I – Il prof. Gianni OLIVA, noto storico ed autore di numerosi volumi sul ‘900 (basti ricordare, tra gli altri, “I Savoia”; “Anni di piombo e di tritolo”; “45 milioni di antifascisti”; “Storia dei carabinieri”, e molti altri), si è ora cimentato in un nuovo, per lui, genere letterario: il romanzo.

Il volume ci riporta ad un’Italia d’altri tempi, in tutti i sensi, tra la fine dell’’800, a Coazze, nella Val Sangone, e la Prima guerra mondiale, sul Monte Grappa. E il romanzo si dipana tra questi due estremi temporali -1880/1918 -che racchiudono in sé tutta la storia: quella di una ragazza che, nell’estate del 1880, dopo aver partorito da sola un bambino, nei pressi di un accampamento di zingari girovaghi che l’avevano da poco tempo ospitata, muore dopo aver dato alla luce il figlio a cui il parroco del paese darà il nome di Giuliano e quella dell’amore tra Giuliano e Maddalena, una bella ragazza del suo paese.

L’intreccio temporale tra gli anni della giovinezza di Giuliano e la dura esperienza di soldato in guerra porta l’Autore a soffermarsi sul destino dei due veri protagonisti del romanzo e cioè Giuliano, da una parte, e Maddalena, dall’altra. Giuliano, dopo essere stato salvato da morte sicura, alla nascita, dal parroco del paese, don Fornasio, viene ospitato come un suo figlio nella canonica per i primi anni di vita e, grazie al vecchio parroco, impara a scrivere ed a leggere su un vecchio sussidiario.

A dieci anni, il bambino venne fatto entrare in seminario, sia per proseguire in modo serio gli studi, sia per instradarlo sulla via della vocazione sacerdotale. La vita in seminario non era, come usava allora, facile per i ragazzi e soprattutto per Giuliano, che già manifestava il suo carattere ribelle e che si scontrò subito con il rigido frate rettore che imponeva l’educazione solo con dure punizioni e le bacchettate.

Il desiderio di scappare da quel luogo fu forte, e solo il rispetto per don Fornasio e per non dispiacergli, lo fece rimanere fino ai sedici anni, alla fine del ginnasio, imparando, senza sforzo, latino, teologia, matematica e soprattutto storia. Ritornato a vivere con il vecchio prete, ma con l’ansia di lasciare il paese, per Giuliano avvenne la svolta della sua vita grazie all’incontro con Maddalena: dopo che, per tante volte, “si erano guardati senza vedersi”, nella primavera del 1898, durante la messa grande dell’Ascensione, essi “si accorsero l’uno dell’altra”.

La felicità, con i primi baci rubati di nascosto, e la gioia dell’amore purtroppo durò poco perchè la gente del paese, retrograda e beghina, iniziò a mormorare sempre più forte nei loro confronti, tacciando Maddalena di svergognata e Giuliano di uomo che non poteva che essere diverso da tutti proprio per le sue origini oscure, da zingaro.

E fù proprio la lite con altri due ragazzi del posto che dileggiavano Maddalena ed accusavano Giuliano di essere nient’altro che “uno zingaro bastardo”, a decidere del loro destino: a seguito di una lite provocata dai due ragazzi Giuliano, per difendersi, colpì uno di essi che perse l’equilibrio e cadde nel fiume che lo ghermì. A Giuliano, non restò altro da fare, anche su consiglio di don Fornasio, che fuggire, per evitare il carcere, e, senza più poter far sapere a Maddalena dove egli andasse (anche perché non lo sapeva neppure lui), scappare per le montagne nella vicina Francia.

II – Da qui si innesta un’altra storia che vede Giuliano vagare per mesi sino alla decisione di arruolarsi nella Legione Straniera, che lo inviò in Algeria, in un avamposto in mezzo al deserto, ove trascorrerà molti anni. Solo la necessità di dare un aiuto ai nuovi alleati italiani, dopo la ritirata di Caporetto, lo farà giungere, insieme ad un reparto di soldati francesi, sulla prima linea del fronte, a difesa del Monte Grappa.

E qui la storia di Giuliano, che aveva mutato il nome in Julien, si unisce alla Storia della sofferta guerra di trincea che i soldati italiani, ma anche gli austriaci, combattevano ormai da anni, con crude e drammatiche descrizioni, da parte dell’Autore, della vita che i soldati erano costretti a condurre, tra il freddo, le pallottole dei cecchini nemici e la stupidità degli alti comandi.

Nella primavera del 1918 arriva quindi il momento finale, allorchè a decidere le sorti del conflitto non sarà tanto la forza del nemico, quanto la debolezza e la stanchezza, fisica e morale, dei due eserciti. Gli alpini, ai quali viene aggregato Giuliano-Julien, riescono a rigettare il nemico al di là delle Alpi ed a giungere all’agognata Vittoria, ma il destino, ancora una volta, per il nostro protagonista è durissimo e tragico, come potrà verificare il paziente lettore.

Non gli restava altro da fare che seppellire il suo passato di fuorilegge e di Legionario e tornare da dove era partito tanti anni prima, dal pendio dei noci e da Maddalena. In conclusione, è un potente “romanzo di amore e di guerra, di montagne e di neve, di uomini piccoli e grandi rimescolati nella Storia”. Un libro di assoluto valore ed una lettura appassionante.

Alessandro Re

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