Nella sua lunga vita, tra le molte altre attività, Lei ha anche avuto un ruolo importante nell’ambito dell’Ordine dei Giornalisti. Ce ne vuole parlare?
Anzitutto bisogna distinguere l’Ordine regionale dei Giornalisti dal Direttivo del Sindacato cioè l’Associazione della Stampa Subalpina. In effetti dopo molti anni di attività giornalistica su varie testate (della quale ho già diffusamente parlato in occasione della nostra intervista sulla nascita de L’INCONTRO nel 1949), venni nominato Consigliere dell’Ordine Interregionale Piemonte-Valle d’Aosta dei Giornalisti e Consigliere del Sindacato. L’incarico lo tenni per una decina d’anni e ne facevano parte Colleghi professionisti e pubblicisti. L’attività di Consigliere era varia e complessa, dovendoci occupare di tutti gli aspetti della professione: dalla iscrizione dei giovani, alla tenuta dell’Albo, al disciplinare. Io, in particolare, mi occupai del Sindacato, dell’ammissione nell’Albo e nella cancellazione dei defunti, dei morosi e di quelli eventualmente espulsi. In merito a questi ultimi, ricordo un caso nel quale l’espulsione avvenne addirittura a seguito di una segnalazione del Procuratore della Repubblica di Torino di allora, l’integerrimo Bruno Caccia, il quale, venuto a conoscenza di rapporti di dipendenza con il potere economico di un giornalista, ci segnalò il soggetto e ci invitò a procedere. Fu un’esperienza interessante (che comportava spesso la redazione di sentenze), che mi vedeva impegnato a coniugare tutte le mie altre attività con questo incarico che ritengo diaver svolto con coscienza e scrupolo per circa 10 anni, artecipando ai Congressi nazionali in varie località dell’Italia.
In effetti, alcuni anni dopo, Le venne affidato un altro incarico di prestigio in quest’ambito. Mi risulta, infatti, che venne nominato rappresentante dei giornalisti pubblicisti del Piemonte nell’ambito della Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI). Ce ne vuole parlare?
Anche questo fu un incarico prestigioso, ma molto impegnativo, anche solo per il fatto che si dovevano effettuare periodiche trasferte, per l’attività del Consiglio, a Roma.
La Federazione Nazionale Stampa Italiana è il Sindacato unitario dei giornalisti e, a nome e per conto di essi, stipula contratti di lavoro collettivo con gli editori.
La prima Associazione dei giornalisti, dopo l’Unità d’Italia, fu l’Associazione della stampa
periodica italiana, fondata a Roma nel 1877, e il suo prima Presidente fu il famoso letterato Francesco De Santis. Nel 1908 fu, a sua volta, fondata a Bologna la Federazione della Stampa, che riuniva alcune Associazioni locali e regionali di giornalisti, proprio al fine di tutelare meglio la categoria e renderla indipendente dal potere politico ed economico. Anche questo Sindacato, come tutti gli altri, venne abolito dal fascismo che, nel 1924 fondò il Sindacato fascista dei giornalisti, asservito ai voleri del Duce che, ricordiamo, era stato in gioventù egli stesso un giornalista. La FNSI riprese la sua attività solo nel 1944, dopo la liberazione di Roma dai nazifascisti.
Mi fa piacere ricordare come nel 1963, con la legge istitutiva dei Consigli dell’Ordine dei Giornalisti (c.d legge Gonella n. 1963/59), è venuto meno l’obbligo di fedeltà del giornalista al datore di lavoro e, quindi, il giornalista ha assunto un ruolo ancor più importante rispetto al passato, che è quello, come affermato e riconosciuto dalla nostra Costituzione, all’articolo 21, di garantire ai cittadini il diritto ad una informazione piena e corretta. Anche nel Consiglio della FNSI mi sono occupato principalmente di redigere sentenze su varie materie, dopo la scrupolosa istruttoria di singoli casi. Ora la professione è molto cambiata rispetto ad altri tempi, ma è rimasto e deve rimanere il dovere principale del giornalista di essere indipendente e di verificare l’attendibilità delle fonti delle notizie da pubblicare.
Alessandro Re