“La parola Ramadam” deriva dalla radice araba “ ar ramad” (mese caldo) è il nono mese dell’”Hijri”, il calendario islamico, corrispondente allo stesso mese (settembre) del calendario gregoriano. Gli altri mesi dell’Hijri sono Muharram (gennaio), Safar (febbraio), Rabi al awal (marzo), Rabi al Thani (aprile), Jumada al awal (maggio). E poi ancora Jumada al Kanyra (giugno), Rajab (luglio), Sha-ban (agosto), Shawal (ottobre), Dhul Qada (novembre) e Dhul Kjja (dicembre).

Un calendario lunare di 354 giorni

E’ un calendario di tipo lunare, basato cioè sul movimento della luna rispetto alla terra. Parte dal venerdì 16 luglio 622 d.C. primo giorno dell’anno anno dell’ “Egira”(abbandono)  in cui Maometto compì il suo trasferimento dalla Mecca alla città di Medina. Si fonda su 12 mesi lunari di 29 o 30 giorni l’uno raggiungendo in un anno 354 giorni. Nel calendario solare, basato sul movimento della terra attorno al sole, introdotto nel 1582 dal Papa Gregorio XIII,  i giorni sono 365 ogni anno, con un anno bisestile (366 giorni) ogni quattro. Esso risulta pertanto più lungo del calendario lunare di 10/15 giorni all’anno. Il mese lunare incomincia quando l’uomo, senza l’aiuto di mezzi ottici, riesce a individuare l’apparire in cielo della prima falce (“hilal”) della luna crescente dopo il periodo di novilunio.

Ramadan il mese più sacro

Nella fede islamica Ramadan è il mese più sacro rispetto a tutti gli altri poichè è nella notte di uno dei suoi ultimi dieci giorni che è stato rivelato agli uomini il Corano, testo sacro dell’Islam. Esso riporta le parole dirette di Allah e lo completano gli “Hadith”, racconti sugli atti e le parole pronunciate in vita  dal Profeta Maometto. Secondo gli Hadith è nello stesso mese Ramadan che sono stati rivelati all’uomo i libri sacri delle altre tre religioni monoteiste. Agli ebrei vennero consegnate le “Tavole di Abramo” il giorno 1, la”Torah” il 6 e i Salmi il 12. Ai cristiani il Vangelo il giorno 13 e agli arabi il Corano un giorno tra il  25  e il 30 del mese.

Maometto aveva scelto Ramadan come mese sacro in ricordo di quello in cui, nel 610 d.C., aveva  ricevuto dall’arcangelo Gabriele, nella grotta di Jabal al Nura vicina alla Mecca, la rivelazione dei primi  cinque versetti della  sesta sura del Corano.  Ricordiamo che  questo è  composto da 114 “sure” (capitoli) suddivise in 6236 “ayat” (versetti).  L’ayat 185 della seconda sura riporta “E’ nel mese Ramadan che abbiamo fatto scendere  il Corano, guida per gli uomini e prova di retta direzione. Chi di voi ne testimonia l’inizio, digiuni per sette giorni.  Chi è malato o in viaggio assolva in seguito altrettanti  giorni di digiuno.”

La rivelazione nella notte di Laylat al Qadr

La rivelazione degli ayat era avvenuta a Maometto nella  “Laylat al Qadr” (Notte del destino) una imprecisata delle cinque notti di numero dispari  (21, 23, 25,27, 29) degli ultimi 10 giorni di Ramadan. Essa è definita nel Corano (37.3) come sacra e  “la migliore di mille mesi, nella quale gli Angeli e lo Spirito discendono nel mondo e portano pace e salvezza sino all’alba”.  Altri  periodi sacri per l’Islam sono, nell’anno,  il “Dhul Hijjah” e il “Id al Adha”. Il primo è il dodicesimo mese dell’anno nel corso del quale si effettuano gli “hajj” pellegrinaggi rituali alla Mecca.

Il secondo è la “Festa  del sacrificio” (detta anche “Id al-Kabir”) che cade anch’essa nello stesso mese e che ricorda la prova di fede di Abramo quando Dio gli aveva richiesto di sacrificare il suo figlio Isacco.  La data precisa della Laylat al Qadr non è nota e spesso si erano verificati scontri interni fra Paesi islamici per definirla. Il suo inizio e la sua fine (“Id al-Fitr”) sono ora stabiliti ogni anno da un Comitato religioso islamico che ha sede nell’Arabia Saudita. Su sua indicazione essi  vengono avvisati in alcuni Paesi musulmani del Medio oriente con colpi di cannone e in Tunisia e Egitto con rulli di tamburi.

La preghiera per i Pilastri dell’Islam

Ramadan è anche il mese nel quale i fedeli possono effettuare la “Du’aa” cioè la preghiera direttamente ad Allah e sono tenuti a ottemperare al primo dei cinque “Pilastri dell’Islam”, doveri previsti per loro. Essi sono il “Sawn” (digiuno),  la “Kalima” (professione della fede), il “Salat” (preghiere quotidiane), la “Zakat” (elemosina) e l’ “Hajj” (pellegrinaggio alla Mecca) almeno una volta nella vita. Ogni musulmano  (uomo e donna) è tenuto a seguire rigidamente questi doveri e colui che non li segue viene  considerato “kefir” colpevole di empietà.

Il digiuno è una pratica prescritta anche da altre religioni in determinate circostanze. I cristiani lo osservano specialmente il  Venerdi (santo) che precede la Pasqua e il Mercoledi delle ceneri (inizio della Quaresima)  e gli ebrei il  giorno di “Yom kippur”, giorno dell’espiazione, il più sacro della loro religione.  Esistono poi anche digiuni cosidetti “politici” in quanto sono effettuati per raggiungere uno scopo profano.

I diversi tipi di digiuno

Ricordiamo quello messo in atto nel VIII secolo  a.C. dal legislatore di Sparta, Licurgo, teso a calmare i suoi concittadini che manifestavano contro la promulgazione di una legge. Quello minacciato nel 1228 da Santa Chiara qualora il Papa Gregorio IX non avesse approvato la Regola del suo Ordine delle suore clarisse. E infine quelli attuati in India  dal mahatma Mohandas Gandhi contro il Governatore britannico nel 1914 per sette giorni per sostenere le richieste dei lavoratori in sciopero e nel 1946 per tre giorni. Contro la legge sulla separazione delle caste.

Per i musulmani il digiuno rituale è un “Wajib” , prececetto religioso obbligatorio. Ha lo scopo di “purificare ( “Fard”) il corpo e lo spirito, di liberare la mente per poter pensare solo a Dio, di espiare  le proprie colpe e di celebrare la rivelazione del Corano. Con la sua pratica si acquisisce  la “Tagwa”, il timore di Dio.  Il digiuno incomincia nella notte dell’ultimo giorno dispari del mese di Sha-ban (agosto), termina all’alba del primo giorno del mese di Shawwal  (ottobre) e dura 29 o 30 giorni a seconda dell’anno.

Vietato assumere cibi, bere bevande alcooliche, fumare, praticare sesso, usare linguaggio scurrile, bestemmiare, dire menzogne e compiere azioni violente (guerre !)

Durante tutto questo periodo è assolutamente vietato ai fedeli assumere cibi, bere bevande alcooliche, fumare, praticare sesso, usare linguaggio scurrile, bestemmiare, dire menzogne e compiere azioni violente (guerre !). Alle donne è proibito truccarsi. Si deve pregare (“salat”)  cinque volte al giorno in momenti stabiliti (salat al- subh all’alba,  salat al-zuhr a mezzogiorno, salat -al asr al tramonto e salat al-isha alla sera) e una volta nella notte (“Taraweeh) e fare beneficenza (“zakat”). Prima dell’alba è ammesso un pasto frugale (“suchur”) cui segue la recita di un passo del Corano prima di dedicarsi ai lavori.

Al tramonto il digiuno si interrompe mangiando un dattero e bevendo un bicchiere d’acqua, a ricordo di quanto compiuto da Maometto per interrompere il suo primo digiuno. Segue l’”Ifthar”, abbondante pasto serale. La fine del periodo di digiuno  viene celebrata con la festa di “Id al Fitz” (detta anche “Id es Seghir”, festa piccola) che dura tre giorni dal primo del mese di Shawwal. In questa occasione è consuetudine per i fedeli vestirsi con gli abiti migliori, compiere processioni religiose, scambiarsi regali e auguri (“Eid mubarak”, buona festa).

Chi interrompe il digiuno deve operare il “ricupero” (“Qada”)

E’ buona norma versare, oltre alla “zakat”, una ulteriore elemosina spontanea volontaria (“Sadaq”) che “estingue i peccati come l’acqua il fuoco”. La sadaq porta anche una  ricompensa spirituale (“Thanab”) pari a 70 volte il suo valore. In uno degli ultimi giorni di Ramadan è suggerita anche la pratica dell’”Itikaf” , isolamento in moschea a pregare.  Infine chi digiuna volontariamente altri sei giorni nel mese di Shawwal oltre i 29/30 di ogni Ramadan “sarà considerato come se avesse digiunato per tutta la sua vita”.

A praticare il digiuno rituale sono tenuti tutti i fedeli islamici “ sani di corpo e di mente, non oggettivamente impediti”. Ne sono esentati gli anziani di età avanzata, le donne in gravidanza o in allattamento, chi è in viaggio, i diabetici, i malati terminali e i fanciulli sotto gli otto anni di età. Chi interrompe il digiuno deve operare il “ricupero” ( “Qada”) dei giorni in cui non ha digiunato con altrettanti giorni di digiuno dopo il Ramadan.

Il Ramadam coinvolge oltre 1,5 miliardi di persone

E’ consentita anche la “espiazione” dell’interruzione con la “Kaffara”, offerta spontanea dell’equivalente in denaro per l’acquisto di cibo per 60 persone per ogni giorno di mancato digiuno. O con la “Fidya”, donazione quotidiana  della sessa somma per la durata di due mesi. In merito al Ramadan abbiamo già ricordato che durante il mese si verifica anche la sacra  “Layat al Qadr” la notte del destino. La complessità e la rigidità di tutte queste regole  costituiscono la base dell’unione e della condivisione di intenti che caratterizza un popolo di un miliardo e mezzo di individui al mondo.

Gustavo Ottolenghi

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