Siamo protagonisti di un film senza aver partecipato a un casting, senza quindi essere stati selezionati e, ancor meno, pagati. A nostra insaputa stiamo recitando il copione di un film che, ancora senza saperlo, entro pochissimi anni vedremo al cinema.

Una famiglia, ceto medio, durante il pranzo sta guardando in TV alcune scene del film tanto acclamato dalla critica e dal pubblico, infine vincitore dell’Oscar come miglior film straniero e miglior sonoro; il bellissimo “La zona d’interesse”. Ricordo in estrema sintesi la sinossi che ormai quasi tutti conoscono; la vita di una tranquilla famiglia tedesca si svolge al di qua del muro di cinta del campo di morte di Auschwitz. La famiglia è del Comandante di quel campo. Non vediamo una sola scena di ciò che accade dentro il campo ma ne sentiamo lontano, in sottofondo, tutti i rumori che portano alla morte alcuni milioni di ebrei.

Personaggi: Padre, madre, una figlia di 16 anni, un figlio di 15, uno di 11 e una zia.

Scena 1- Interno giorno, cucina, la famiglia sta pranzando

Al Tg trasmettono un lungo servizio sul film “La zona d’interesse”. Tra un boccone e l’altro genitori e zia commentano:

Zia: “Incredibile come sia stato possibile tanto distacco da parte di chi viveva affianco al muro”. Madre: “Possibile non sapessero?”. Padre: “Certo che quelli sapevano. Qui sta l’orrore. Ma per un calcolo di probabilità è possibile che molti non sapessero. In tante parti d’Europa non potevano immaginare; non c’era mica internet”.  Zia: “Dici che molti non avessero contezza del dramma che veramente accadeva?”. Padre: “Certo che no! Immagina per esempio tante zone remote dell’Europa, nei paesini del Portogallo, cito a caso, del nord Inghilterra, nel sud Italia, nelle nostre isole, che ne sapevano?”. Madre, indicando la tv: “Guarda, guarda! Pranzano tranquilli e festeggiano… ma come si può Dio mio!”  Padre: “Qualche voce circolava ma era davvero difficile immaginare l’entità di quello sterminio”. Zia: “Già. Nessun giornale o radio diceva chiaramente che dopo le deportazioni nei campi venivano gasati e bruciati nei forni”. Madre: “Andiamo, chi avrebbe creduto a simili aberranti esagerazioni!”. Padre: “Incredibile che quella famiglia vivesse una serena quotidianità…”. Madre: “Guarda quella scena! I bambini che giocano vicino alla piscina e i genitori felici, come se niente fosse! Da non credere”. Zia: “E… e dietro quel muro? Dio mio!”

La madre si alza e porta in tavola un vassoio di pesci arrosto. In sottofondo sentiamo ancora stralci del film. I ragazzi vorrebbero prendere i cellulari ma il padre glielo vieta.

Padre: “Ti rendi conto che venivano a prenderti a casa e ti caricavano su un treno per il bestiame”. Madre: “…E quei poveracci al massimo pensavano di finire in un campo di lavori forzati”. Zia: “Immagina per un attimo che siamo noi gli ebrei e adesso bussano alla porta gridando in tedesco”. Madre:  “Per favore! Mi fai venire i brividi!”

Scena 2 – interno giorno, cucina, fine pranzo

In Tv ora sono trasmessi altri servizi. I ragazzi più grandi si alzano da tavola e prendono il cellulare sedendosi in disparte. Solo l’undicenne guarda il cell senza alzarsi. La madre porta in tavola un dolce;

Madre: “Coraggio, mannaggia ai cellulari, ancora un attimo e mangiate il dolce; l’ho fatto per voi non per chissà chi”.

Sbuffando, i due ragazzi riprendono il proprio posto a tavola senza però mollare i cellulari.  Il padre dà loro un’occhiataccia, solo la figlia posa il cell di fianco al piatto. 

La zia: “Sapete che dopo quel servizio sul film non ho più voglia del dolce, mi sono ricordata di quello che raccontava mia nonna sugli ebrei, poveracci, erano davvero trattati come appestati”. Padre: “Non riesco a concepire di quanta crudeltà sia stato capace l’uomo”. Madre: “La cattiveria degli uomini certe volte non ha limiti. Com’è il dolce?” Il figlio piccolo: “Buonissimo, me ne dai un’altra fetta?”.

“Fiume pentecostale nella notte” 2023, pigmenti su cartoncino, cm40x30

 

Mentre la madre porge un’altra fetta della torta al figlio piccolo il quindicenne cambia canale. Si è sintonizzato su un canale estero:

La madre: “Ma perché metti questi canali che non capisco cosa dicono?”

In Tv si parla in inglese dello sterminio dei Palestinesi. A Gaza si succedono scene strazianti. Il padre si è alzato e prepara il caffè; mette la caffettiera sul fornello. Dà uno sguardo alla Tv: “Poveretti, sì, però se la sono cercata”, Zia: “Ma dai, non ti pare che la risposta israeliana sia fuori misura? Si definiscono democratici e si comportano allo stesso modo dei terroristi”.

La madre mentre sparecchia dà uno sguardo di sfuggita alla TV: “Dio mio che strazio, non si può guardare… ma non puoi cambiare canale?”.

Quindi prendono il caffè e il padre accende una sigaretta: “Oggi devo incontrare il commercialista, che palle…” Madre: “Devi uscire subito?” poi rivolta al quindicenne: “Per favore puoi abbassare quella TV?” Il figlio prende svogliato il telecomando e abbassa il volume. Il padre: “Si esco adesso, sono anche in ritardo”.

La zia appena bevuto il caffè esce dalla cucina. In sottofondo continua il servizio TV in inglese. Pur a basso volume in sottofondo si sentono scoppi di bombe, si vede Gaza in macerie, mamme disperate con bambini morti in braccio e urla varie. In cucina i ragazzi sono concentrati sui rispettivi cellulari. Il padre spegne la sigaretta sul posacenere. Si alza ed esce dalla cucina. La madre sta riempiendo la lavastoviglie. Nessuno parla.

Ancora un minuto in cui gli unici rumori sono il caricamento del lavastoviglie e della tv in sottofondo. Stacco sul nero totale che dura due interminabili minuti nei quali continuiamo a sentire in sottofondo, unito al rumore del lavastoviglie appena accesa, le urla di bambini e di donne, e scoppi di bombe, mentre un giornalista, a tratti, commenta concitato le immagini.

Trascorsi i due minuti appare il titolo del film; bianco sul nero:

La banalità dell’ipocrisia.

Salvatore Garau

Salvatore Garau è uno dei più noti contemporary artist italiani, più volte presente alla Biennale di Venezia. Oltre che come protagonista dell’arte visiva, è noto anche per essere stato il batterista...

I Commenti sono chiusi

22 Commenti

  1. Dalla profondità del tema trattato, traspare tutta la sensibilità dell’autore; non è difficile comprendere l’emozione che l’autore descrive con naturalezza..

  2. la tua sensibilità artistica come sempre ti consente di capire, illustrare e coniugare gli avvenimenti che la vita ci espone; la più complessa opera d’arte per te non sarà mai un tabù…

  3. L’ipocrisia e il cinismo sono padroni assoluti del campo. I media , tv e giornali, oltre a cercare di imporre le loro idee cercano di fare il lavaggio del cervello alle persone in base all’orientamento politico, gli altri solo carne da macello per una becera propaganda

  4. Ciao Salvatore!
    È sempre un piacere leggerti
    è come essere presenti nel tuo racconto. In sintesi per me è
    un sceneggiatura per un corto.
    Grazie!

  5. Come sempre Garau è sul fulcro delle situazioni che avvengono nel mondo
    Complimenti senza riserve

  6. Estremamente efficace e centrato sul totale rovesciamento di valori che stiamo vivendo e la disumanizzazione di una larga fetta di ( umanità)

  7. Sono felice di averti conosciuto,
    Capisco la tua sensibilità in in questi
    tristissimi argomenti .
    Ti faccio i miei complimenti per
    le tue emozionanti parole .
    Grazie è stato un piacere leggere
    il tutto.🙏♥️

  8. Francamente questa tua “sceneggiatura”mi lascia senza parole per la capacità di sintesi. È inutile ti dica che sono d’accordo con la tua visione. Credo che mai nella storia dell’umanità la menzogna abbia impregnata così tanto la società. Restavano spazi dj umana ingenuità. Oggi, a me pare, siamo oltre l’ipocrisia, siamo una società laida, sporca. Le donne, che erano l’architrave della società oggi rischiano di essere la parte peggiore. Abbiamo Bergoglio, un antipapa ignorante e ottuso che non svalutare il significato dei suoi gesti. Scusami mi sono dilungato. Il tuo scritto suscita moltipensieri. Buona serata pgf

    1. Caro Piergiorgio, se ci fermiamo a pensare con sincerità la situazione odierna, ci assale una rabbia che 30 40 anni fa sarebbe stata incontrollabile, oggi, come ipnotizzati, lasciamo scorrere davanti ai nostri occhi i più orrendi massacri come se niente fosse e, non solo, ci stupiamo se qualcuno reagisce. è il colmo. Comprendo le tue parole e ci lasciano disarmati. se penso alle donne che tu intendi oggi al potere dall’Italia a Bruxelles, be, lasciami restare in silenzio. Dico solo questo per consolarmi; che fortuna non aver avuto per madre una di queste donne.

  9. Ciao Salvatore,la tua umanità,la tua sensibilità fanno parte del mio stesso bagaglio familiare educativo. Sei una persona speciale, dall’animo nobile e gentile come si addice ad un artista di alto livello quale sei.Sei un grande ed hai tutta la mia amministrazione.Un abbraccio forte forte
    Ti voglio bene anche perché so che volevi un gran bene ad Alberto.❤️

  10. Ciao Salvatore sempre Intenso e Profondo. Complimenti 💪👍👍👍👋. Un abbraccio Tonino.

  11. La banalità dell’ipocrisia: in modo infinitesimale più piccolo è ciò che è successo quando hanno eliminato gli alberi da Piazza Mariano o da Torregrande.
    Certo la Storia ha tutto un’altra importanza che hai colto in modo, se vogliamo, molto preciso, da artista, insomma!

    1. Caro Salvatore, hai ragione, l’ipocrisia, comunque, resta tale anche nelle azioni in provincia lontana dalla storia del mondo. Nel nostro piccolo sarebbe meglio sempre combatterla. Comunque a Torregrande, ho salvato 50 pini su 82, certo, avrei voluto, con l’aiuto del Comitato salvarne di più, ma il progetto iniziale prevedeva il totale abbattimento, per cui accontentiamoci, di più non ho potuto. Grazie per il tuo scritto

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *