Ricorre quest’anno il centenario della nascita di Franco Basaglia. Inoltre è ormai conclamata l’emergenza sanitaria costituita dal disagio psichico, specialmente tra i giovani. Non vi è operatore sanitario o docente scolastico che non rimarchi tale preoccupante aspetto.
Per non parlare dei servizi territoriali ormai allo sfascio. In questo quadro proseguono le proiezioni del docufilm: “Portami su quello che canta – Storia di un Libro guerriero” (““Portami su quello che canta”, gli Studenti e il senso di giustizia” su L’Incontro dell’8 gennaio 2023).
Il 16 febbraio presso la Biblioteca di Pianezza, nella cintura torinese, in una sala gremita Marino Bronzino ed io abbiamo avuto il piacere di rivedere i familiari del Dott. Rodolfo Venditti (Presidente del Tribunale che aveva giudicato lo Psichiatra Coda) recentemente scomparso (“Venditti, ricordo di un Magistrato sensibile e coraggioso” su L’Incontro del 14 gennaio 2024).
Abbiamo incontrato anche il Prof. Annibale Crosignani, che è stato un gigante della psichiatria torinese. A dire il vero è un gigante a tutti gli effetti: oltre un metro e novanta, per 91 anni e “verve” da vendere. L’ho conosciuto in questa occasione. Infatti non eravamo riusciti ad incontrarci alla Fondazione Fulvio Croce di Torino nel 2019 allorché proiettammo il docufilm per gli Avvocati di Torino.
Un imprevisto gli aveva impedito di essere presente. Avevo poi letto una sua vivace intervista sulla rivista Mind di dicembre 2023. Giulia Alice Fornaro l’aveva raccolta con attenzione, metodo e competenza e il Prof. Crosignani le aveva raccontato un sacco di cose molto interessanti (quanto “fa” la curiosità, la lucidità e la preparazione di chi intervista…!). A Pianezza le ho sentite “in diretta”.
Dopo essersi presentato con uno scoppiettante: “Ho 91 anni, se sbaglio corrigetemi” (facendo così il verso a Papa Wojtyla), ha coinvolto i presenti in uno spumeggiante racconto sulle sue esperienze negli anni “dell’assalto al cielo”. Leggesi: trasformazione della psichiatria, abbattimento dei muri (non solo in senso metaforico). Lo “spaccato” è esattamente quello emerso nel processo allo Psichiatra Coda del 1974, raccontato nel libro di Alberto Papuzzi “Portami su quello che canta” e ricostruito nel nostro docufilm.
Ma ciò che mi ha colpito profondamente è che il Prof. Crosignani abbia rimarcato come la sua attività più “eversiva” fosse quella di … parlare con i ricoverati. Proprio così. All’epoca, che un medico parlasse “con i matti” era totalmente fuori dagli schemi correnti e consolidati. Era destabilizzante per l’istituzione, per la “psichiatria” ufficiale, per il dispositivo di controllo.
Ha raccontato che Primario e colleghi più anziani lo consigliavano – anzi, “sotto sotto” gli intimavano – di dedicare le proprie migliori energie alle infermiere meritevoli di attenzioni… Si è capito lontano un miglio che le espressioni utilizzate fossero molto più dirette e colorite… Era quindi fuori dagli schemi parlare con i ricoverati, con quei derelitti, con quei “rifiuti della società”.
Cercare di ascoltarli, comprenderne il vissuto, le storie, il dolore, il contesto. I buchi neri dell’anima. È esattamente il medesimo approccio di Franco Basaglia, così ben raccontato nello spettacolo teatrale “Muri: prima e dopo Basaglia” riportato in scena dalla strepitosa Giulia Lazzarini, pur novantenne, con la regia di Renato Sarti. Lo spettacolo – reperibile anche su RaiPlay – è imperniato sulla lettura del diario di un’infermiera dell’Ospedale psichiatrico di Trieste, testimone della “rivoluzione” via via introdotta da Basaglia.
A sentire la forza, l’energia, l’entusiasmo, la fiducia sbocciata in quegli anni e vedere oggi come son finite le cose, fa venire mal di pancia. Una riforma tanto faticosamente concepita, sostenuta e avviata, mai pienamente entrata a regime. Poi progressivamente sabotata. Oggi abbiamo sotto gli occhi una diffusa e preoccupante realtà di solitudine e disorientamento di pazienti e famiglie. Impotenza, indifferenza, se non insofferenza delle istituzioni davanti alle fragilità.
E pensare a quegli anni Settanta… Lotte e mobilitazioni… Certo, anche slogan truculenti e violenza. Eppure sono stati anni “con più grazia”. Sì, “più grazia”, come ha ricordato con una battuta la novantenne Giulia Lazzarini. “Più grazia”, che oggi manca. Grazie per avercelo ricordato.
Claudio Zucchellini