Ho sempre guardato con distacco il teatrino della politica e non mi sono mai appassionato alla dialettica tra i partiti o all’interno di uno stesso partito. A maggior ragione ho sempre trovato esercizio inutile e illogico dare etichette come “di destra”, “di centro” o “di sinistra”. Condivido quanto mi ha detto una sera, a tavola, Angelo Perrino, il direttore di Affaritaliani.it: “Da anni non ha più senso parlare di destra e di sinistra. Ormai la contrapposizione è tra le oligarchie e il popolo”. Io avrei detto “tra le élite mondialiste e i ceti medi”, ma forse si tratta di sottigliezze semantiche e il concetto è lo stesso.

Nonostante tutto ciò, l’articolo di Massimo Chioda mi ha intrigato. Un po’ perché mi ha ricordato i miei vent’anni, l’epoca dorata e spensierata della Milano da bere. Un po’ proprio perché, essendo milanese, almeno a livello di stili di vita e comportamenti ho vissuto in pieno il periodo craxiano, che trovava il proprio epicentro appunto sotto la Madonnina. Chioda si chiede come mai molti socialisti siano finiti nel Centrodestra. Per me la risposta non va cercata nell’ideologia. Semplicemente, con la fine della Prima Repubblica e la sostanziale sparizione del PSI, molti socialisti hanno visto come approdo naturale il nascente partito di Berlusconi, che con Craxi aveva sempre avuto un rapporto molto stretto. I craxiani trovarono una nuova casa e Silvio un po’ di personale politico necessario per costituire un partito, sia pure a forte (se non esclusiva) componente personale, come Forza Italia.

Del resto, dal punto di vista sociologico, molti socialisti avevano abbracciato valori, comportamenti e stili di vita di quello che veniva chiamato “l’edonismo reaganiano”. Giampaolo Fabris nelle sue “Otto italie”, li avrebbe inseriti tra gli “affluenti”. Banalizzando, potremmo definirli “rampanti”. Una tipologia che, utilizzando schemi oggi obsoleti, nulla aveva a che fare con la tipologia “del militante di sinistra”. Non entro nel dibattito politico, che, ribadisco, non mi entusiasma e di cui non ho competenze. Ricordo però bene che, nella sostanza, si contrapponevano da un lato Comunisti e Sinistra Democristiana, dall’altro Craxi e i suoi alleati centristi.

In definitiva, il peggior nemico della Gauche era proprio Bettino. A destra, il ruolo del Movimento Sociale era ancora marginale e i missini erano fuori dal cosiddetto Arco Costituzionale. La posizione dell’elettorato della “Destra-Destra” nei confronti di Craxi era di odio-amore. Da una parte, veniva osteggiato in quanto leader del PSI, partito storicamente di Sinistra, i cui membri si chiamavano tra loro “compagni” e il cui colore di riferimento era il rosso. I socialisti venivano poi visti da Destra come funzionali a un sistema politico che emarginava il MSI. Dall’altro, però, fu lo stesso Craxi a sdoganare, almeno a livello istituzionale, il Movimento Sociale, invitando Almirante alle consultazioni per il suo primo governo.

Magari non lo confessavano, ma non pochi missini, attratti dal mito dell’uomo forte, in fondo al cuore ammiravano il decisionismo di Bettino e sorridevano con un po’ di compiacimento quando vedevano le vignette di Forattini che lo raffiguravano come il Duce. Tornando ai rapporti con la Sinistra, Bettino fu il protagonista di quella che la rivista il Mulino chiamò “La più grave sconfitta politica del Partito Comunista”, quella relativa al referendum sulla scala mobile. Al di là dell’impatto politico, a livello di immaginario collettivo, Bettino umiliò il più grande partito comunista d’Europa.

Facendo infine un salto di quarant’anni e arrivando a oggi, in modo un po’ anacronistico ci si chiede se Craxi fosse ascrivibile agli euroentusiasti o agli euroscettici. Mi sembra che Chioda lo inserisca tra i primi. Una posizione oggi non certamente cara alla Destra, al di là delle dichiarazioni di principio dei suoi leader. Esagera chi parla di un Craxi precursore del sovranismo. Probabilmente non ha mai pronunciato la frase che gira sui social e che i sovranisti gli attribuiscono “Ridurranno l’Italia in miseria, la venderanno, per poi umiliarla”. Tuttavia, come tutti possono verificare su YouTube, Craxi disse: “Si presenta l’Europa come il Paradiso terrestre. Invece per noi l’Europa nella migliore delle ipotesi sarà un limbo e nella peggiore sarà un inferno”. Una posizione “patriottica”, non certo condivisa dalle vestali della UE.

Milo Goj

Milo Goj

Milo Goj, attuale direttore responsabile de L’Incontro, ha diretto nella sua carriera altri giornali prestigiosi, come Espansione, Harvard Business Review (versione italiana), Sport Economy, Il Valore,...

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