Potremmo definire Karina Castorani Gosteva un’artista poliedrica. Rappresentante a tutto tondo dell’arte contemporanea, le sue opere sono una mirabile mescolanza di più tecniche, atte a far emergere la sensibilità che la contraddistingue. Nata in Russia ma milanese d’adozione, classe 1989, laureata alla Naba (Nuova Accademia di Belle Arti), fa un uso magistrale del processo semiotico nel passaggio dal figurativo al plastico, unendo con abile maestria arte digitale, fotografia e pittura, e sperimentando un’arte eclettica in sintonia con i nostri tempi.
La sua intensa capacità comunicativa l’ha portata nel 2019 a vincere la nona edizione dell’ambizioso premio ‘Ricoh’, la più importante rassegna di pittura, scultura e fotografia, dedicata all’innovazione sostenibile con l’opera ‘Meduse Quantiche’. Ancora, nel 2021, è stata nuovamente protagonista di un riconoscimento, questa volta da parte dell’Avi (Associazione Vinile Italiana), con ‘Music Dust’, quadro ispirato alla musica dei Pink Floyd ed entrato nella Collezione Roseto.
Lei è una delle maggiori esponenti della ‘millenial generation’ all’interno della ‘Contemporary Art’. Vuole raccontare la nascita del progetto ‘Meduse Quantiche’, una stampa digitale su carta fotografica di cotone, e di come è riuscita a coniugare l’arte con la responsabilità sociale?
Il premio “Ricoh” è stata la prima importante vittoria della mia carriera; da quel momento sono entrata ufficialmente nel mercato dell’arte. A dirla tutta, nel 2013, già esponevo a Londra le mie collezioni di moda, in due Gallerie. La mia tecnica è nata e cresciuta in parallelo con le esperienze di vita, proprio come si fa con un abito. L’opera ‘Meduse Quantiche’ è stata la prima opera a tecnica mista, nella quale ho potuto unire le mie tre passioni: fotografia, arte digitale e pittura.
Il progetto è nato da uno scatto fotografico del 2016, il quale ritraeva delle meduse, nell’atto del galleggiare, nel mare di Nizza. Mirabile spettacolo naturale da una parte, paurosa tragedia ambientale dall’altra. Successivamente, ho realizzato un modulo allover a photoshop, creando un effetto caleidoscopico che ha dato vita ad altre forme, le quali sono diventate ‘infinito’ all’interno dell’opera. Proprio come ‘infinite’ sono le possibilità nella fisica quantistica, altra mia grande passione, e dalla quale ho tratto ispirazione circa il titolo dell’opera.
Come lei ben saprà la musica, a cui lei ha reso omaggio con l’opera ‘Music Dust’, e l’arte rappresentano due discipline affini, in grado di rivelare le emozioni umane. Per lei che cos’è l’arte? Quali sono gli artisti a cui maggiormente s’ispira?
Una sera, ascoltando la canzone ‘Shine on your crazy diamond’, ho iniziato a progettare ‘Music Dust’ partendo, come sempre, da una fotografia, per poi elaborarla digitalmente in un secondo momento; infine, l’ho dipinta con glitter e metalli vari. Credo che la musica, così come la creazione di un artista, qualunque essa sia, debba emozionare lo spettatore, dando forma a sogni e sensazioni.
Per me, ad esempio, anche l’alta moda, quando creata in un certo modo, diventa arte. La forza dell’arte contemporanea si trova nella molteplicità delle forme artistiche, raccordando le diverse innovazioni. I miei artisti preferiti? Ho dei gusti molto variegati: mi piace moltissimo Pablo Picasso, Hans Ruedi Ginger, dal quale ho preso ispirazione per la mia prima collezione di moda, Tim Walker e David LaChapelle.
Ha delle tecniche artistiche che predilige?
Reputo di essere un’artista atipica e l’ho compreso studiandomi nel tempo a livello semiotico. Mi spiego meglio. Scattando la fotografia, in prima fase, inizio la progettazione dell’opera, partendo da un’immagine iconografica. Ne moltiplico così tante volte la connotazione estetica che mi allontano completamente dal concetto iconografico di partenza, fino ad apportare plasticità al quadro. Concepisco le mie opere, e quindi l’arte, come una continua ricerca di equilibrio ed armonia delle forme e dei colori.
Da dove nascono le sue opere d’arte? Cosa sollecita la sua curiosità?
I miei lavori nascono principalmente dalle emozioni, dal vissuto o da una visione di un’immagine che fa viaggiare la mia mente. Come le dicevo in precedenza, tento di smontare le narrative comuni per cercare un’evoluzione, un eterno mutamento delle cose. Seguo il flusso naturale del mio ‘Io’, il quale mi permette di produrre un’opera d’arte.
Come giudica l’arte italiana sulla scena internazionale e mondiale?
L’arte italiana è conosciuta in tutto il mondo, poiché detiene più del 50% del patrimonio artistico mondiale: una preziosa eredità da conservare e tutelare. Ahimè, però, negli ultimi decenni tanti artisti sono emigrati per le precarie opportunità. Attualmente, a mio giudizio, la scena artistica più importante si trova a Berlino, città nella quale sogno di esporre un giorno.
Ha dei progetti per il futuro?
Sì, sto preparando la mia prima mostra antologica; non svelo altro per scaramanzia…