Umm Kalthum, egiziana, di origine contadina, nata nel 1904, ma c’è chi dice nel 1898, in un villaggio a nord-est della capitale, è stata la più grande cantante del mondo arabo. Molto amata è stata ricevuta dai grandi capi di stato e tra questi, in particolare il presidente egiziano Gamal Abdel Nasser, che non ha mia nascosto la sua ammirazione per lei.

Ti ho amato per la tua voce

Una sua biografia romanzata è stata scritta da Sèlim Nassib, nato e cresciuto a Beirut da una famiglia ebrea siriana, già inviato speciale di Libération. Si tratta del libro “Ti ho amato per la tua voce”, edito in Italia da e/o, nella traduzione dal francese di Barbara Ferri. In questo romanzo, scritto in prima persona, Sélim Nassib assume le vesti di Ahmed Rami, un poeta che scrisse per lei 137 canzoni delle 283 interpretate da Umm Kalthum durante la sua vita. Senza mai abbandonarla, neppure quando alla fine degli anni Sessanta fu costretta, dopo un suo ultimo concerto al Palazzo del Nilo, a smettere di cantare per una grave malattia della quale sarebbe morta nel 1975. Il suo funerale fu epico, con una fila di persone che seguivano il feretro di 10 chilometri per le strade del Cairo. Ma la sua voce non si è spenta con la sua morte, ancora adesso le sue canzoni sono le più diffuse in Egitto e nel mondo arabo in genere.

Una voce straordinaria che incontra grandi interpreti del momento

Il romanzo trasuda amore, naturalmente, e percorre le tappe del suo cammino artistico da quando, ancora bambina scopre di avere una voce straordinaria. Con imbarazzo del padre che, per dissimulare un po’ la sia figura nella estrema provincia in cui viveva, la vestiva da maschio. Ma ben presto si sarebbe scossa di dosso quell’impaccio, divenendo lei la padrona della scena, anche se non era bellissima, un po’ grosssolana, ma dalla voce straordinaria. Quando, Umm è già affermata, Rami incontra il grande cantante Muhammad, ormai vecchio, e ne parlano ammirati. Rami gli fa sapere che Umm lo considera il suo maestro, e Muhammad ne resta sorpreso “…che sono il suo maestro, che mi deve tutto?

Una storia d’affetto e d’amore

E allora Muhammad si ricorda di anni prima, quando lui si era trovato a cantare a un matrimonio. E, subito dopo, trovandosi sul marciapiede della stazione di Simbalwine per tornare al Cairo, si avvicinano a lui un signore, lo sceicco Ibrahim e sua figlia. Una ragazza di 15 anni, la quale gli si getta addosso dicendogli che era il più grande cantante d’Egitto, e che lei si sarebbe uccisa se lui non fosse venuto ad ascoltarla a casa loro. L’insistenza era tanta che Muhammad accettò, favorito dal fatto che non lo aspettavano grandi impegni, perdendo il treno.

… E’ bastato che aprisse la bocca

Racconta Muhammad: “Al villaggio ha riunito tutti. Mi ha chiesto di cantare, ho cantato. Si è messa a cantare con me. É bastato che aprisse la bocca. Ho perso tutti i treni”. E più avanti dirà: “Sapeva cantare con il sangue, le ho insegnato a cantare con il cuore”. Dopo l’incontro con Rami, ad accompagnare la sua carriera, non solo di cantante ma anche di musicista, sarà Mohamed El Kasabij. Un grande liutista, che l’avrebbe fatta esordire all’Arabian Theatre Palace, dopo di che cominciarono le sue turnée di successo a Damasco, Baghdat, Beirut, Tripoli, ovunque spopolando.

Sensibile al fascino delle donne, con qualcuna delle quali ebbe delle relazioni, nel 1953 si sposò con un medico che ammirava. Un matrimonio non solo di copertura, nonostante lei avesse imposto una clausola che le dava il permesso di divorziare e di continuare a calcare le scene. Per Rami, che l’aveva sempre amata, fu un colpo, ma Umm le diede un bacio. “Volle abbracciarmi” racconta “non so cosa successe. Ci siamo ritrovati, all’improvviso, intrecciati, stretti uno all’altra, in lacrime, sotto i proiettori.

Paragonata a Maria Callas

Era la prima volta. Si sciolse dall’abbraccio, si girò: “Non preoccupatevi” disse a Rami “continueremo a lavorare insieme. Quel che esiste tra noi è più forte di un matrimonio. Diceva la verità. Eravamo condannati”. Il critico musicale Paolo Scarnecchia fa una interessante postfazione. Ci fa un ritratto di Umm Kalthum che va al di là della storia che ha ispirato “Ti ho amato per la tua voce”. Nutrito di memorie “del tutto immaginarie” di Sélim Nassib, sottolinea come “nell’immaginario musicale mediterraneo la complessità e le dimensioni del fenomeno divistico e le qualità drammatiche della sua voce appaiono paragonabili soltanto a un’altra figura leggendaria, che domina la scena occidentale, Maria Callas.” Il che, non è poco.

Diego Zandel

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