lettori, i grandi gruppi editoriali dominano il mercato e la distribuzione è sempre più complessa. Ma c’è ancora spazio per le realtà indipendenti, soprattutto per quelle che puntano sulla qualità e sull’originalità. Le case editrici indipendenti hanno il vantaggio di poter sperimentare e innovare senza essere vincolate alle logiche commerciali dei grandi gruppi. Credo che il futuro del settore dipenda dalla capacità di bilanciare tradizione e innovazione, trovando modi nuovi per coinvolgere i lettori e offrire contenuti di valore.
Sta lavorando a nuovi progetti?
Sì, la ricerca di nuove idee è una parte fondamentale del mio lavoro. Attualmente sto sviluppando un progetto ambizioso: una serie di seminari con il Professor Emilio Goj, docente dell’ACME, pensati per portare la cultura italiana su scala internazionale. Questi seminari saranno tradotti in più lingue e diffusi tramite piattaforme digitali per superare le barriere linguistiche e rendere accessibile il patrimonio artistico e culturale italiano a un pubblico globale. L’editoria oggi non è più solo carta e inchiostro: video, contenuti digitali e nuove modalità di apprendimento stanno diventando strumenti fondamentali per diffondere la cultura. Sperimentare è essenziale per rimanere al passo con i tempi.
Che consiglio darebbe a un giovane che sogna di lavorare nell’editoria?
L’editoria è un mondo affascinante, ma anche estremamente competitivo. Il primo passo è coltivare una solida passione per la lettura, perché conoscere i libri e le loro dinamiche è fondamentale. Ma non basta: servono competenze tecniche, capacità di adattamento e spirito di iniziativa. Essere curiosi, creativi e disposti a sperimentare è essenziale. Il settore è in continua evoluzione e chi vuole farne parte deve essere pronto a innovare, senza perdere di vista il valore della cultura e della qualità editoriale.
Martina De Tiberis