Ha un che di particolarmente lugubre il comunicato della Provincia Autonoma di Trento con il quale si è reso noto l’avvenuto prelievo per abbattimento dell’orsa KJ1. Mi richiama, nei rimbalzi della memoria e nel mio rumore profondo, un’orribile pagina della nostra Storia. Non che le due cose siano paragonabili, ma, insomma, questo è l’effetto… Si è scatenata la polemica e, come spesso, si sono delineate le due curve delle tifoserie. Come ho già avuto modo di considerare (cfr. Ah, l’orso…), la questione è complessa e delicata. Ne ho lette in questi giorni di tutti i colori.

Per esempio, un noto geologo (geologo, non etologo – appunto) ha scritto che il Presidente della Provincia Fugatti all’epoca era stato d’accordo sul progetto Life Ursus. Ho svolto una rapida verifica e ho visto che la prima carica politica amministrativa di Fugatti è ben successiva al progetto. Il geologo in questione ha sostenuto anche che, prima di procedere all’abbattimento, si poteva ricorrere alla sterilizzazione e comunque a collocare altrove gli orsi problematici. La sterilizzazione, però, non risolve il problema del numero di orsi attuale, può costituire semmai una misura per il futuro (ma sarebbe una buona soluzione?). E gli orsi si possono collocare altrove se c’è un altrove disposto a riceverli, il che non pare essere emerso finora in termini fattivi e concreti.

La questione era stata affrontata in riferimento all’orsa JJ4 l’anno scorso. Sì, certo, questo decreto emesso nottetempo ed eseguito alle prime luci del giorno sull’orsa “radiocollarata” (e quindi monitorata da una settimana) dà proprio l’idea di una grande fregola. Una fregola che si giustificherebbe con il tentativo di evitare che la giustizia amministrativa potesse “mettere il becco” anche su questo terzo provvedimento, dopo aver sospeso le prime due ordinanze di abbattimento. Ma, come ho già avuto modo di considerare (mi sembra sulla scorta del semplice buon senso), il problema alla fin della fiera è uno solo: troppi orsi concentrati in un territorio particolarmente antropizzato.

Sì, certo, c’è il ritardo sui cassonetti anti-orso, ma, in realtà, esiste una “pressione demografica” anche tra gli orsi del Trentino. Numero di esemplari, areale occupato, caratteristiche del territorio, antropizzazione delle aree rendono del tutto imparagonabile il Trentino occidentale con le zone del Parco d’Abruzzo. L’idea della interdizione “mobile” delle aree via via frequentate dalle mamme orse in un territorio così non è realizzabile.

È significativo che questa orsa, la più anziana della popolazione orsina del Trentino e che potremmo perciò chiamare “Orsa Maggiore”, da qualche settimana frequentasse la ristretta zona della Valle del Sarca. In sostanza l’Alto Garda. I Comuni di Dro (dove si è verificata l’ultima aggressione) e di Arco (dove l’orsa è stata abbattuta) si trovano proprio nella Valle del Sarca. Sono sovrastati da montagne rocciose (tutti abbiamo presente le manifestazioni di arrampicata libera che si svolgono in quella zona).

Non si tratta di una zona di estese, ampie e intricate foreste. Piuttosto di frutteti e di boschetti. Evidentemente la pressione “demografica” degli orsi ha indotto questa veterana a scendere nella Valle del Sarca con i suoi cuccioli. Si tratta di una zona molto turistica e, poiché il territorio non è impegnativo, molto votata a un turismo familiare. È vero, i filmati che ho visionato girati in quella zona nell’ultimo periodo, suscitano inevitabile simpatia per questa “orsona” con i suoi orsetti. In uno è alle prese con un albero di ciliegie: è davvero buffo vederla che si arrampica, scrolla i rami e i suoi orsetti seduti come bambini con il naso all’insù a vedere come si fa…

Ma un orso adulto con una zampata può staccarti la testa. C’è poco da scherzare. A prescindere dal discorso degli undici incontri di KJ1 con l’uomo in ventidue anni (confidente sì? Confidente no?), sta di fatto che l’orsa coi piccoli è, nei confronti dei terzi, inevitabilmente guardinga e aggressiva. Se si trova in un’area di fatto poco impervia, percorsa da fitte reti di stradine e sentieri pianeggianti o in falso piano adatti a ogni tipo di frequentazione, il pericolo si fa reale e costante.

Non è il caso di attendere una nuova tragedia come quella di Caldes per rendersene conto. Che il turista francese a Dro si sia “salvato la ghirba” comportandosi come prescritto, non sgombera il campo dal problema. Temo proprio quindi che, realisticamente, per il futuro questa triste vicenda dell’Orsa Maggiore finisca per costituire un punto di riferimento.

Claudio Zucchellini

Claudio Zucchellini

Avvocato, Consigliere della Camera Civile di Monza, attivo in iniziative formative per Avvocati, Università, Scuole e Società Civile.

Discussione

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *