A che titolo interviene Mario Draghi al Parlamento Europeo? Chi è Mario Draghi? Quale mandato popolare ha ricevuto? Alcune supposizioni sono possibili con un po’ di onestà ed esperienza, senza la pretesa di conoscere gli “arcana imperii”. Mario Draghi dice che “rimarremo da soli a garantire la sicurezza in Ucraina e in Europa” e quindi dobbiamo armarci. Gli editorialisti di regime avevano già il pezzo pronto uscito con un tempismo che nemmeno Riccardo Muti pretende dai suoi orchestrali. Altri osservatori sui media internazionali (meno allineati e per questo meno noti) hanno opinioni diverse.
L’ipotesi è che sia in corso una lotta per il potere: un’oligarchia dominante, usurata e corrotta, radicata nei posti di comando, nei media e nelle forze armate, viene sfidata da una nuova oligarchia che cerca di sostituirla. A noi cittadini non interessa nel modo più assoluto chi sia migliore: se la congrega di Biden, Draghi, von der Leyen, Lagarde; oppure quella di Trump e Musk. Noi vogliamo pace e prosperità! E, per quanto mi riguarda anche onestà e giustizia sociale!
I collegamenti tra questi oligarchi sono noti e facilmente ricostruibili così come i loro terminali nel Parlamento nostro e degli altri Paesi. Basterebbe una tesi di laurea di uno studente mediocre per evidenziarli. Nessuno la farà e se la si farà (qualcuno queste ricerche le ha fatte e sono note a tutti) sarà insabbiata e bollata come cospirazionismo. La chiamata alle armi con la scusa di sentirsi minacciati è una delle più classiche retoriche usate nel ventesimo secolo per controllare il popolo. Göbbels lo espresse chiaramente in un passo spesso riportato.
Da chi dovremmo difenderci? E come?
Ora si dice che sarebbe la Russia a minacciarci perché sembra che gli americani – della fazione di Trump – se ne vogliano andare. Finalmente, dico io! E lo dico dagli anni Sessanta, quando si gridava nelle piazze: “Fuori l’Italia dalla NATO” e in altre lingue facevano eco le stesse parole in Germania, in Francia, nel Regno Unito. Qualcuno mi può spiegare quale interesse avrebbe la Russia a invadere l’Europa? Anche se dovesse riuscire per qualche strano motivo o follia, come potrebbe controllare un territorio variegato in cui nessuno riesce mai a mettersi d’accordo con l’altro?
Un territorio ricco di cittadini viziati, di capitale umano, intelligenza, industrie e know-how, ma privo di materie prime. A cosa servirebbe? E poi: pur disponessimo di un esercito potente, entro una settimana di guerra saremmo senza carburante e cibo. Immaginate noi e i nostri figli viziati a combattere? Scapperemmo a gambe levate al primo petardo: “Non spingete, scappiamo anche noi”, cantavano i Gufi negli anni Settanta per irridere al militarismo.
E poi ci sono le periferie urbane, piene di immigrati che non si sono integrati nella società. Ascoltano i media arabi, iraniani, turchi, indiani, cinesi, russi che dicono cose diverse da quanto propagandano i nostri media. E ormai anche quello che chiamavamo con disprezzo il Terzo Mondo è in grado di produrre una propaganda incisiva non meno efficace della nostra.
Non abbiamo bisogno di un nemico esterno: piuttosto impegniamoci a curare il cancro che ci divora internamente: l’ingiustizia sociale, la corruzione delle istituzioni e delle élite, la mancanza di coscienza collettiva. Ci riusciremo soltanto ricostituendo su diverse basi relazioni internazionali eque con Paesi che abbiamo disprezzato e sfruttato in passato. E naturalmente se ci rivolgeremo con umiltà e giustizia ai nuovi cittadini provenienti dall’estero. Per farlo dovremmo avere un progetto identitario e proporre a noi stessi e a loro un progetto credibile che ci trasformi in un solido “noi”. Né con la carità supponente e appiccicosa, né con un’improbabile repressione si va da nessuna parte. E, infatti, proprio non ci andremo.
Corrado Poli