“Non so nulla con certezza, ma la vista delle stelle mi fa sognare”, così il grande pittore olandese Vincent Van Gogh descriveva l’immensità del firmamento. Le stelle ed il cielo hanno da sempre esercitato un immenso fascino sull’uomo, stimolandone curiosità ed immaginazione. Sin dall’antichità gli artisti si sono ispirati agli astri ed alle costellazioni per le loro opere, cercando in essi messaggi, segni e simbologie.
Grandi maestri come Botticelli, Caravaggio e Giotto hanno dedicato numerose tele alle stelle, catturandone la luminosità, i colori ed i moti. Il manto stellato è anche il protagonista assoluto di una consistente parte della produzione artistica di Mario Schifano, pittore italiano nato in Libia nel 1934. Influenzato in un primo momento dall’arte informale degli anni Quaranta, tra Burri, Wals e Fontana, il Maestro ha successivamente abbracciato la Pop Art italiana ed europea, divenendo un geniale sperimentatore di linguaggi innovativi.
Per Schifano dipingere era inevitabile, alla stregua del respirare, una sorta di frenesia che possiamo ancora leggere nella sua pittura. Queste le parole del pittore Claudio Parmiggiani: “C’è in ogni sua opera brivido di movimento, fremito di ribellione contro il rischio della decorazione, c’è vita, mai staticità, morte”. È la descrizione di un artista prolifico, eclettico ed esuberante: uno dei pochissimi in grado di mettere a nudo il suo “Io” ed il suo cuore poetico. Un diamante nel mondo dell’arte.
“Mario Schifano: Compagni in un’oasi sotto il cielo stellato” è il titolo della rassegna, terminata lo scorso 19 maggio, che Spazio Roseto di Milano ha avuto l’onore di ospitare nella prestigiosa area di Corso Garibaldi, 95. Un’esposizione unica e con tante opere inedite: ne abbiamo parlato con Rocco Roggia, amministratore delegato di Roseto, società specializzata nella locazione immobiliare, attiva, con oltre 250 unità di proprietà nei comparti luxury, residenziale e vacanziero di lusso.
“Compagni in un’oasi sotto il cielo stellato”, è il titolo della mostra dedicata a Mario Schifano; è stata giudicata da alcune testate del settore artistico la più bella del 2024. Perché questo titolo?
La scelta del titolo, così come l’intera narrazione del percorso espositivo, è frutto di un lavoro congiunto con l’Archivio Schifano, presieduto dalla vedova del Maestro, Monica De Bei Schifano che, con il professor Marco Meneguzzo, è stata anche la curatrice, Art Relation di Milo Goj, società leader nella consulenza a trecentosessanta gradi per il mondo dell’arte e con la partnership logistica della Casa d’Aste Capitolium Art.
La mostra riguarda un periodo breve, ma intenso: tra il 1966 ed il 1970, Schifano vive la sua personale rivoluzione producendo cicli di opere come “Tutte stelle”, “Oasi” e “Compagni Compagni”, riprodotti nell’esposizione in un’unica grande narrazione, mai sperimentata prima. Un super racconto che accosta i tre temi come fossero le componenti di un unico paesaggio rappresentato in una prospettiva assolutamente inedita.
Ci può parlare del progetto alle spalle dell’esposizione: com’è nata l’idea?
Ancor prima di inserirsi nel nostro contesto come opportunità di business mediante la firma Roseto Artwork, l’arte rappresenta una passione personale e famigliare. Pertanto seguiamo attivamente, da anni, il mercato artistico attraverso l’acquisizione di diverse opere che popolano la nostra collezione privata. Un primo avvicinamento all’arte di Schifano è avvenuto diverso tempo fa, circa una decina di anni, mediante l’inserimento in collezione delle opere dell’artista. Ragionando in prospettiva dell’edizione 2024 del Fuorisalone, la nostra volontà era quella di sviluppare, all’interno di uno scenario nel cuore di Brera, connessioni e relazioni tra il contesto cittadino e quello internazionale. Possiamo affermare che grazie al Maestro il valore del nostro brand sia notevolmente cresciuto.
E delle altre opere cosa ci dice?
Abbiamo pensato ad un percorso espositivo comprendente oltre venti tele, realizzate da Schifano negli anni Sessanta, esattamente tra il 1966 ed il 1970. Certamente una narrazione che ci ha accompagnati in un viaggio metaforico e spirituale in cui i “Compagni”, le “Oasi” ed i “cieli stellati” sono solo una parte. Prima ancora di essere lette ed interpretate, le opere dell’artista “parlano” allo spettatore, evocando in ognuno di noi riflessioni sull’esistenza umana.
Tra le opere esposte anche “Tutte stelle”, ciclo di otto tele realizzate dal Maestro per coprire pareti e soffitto di una stanza (un soppalco) in casa della principessa Patrizia Ruspoli a Roma. Tutto ciò è stato riprodotto fedelmente…
Il nostro obiettivo, una volta manifestata la volontà di voler inserire il ciclo “Tutte stelle”, era quello di ricreare l’idea progettuale di Schifano. Ne è risultata un’installazione fedele all’originale che, per l’importanza dell’artista, per il fascino e la complessità del lavoro e per il fatto che mai era stata esposta al pubblico, ha rappresentato un evento di primo piano nell’art community. Questo non fa altro che dimostrare lo straordinario talento dell’artista nel trasformare gli spazi attraverso l’arte, intento condiviso anche da Spazio Roseto.
Qual è stato il filo conduttore della mostra? Quali sono state le emozioni predominanti?
D’istinto, la sensazione da noi vissuta in prima persona è stata la testimonianza di un’occasione privilegiata. Sin dal primo incontro con l’arte di Schifano, è stato possibile ammirare capolavori mai visti prima. Lo spirito che ha guidato l’organizzazione e la successiva disposizione del percorso espositivo ha risposto all’impegno di voler ricreare una prospettiva assolutamente inedita, nella vastissima serie di mostre dedicate all’artista.
La sensazione iniziale di movimento e leggerezza di “Tutte stelle” si conclude con l’atmosfera vibrante e colorata di “Inevitabile viaggio a Marrakesh”, un polittico del 1967, uno degli anni d’oro del Maestro composto da otto tele, tutte di centimetri 200×100, per un capolavoro che si estende complessivamente su una superficie 4 metri per 4. Ciliegina sulla torta è il cinema: a stupire lo spettatore, un video ritraente un montaggio di dettagli delle opere esposte, fotografie e diapositive realizzate dall’artista per la proiezione durante l’indimenticabile serata al Piper di Roma del 28 dicembre 1967.
Spazio Roseto ha ospitato l’esposizione; in quanto società legata al luxury estate, avete altri progetti futuri legati all’arte?
La mostra, oltre che da Roseto è promossa anche da Harves, società sostenuta dalla solida holding Hopafin SpA che si occupa dell’intermediazione di immobili di pregio e condivide la propensione all’eleganza e all’estetica, ma anche il valore di creare legami autentici e permanenti con i propri clienti. Perseguire la vocazione per l’arte è sicuramente un obiettivo che desideriamo portare avanti, costruendo legami tra il design, l’architettura ed il lifestyle. Dopo il successo di Schifano cerchiamo nuovi ed autentici stimoli in grado di suggellare innovazione ed espressioni artistiche, valori a noi cari, mantenendo la ricercatezza che contraddistingue la nostra essenza.
Martina De Tiberis