“Non avere paura del chiasso volgare dei cattivi, ma del silenzio assordante dei buoni”.
Emma Bonino in questa settimana di vigilia delle elezioni, per alcuni di noi italiani non solo europee, ci ha ricordato il monito che Nelson Mandela le aveva lasciato quasi come un testamento sul futuro del mondo.
Una riflessione forte, quasi fastidiosa nella sua lucida verità. Soprattutto per quelli … chi di noi può chiamarsi davvero fuori da questa tematica? … che continuano a stare alla finestra mentre per le strade delle nostre città aumenta e si ingrossa l’onda lunga di coloro che picconano, giorno dopo giorno, le nostre fragili democrazie.
C’è un’altra affermazione di Emma Bonino che colpisce nella sua indubbia, amara e preoccupata verità: “Nessuno racconta cosa fa veramente l’Europa. Quando vado nelle università gli studenti danno per scontato tutto quello che abbiamo conquistato in questi anni: dalla libertà di movimento tra stati alla moneta unica”.
Ci siamo tutti impigriti sulla consapevolezza di aver conquistato per l’eternità, i valori della libertà, della democrazia e della solidarietà.
Siamo distratti, evanescenti, forse, al massimo, impegnati nei salotti, a dire che questo “spirito del paese” passerà. Che Salvini è una meteora. Che Casa Pound una minoranza marginale. Che Il fascismo non ritorna. Che é una pagina definitivamente conclusasi con lo spirare del ‘900, del secolo tragico e “breve”.
Ai nostri figli, che ci ascoltano, trasferiamo questi commenti, queste considerazioni non troppo preoccupate. Non li stimoliamo “ad occuparsi” della cosa pubblica, della nostra coesistenza pacifica. Non li spingiamo a studiare quanto sia costata, anche e soprattutto in termini di vite umane, la conquista di valori come la libertà di espressione, la democrazia, uno stare insieme pacifico e coeso anche in termini di sensibilità sociale e solidale. Non li sensibilizziamo sulla necessità di una visione di una società più giusta, con una redistribuzione del reddito basata davvero sulla reale meritocrazia sempre corretta e bilanciata però da una adeguata equità e uguaglianza.
Siamo viziati, pieni di amnesie. Sonnambuli rispetto ai pericoli certi, esistenti, da non sottostimare.
Una classe dirigente si dimostra all’altezza del suo ruolo soprattutto quando sa gestire con lucidità e visione i momenti complessi e confusi come quelli che stiamo vivendo.
Se ci sentiamo parte di questa classe dirigente, dobbiamo assumerci la responsabilità, con orgoglio e non con apatia, di valorizzare questi ultimi giorni prima del voto per scendere metaforicamente in piazza e gridare le nostre opinioni.
Ciascuno nella sua comunità svolga con dignità, stile e senso delle istituzioni il suo ruolo di opinion leader.
La borghesia liberale NON deve, in questi frangenti, preferire il silenzio opportunistico o, peggio, egoistico.
Deve far sentire il suo peso e la sua responsabilità di leadership.
Grazie Emma per avercelo ricordato.
Riccardo Rossotto