La ricetta liberista ha probabilmente fallito. La socialdemocrazia è afona e sbigottita. Il sovranismo e il neopopulismo crescono.
L’attualità, non solo domestica ma mondiale, ci offre uno spaccato di una fotografia da cui possiamo ben comprendere i perché della confusione, dello smarrimento, dell’indifferenza e della preoccupazione che animano in questo 2019 i nostri cervelli e i nostri cuori di genitori, di cittadini e di elettori.
Si fa fatica a capire come uscire da uno stallo che sta aprendo i portoni delle democrazie ai fondamentalismi estremisti. Alle reazioni emotive, irrazionali, di stomaco.
Giunge nel momento più opportuno dunque, l’annuale appuntamento con il Festival dell’economia di Trento, alla sua XIV edizione.
Questi i temi del cartellone costruito da Boeri e dal suo staff: globalizzazione, nazionalismo, rappresentanza.
Per la prima volta, forse, dal 30 maggio al 2 giugno a Trento gli esperti che arriveranno da ogni parte del mondo parleranno più di politica che non di economia. Il panel sarà composto da storici, economisti, politologi, filosofi e giuristi, con i governatori delle banche centrali, gli esponenti del governo e alcuni premi Nobel in prima fila.
L’80% dei relatori sarà straniero e tutti si interrogheranno sul “perché” siamo arrivati a questo punto e sul “come” cercare di uscirne, anche alla luce dei recentissimi risultati elettorali in tutta Europa.
Come ha scritto Gianmarco Ottaviano (ordinario di economia politica all’Università Bocconi di Milano) nel suo recentissimo “Geografia economica dell’Europa sovranista” (Laterza): “Gli impatti della globalizzazione e dell’integrazione europea nelle sue diverse forme hanno effetti capaci di trasformare la geografia degli stati, nelle loro regioni e della stessa Unione Europea nel suo complesso”. Questi contraccolpi sono e saranno fondamentali per determinare l’orientamento politico delle maggioranze e delle minoranze.
Di qui nasce anche la polarizzazione tra filo-europei e anti-europei. Secondo l’autore le difficoltà di alcune aree geografiche del continente nell’adattarsi ai nuovi aspetti della globalizzazione, finisce per coincidere con il grado di avversione dei locali verso l’Unione Europea molto più dell’intensità dell’immigrazione.
Questo è il dato più sorprendente ma anche stimolante che emerge dall’indagine di Ottaviano che con i suoi nuovi strumenti di lavoro offre ai lettori, come sottolineato da Federico Fubini sulle colonne del Corriere della Sera, la possibilità di capire cosa ci stia succedendo intorno: “Chiunque voglia provarci con spirito aperto, senza pregiudizi, dovrebbe partire dal suo libro” – scrive Fubini.
Il Festival dell’economia di Trento è diventato ormai un appuntamento imperdibile per i curiosi appassionati nel cercare di comprendere il confuso panorama che ci sta di fronte.
Sull’Incontro lo seguiremo con attenzione e approfondimenti.
Riccardo Rossotto