Volodimir Alexandrovic Zelens’kji  (Vladimir Zelenski) ,attuale  Presidente della Repubblica ucraina, nacque il 25/1/1978 a Kryvji Rih nell’Oblast (Regione) di Dnipropetrovs’k in Ucraina in una famiglia di religione ebraica e di origine russa. Il padre Oleksandr era professore presso l’Università di Krjvji Rih  titolare del Reparto di Cibernetica nel locale Istituto di Economia e la madre Rymma Zelens’ka era ingegnere civile.

Laureatosi in Giurisprudenza nell’anno 2000 presso l’Università di Kiev,  Vladfimir nel 2003 sposò Olena Kvjasko dalla quale ebbe due figli, Oleksandra e Kyrylo. Buon conoscitore  – oltrechè dell’ucraino – delle lingue russa, inglese e francese , nel 1997 fu assunto come attore e  sceneggiatore presso lo studio cinematografico “Kvartal 95 Club” di Kiev , di cui divenne Direttore artistico nel 2003. Due anni dopo fondò il Centro giovanile “League of Laughter” (Lega della risata) e la Casa di produzione “Kvartal 95” per la esecuzione di film,  cartoni animati e serie televisive. Ne divenne il principale attore comico in  nove film  (2005/2018) e in quattro serie televisive (2008/2017), doppiatore in due film (2014/2017) e sceneggiatore in quattro  (2010/2014).

Nel 2015, nel film “Shura Narodu” (“Servitore del popolo”) interpretò la parte di un professore di liceo che era diventato Presidente dell’Ucraina con un programma di riforme fondamentali per il popolo. La serie di film di cui lo “Shura Narodu” faceva parte ebbe un successo internazionale strepitoso e vinse numerosi premi nella sezione film comici ( “World Fest Rami Award “ U.S.A. 2016 ; “Intermedia Globe Silver” al World Media Film di Amburgo 2016; “Seoul International Drama Award” Sud Corea 2017). Divenuto Presidente della “Kvartal 95”,  nel marzo 2018, sulla scorta del successo internazionale riportato dall’assunto del film “Shura Narodu”, Zelenski fondò – con i suoi dipendenti – il Partito omonimo “Kvartal 95”.  Poco dopo, il 31/12/2018, annunciò, nelle file di quel Partito e con l’appoggio economico dall’oligarca ucraino Ihor Kolomojs’kyi  (ex Governatore dell’Oblast di Dnipropetrovs’k ), la sua candidatura a Presidente dell’Ucraina per le prossime elezioni del 2019. In una intervista rilasciata, nella settimana precedente le elezioni, alla  più importante rivista tedesca “Der Spiegel” Zelenski dichiarò di “voler portare al potere in Ucraina persone professionali come il professore di “Shura Nadodu” e di voler cambiare umore e timbro dello establishment politico in Ucraina”.

Con questo programma, il 31/3/2019,  vinse il primo turno della campagna elettorale presidenziale  contro i Partiti di Viktor Medvedcuk e dell’ex Primo Ministro Yuliya Timoshenko riportando il 44% dei suffragi. Al successivo  ballottaggio del 21 aprile, risultò nuovamente  vincente con il 73% dei suffragi e il 20/5 Zelenski divenne il sesto Presidente dell’Ucraina  succedendo a Petro Porosenko. Fu subissato di congratulazioni fra le quali quelle del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, del Presidente della Polonia Andrej Duda, del Presidente della Commissione Europea Claude Junker e del Presidente  del Consiglio Europeo Donald Tusk.

Il settimanale di informazione U.S-A. “Time” lo proclamò “Persona dell’anno” nel 2022 e venne proposto per il Premio Nobel per la pace nel 2023 Numerose furono anche le onorificenze di cui venne insignito tra il 2019 e il 2024 : 13 ucraine  e una da ciascuno degli Stati di Polonia, Portogallo ,  Lettonia,Lituania,  Repubblica Ceca, Stati Uniti (“Ronald Regan Feedom Award”) e Francia (Cavaliere di Gran Croce della Legion d’Onore). Non appena eletto Presidente, Zelenski sciolse  la “Verchovna Rada” (Parlamento ucraino)  e tale provvedimento venne convalidato dalla Corte costituzionale ucraina il 20/6/2019.  Indisse quindi nuove elezioni per il mese di luglio nell’intento di raggiungere la maggioranza assoluta dei consensi che effettivamente  ottenne.

Il 10/8/2019  Zelenski nominò Capo del Governo Olenskij Honkaruk sostituzione di Volodymyr Hrojsman, Capo del destituito Governo Porosenko. A  Honkaruk – dimissionario – subentrò  (4/3/2020) Anatolijovyc Smythal, tuttora in carica.   Mise prontamente in atto un ambizioso progetto politico – istituzionale richiamandosi  a quanto esposto dal professore di “Shura Narodu”.  Esso prevedeva l’introduzione nello Stato di referendum popolari, l’abolizione delle indennità parlamentari, la riforma fiscale, il sostegno all’aborto e alle unioni civili fra omosessuali, la lotta alle oligarchie e la conciliazione fra le aree russofone e ucraine presenti nel Paese.

Mise altresì al bando la Chiesa ortodossa canonica del Patriarca di Mosca Kirill  in quanto  riconosciuta  “proiezione ideologica del regime  russo autore di crimini di guerra e contro l’umanità”. La “Verkhovna Rada” la sostituì introducendo nel Paese i riti della Chiesa ortodossa del Patriarca di Costantinopoli. La politica estera di Zelinski è volta principalmente all’ottenimento dell’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea e alla N.A.T.O. qualificando l’Ucraina come  “uno Stato indipendente, non sorella minore della Russia  né partner degli Stati europei generalisti”. Dal gennaio al maggio 2023 anche l’Ucraina si trovò  ad affrontare la pandemia del “COVID 19” che causò una grave crisi   economica nel Paese, affrontata da Zelenski con l’aiuto  di alcune Nazioni occidentali.

Ben più seria e grave fu la situazione che il Presidente ucraino dovette affrontare e gestire dal 2022 a seguito dell’invasione del territorio ucraino da parte di truppe russe. Sin dall’aprile 2021 la Russia aveva iniziato a trasferire notevoli contingenti militari al confine con l’Ucraina e il 24/3/2022 aveva messo in atto una “Operazione militare speciale” verso  lo Stato confinante invadendone la regione russofona del  Donbass.  Scopo dichiarato di questa “Operazione” era quello di liberare gli Oblast ucraini separatisti di Doneck e Lugansk che vi si trovavano . Entrambi questi Oblast si erano dichiarati, il 21/2/2022,  “Repubbliche Popolari autonome” (rispettivamente D.P.R. il Doneck e L.P.R. il Lugansk) indipendenti dall’Ucraina , e richiedevano l’ annessione alla Russia.

Zelenski  rispose all’invasione russa proclamando la legge marziale in Ucraina e la mobilitazione delle sue forze armate con il motto “Slava Ukraina” (Gloria alla Ucraina). Le truppe di Kiev contrattaccarono quelle dell’invasore russo, dando inizio al conflitto  tuttora in corso.  Sinora  da ambo le parti sono stati conquistati e persi ampi territori nemici (  Oblast di Doneck e Lugansk ucraini dai russi e circa 1200 chilometri quadrati della regione russa di Kursk dagli ucraini).   A seguito della stagnazione delle sue truppe in Ucraina , il 9/11/2022  il Presidente russo Vladimir Putin rimosse  dall’incarico il Comandante generale dell’Esercito  Nicolaj Makarov e ordinò al suo successore Valerji  Vasilievic Gerasimov di riprendere tutti territori persi a Kursk  entro il mese di ottobre, anniversario della Rivoluzione russa del 1917.

Nel campo opposto Zelenski sollecitò a più riprese l’invio di armi e di missili a lungo raggio da parte di Potenze straniere onde poter dare a sua volta una impronta positiva alla azione delle sue truppe , operando anche direttamente contro il territorio dello Stato russo. E ciò anche in considerazione del fatto che, a fronte della perdita di circa  1/5  del territorio ucraino, la percentuale dei consensi del popolo ucraino nei suoi confronti era scesa dal 93% (anno 2023) al 45% nel 2024.

A questo punto, essendo andato a vuoto il tentativo di composizione del conflitto  tentato tra il mese di marzo e quello di aprile 2022 tra una delegazione russa ( Consigliere presidenziale Mykail  Medinsky) e una ucraina (Consigliere  Davyd Arakhamia) alla presenza del Presidente bielorusso Alexander Lukashenko, il conflitto appare di non facile né di prossima soluzione.

Gustavo Ottolenghi

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