Era amico di mio padre – nato nel 1902 – anche lui ricercato nel 1942 dai nazifascisti come appartenente a una famiglia ebrea. Una lunga, intensa ricambiata amicizia durata sino alla morte del mio genitore, dopo che mi aveva introdotto come collaboratore pubblicista ne “L’Incontro” nel 1984.

Da allora l’amicizia profonda del padre passò al figlio e durò immutata sino a oggi. Molto, tanto ho imparato da Bruno Segre, amico, partigiano, avvocato, primo difensore di obiettori di coscienza in Italia, giornalista, scrittore di libri, editore, direttore, uomo di vasta cultura, mi ha accolto con affetto ricambiato e col dovuto rispetto da parte mia.

Coraggio, obiettività, precisione, sincerità, teso sempre a difendere con fermezza (“Non mi sono mai arreso”) i suoi i principi di libertà in difesa delle minoranze e della sua discendenza ebraica. Grazie Bruno, con profondo dolore, ammirazione e riconoscenza, a presto ritrovarci.

Gustavo Ottolenghi

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