Le elezioni negli States, più di tutte quelle che si sono succedute nel 2024 (comprese le “Europee”, e anche le legislative francesi) rivestono un’importanza che esce dall’ambito americano per coinvolgere l’intero pianeta. Al tema, la nostra testata pubblica, nella sezione In/Contro, due articoli che questa volta non partono da tesi differenti, per non dire opposte. Il nostro “inviato negli USA” Antonio Valla e Corrado Poli analizzano piuttosto le presidenziali statunitensi, concentrandosi su due aspetti diversi.
Milo Goj
Durante le calde, intense settimane di campagna presidenziale del 2016, nei giorni in cui non si pensava lontanamente a una vittoria di Donald Trump, lo stile dei due sfidanti – Trump e Clinton – era nettamente differente. Lui, impegnato in comunicazione diretta, sulle strade e nelle campagne degli stati chiave. Lei, impegnata in conferenze sponsorizzate dal New York Times su temi di politica e politiche nazionale ed internazionale.
Lui, giocoso. Lei, estremamente seria e quasi professionale. Ricordo bene un fine settimana a ridosso delle elezioni. Trump, presente ad una state fair in Iowa, con il suo elicottero personale, ad offrire ai bambini giri gratuiti in elicottero. Clinton invece a New York, all’ennesima osannante conferenza. Sappiamo bene come è finita.
La campagna elettorale del 2024 volge al termine. Tra poco più di dieci giorni si vota. Anzi, quasi 3 milioni di voti sono gia’ stati ricevuti per posta, ed altri milioni di schede elettorali verranno recapitate la prossima settimana.
In queste giornate di concitata messaggistica, di comizi, di appelli all’una od all’altra fazione di questo variegato paese, si notano due cose. La prima è che Harris (al contrario di Trump) continua a chiedere soldi – 5, 10, 20 dollari alla volta – alla sua base elettorale, proiettando l’impressione di esserne a corto. La seconda, è che Harris si rivolge ad un audience sempre piu’ trita, sempre piu’ scontata – coloro insomma che la voterebbero comunque, i fedelissimi del partito democratico. E lo fa su canali di comunicazione tradizionali, assolutamente legittimi, ma sbiaditi. La TV. Le chiese prevalentemente di colore. I circoli di partito. Le riunioni sindacali.
Trump, invece, si fa fotografare in un McDonalds a friggere le patatine. Tralasciando il fatto che il McDonalds era chiuso, e che alla fine si è trattato di una messa in scena, l’idea e’ stata geniale, come fu quella dell’elicottero. Cerca di trasformare il paperone di Queens in un uomo qualunque, che sa anche operare una friggitrice da fast food. L’elicottero otto anni fa. La friggitrice oggi. Il messaggio è immediato, folgorante. Vi sono vicino e sono uno di voi.
Panem et circenses? Forse. Ma forse funziona ancora. E Harris farebbe bene ad accorgersene e correggere il tiro. O forse è già troppo tardi.
Antonio Valla