Un’immagine. Tutto nasce da un’immagine. E dalle domande che sorgono guardandola. Che cosa nasconde quella luce? Che cosa mostra e che cosa cela?
Quali emozioni-storie-sensazioni suscita ? E chi ha acceso la luce ? Una donna, un uomo o è sempre stata accesa ? Sono le domande che ho posto ad alcuni amici, appassionati scrittori, compagni di un pezzo di strada. Quelle che seguono sono le loro risposte. E se quella mattina di settembre Roberto Tosetti non mi avesse detto : «Sono appena tornato dalle isole Lofoten, ho selezionato alcune foto , mi farebbe piacere sapere che cosa ne pensi … » tutto questo non sarebbe successo …

L’incipit è uguale per tutte le storie

Isole Lofoten
Lunedi 21 agosto, ore 22.35

“La vita è quello che ti accade mentre fai altri progetti” (cantava Lennon in Beautiful Boy), anche se questi riguardano isole in cui non sei mai stato.

Buona lettura !

1 – Isole Lofoten
Lunedì 21 agosto, ore 22,35

Rapporti di vicinato. Al solito.
Lars è lì, in quella casa lontana, dall’altra parte del fiordo.
Dà una festa per il suo compleanno.
Come sempre negli ultimi 20 anni, non mi ha invitato.
È ancora offeso. È cominciato così per caso, per una parola.
Ero arrivato alla festa del suo 30esimo compleanno pieno di voglia.
E con un disco sotto al braccio. Lui, come tutti gli anni, aveva addobbato il giardino e la casa. E aspettava tutti gli abitanti del fiordo.
Ovvero me. Ci vedevamo due volte all’anno.
Per il suo compleanno e per il mio.

Ma da quel giorno, i nostri rapporti di vicinato terminarono bruscamente.
Lars, prima della torta, aveva messo su Ruby Tuesday.
Una canzone che a me piace moltissimo, ma disse una cosa, una frase sbagliata.
Non potevo esimermi dal rispondere, impossibile.
Disse che gli Stones sono di gran lunga meglio dei Beatles.
Meglio di Lennon e McCartney? Meglio del talento di George?”
La festa si trasformò subito in un ring. Mi disse che non capivo niente, che dall’altra parte del fiordo abitavano solo gli imbecilli.
Che probabilmente era dovuto al clima diverso o forse proprio alla genetica.
Disse che avrebbe dovuto costruire un muro per impedirmi di attraversare il fiordo.
Dove? Sul mare? “Anche sul mare se necessario. Vattene. Addio per sempre”.
Da quel giorno, non ci siamo più visti. Il giorno del suo compleanno lui suona gli Stones tutta la sera. E io lo ricambio con i Beatles la sera del mio compleanno.
E fine della storia.

(Dario Digeronimo)

2  – Isole Lofoten
Lunedi 21 agosto, ore 22,35

La luce blu

Uscì da quella stanza sulla terrazza, per guardarla da fuori. Senza di lui era vuota, perché così era lui adesso. Fuori e lontano da tutto e quel che restava era una stanza vuota.
La luce blu del fiordo era così seducente…e quell’altra luce , un punto lontano sull altra sponda gli ricordò Gatsby e la luce del faro della casa di Daisy al di là della baia.
Era forse stato come Daisy e Tom, gente indifferente che sfracellava per noia cose e persone? No. Il suo peccato non era l’indifferenza.
Certo qualcosa si era frantumato , molto era stato lasciato indietro… tanti erano solo ricordi sbiaditi, ma quella stupefacente luce blu sarebbe invece durata per sempre.
Così decise che non sarebbe mai più rientrato.

(Massimo Sordella)

3 – Isole Lofoten
Lunedì 21 agosto, ore 22,35

Astrid non riesce a prendere sonno, si gira e rigira nel letto. Ha litigato con suo padre e quand’è così non riesce a dormire. Un misto di rabbia e di sensi di colpa la assalgono con scariche di adrenalina. Si alza e va in cucina, si versa un bicchiere di latte e scosta appena la tendina bianca della finestra per guardare dall’altra parte della baia. Il sole di mezzanotte ha lasciato spazio a qualche ora di buio da pochi giorni e così può vedere in modo nitido quel punto di luce in lontananza. Anche suo padre dev’essere ancora sveglio.
Astrid beve il latte e guarda il mare ripensando a quella sera. “Me ne vado papà, odio quest’isola. Vado a vivere a Oslo”. Lui s’era incupito; dandole le spalle si era seduto al vecchio tavolo da cucina, sorseggiando un bicchiere di akevitt.

Non parlare così della nostra terra Astrid. Non se lo merita lei e non me lo merito io”.
Ma lei aveva rincarato la dose con violenza: “Tu e questa terra siete uguali! Ma io non voglio passare la vita qui ad aspettare, aspettare, eternamente aspettare. Aspettare le orche che arrivano a ottobre e se ne vanno a gennaio, o l’aurora boreale, la notte dopo mesi di luce, i tuoi banchi di luridi merluzzi da pescare. Non voglio avere le tue mani spesse, i tuoi tagli, le tue rughe di sale. Non voglio essere immobile come quest’isola a cui il tempo sembra ruotare intorno. Me ne vado papà, me ne vado a vivere dove le cose accadono tutti i giorni, dove non c’è bisogno di aspettare, dove si può scegliere”.
Aren, il vecchio padre, l’aveva guardata appena indicandole la porta, dicendole solo poche parole: “Non sono stato un buon padre, non ti ho insegnato niente”.
Ora ad Astrid bruciava essersene andata in quel modo plateale, sfidando quell’uomo che la amava più di chiunque altro. Da quando era morta la mamma aveva solo più lei, la sua barca, l’isola e il sale per i merluzzi. Ora Astrid avrebbe voluto correre lungo la baia, sino al pontile, arrivare a quella casa che si era sfilata di dosso un anno prima come un maglione usato e abbracciare quell’uomo, dicendogli solo: “ti voglio bene papà”.
In quel momento il buio del mare fu spezzato da un lampo bianco e da bagliori di schiuma, si sentì un tonfo e poi un altro ancora, una grande orca saltò fuori dall’acqua per poi ricadervi pesantemente, incurante del fatto che alle isole Lofoten le orche ad agosto non si erano mai viste.

(Marco Faccio)

4 – Isole Lofoten
Lunedi 21 agosto, ore 22,35

La fashion editor

Non ne potevo più. Di luci, di collezioni, di amicizie effimere e party, tanti ,
première e poi ancora premiere, guardavo i colleghi e non mi riconoscevo più. Quella sera sotto gli alberi si mangiava e si rideva, c’era una brezza leggera…ma
mi sentivo estranea. Pensavo a mia madre che ci raccontava sempre di quanto si stesse bene sull’isola e io che la prendevo in giro …
avesse ragione lei ? Mi chiedevo…chissà che non sia venuto il momento di crescere ?

cut

Sera: sono appena entrata in casa e ho acceso la luce. Che bella giornata è stata. Lontana da tutti e tutto. Ho camminato lungo i fiordi, attraversato ponti. Mi sono fermata per pranzo nella vecchia chiesa diroccata. Ho pensato… (sorridendo )ma dello stoccafisso nel mondo dell’arte, chissà se ne ha mai scritto qualcuno? Arriva un messaggio su whatsapp, è il terzo messaggio da stamane: è il direttore che mi chiede l’articolo per domani, e poi venerdì c’è la sfilata e la sera il vernissage …mi dice di tornare. Ho ancora voglia di tutto questo ? Mi sento a casa qui con questa luce fuori che invade lo spazio infinito.
Questo silenzio. Non mi succedeva da secoli di sentirmi così bene Fra poco vado a cena da Olaf , il vecchio signore che vive dall’altra parte del fiordo. E penso: mi fermo qui. Poi si vedrà. I luoghi diventano nostri grazie alle persone che incontriamo

(Jo Hornibrook)

Continua 1/3

Ps. E tu, caro lettore, vuoi provare anche tu ?

Eraldo Mussa 

eralmussa@gmail.com

 

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