La più grande delle isole delle Marianne, e territorio statunitense dal 1898, quando, con la vittoria conseguita nella guerra ispano-americana ed il Trattato di Parigi, gli USA ottengono dalla Spagna le sue colonie di oltremare: Puerto Rico, Cuba, le Filippine e Guam. Territorio USA formalizzato ed autogovernante dal 1952, i suoi abitanti sono cittadini statunitensi alla nascita.
Oggi l’isola, che misura 32 miglia di lunghezza per 8 di larghezza, conta circa 170.000 abitanti, di cui un terzo militari della Marina ed Aviazione USA. Le basi militari, dagli anni ’50 grande fonte di ricchezza per l’isola, assieme al turismo, stanno al momento crescendo in maniera spasmodica. La posizione strategica di Guam (dalla vicina Tinian partì il 6 agosto 1945 l’Enola Gay per bombardare Hiroshima), da sempre considerata un extra “portaerei” nel Pacifico, sta assumendo un’importanza non vista dai tempi della guerra nel Vietnam.
La vicinanza a Taiwan, infatti, renderebbe Guam non necessaria ma indispensabile nel caso di un’invasione da parte della Cina, e di conseguenza dello scontato intervento militare USA. Il ministero della difesa sta costruendo nuove abitazioni, basi logistiche e strutture ospedaliere, oltre a rinforzare le attuali infrastrutture.
La cultura dell’isola è difficile da percepire, se non visitandola. La popolazione è in gran parte indigena, fortemente patriottica ed al contempo fortemente indipendente. Mi ha sempre ricordato la popolazione della provincia italiana. Italiani si, certo. Ma prima di tutto piacentini, lodigiani, lucchesi. E a Guam, americani, si. Ma prima di tutto isolani.
L’inglese è ovviamente lingua franca, ma la lingua locale, fortemente influenzata da 300 anni di dominazione spagnola, è parlato quasi da tutti. A queste si aggiungono dialetti filippini, giapponese, e coreano. Una realtà multiculturale e pacifica, con una piccola minoranza bianca. Una forte influenza latina che ha sopravvissuto 125 anni di padronanza USA. E che fa di quest’angolo di America nel Pacifico Occidentale un posto unico e speciale. Speriamo che la lancia questa volta non serva. Ma nel frattempo, a Guam, para bellum.
Antonio Valla