L’Incontro sta affrontando in queste settimane con assiduità il tema della violenza sessuale. Vi ha dedicato anche gli ultimi appuntamenti di “In Primo Piano”, la sezione che apre il giornale, con due contributi di Riccardo Rossotto. La lotta contro la violenza e in generale contro le molestie sessuali va sostenuta con vigore e senza tentennamenti, ma il tema è complesso e a volte contraddittorio.
Lo stesso Rossotto è intervenuto sui rischi del cosiddetto “Me too”. In particolare, sulla propensione da parte dei media a sbattere il mostro in prima pagina, distruggendo la reputazione, o persino la vita, di chi è accusato di violenze sessuali, prima che l’iter processuale sia concluso. L’occasione era stata l’assoluzione dell’attore Kevin Spacey, accusato da quattro uomini di sexual violence.
Lo stupro (inteso sia in senso stretto, sia più ampio) può essere perpetrato infatti anche nei confronti di maschi. Sul tema aveva aggiunto un contributo Flavia Tibaldi, che passa diversi mesi l’anno negli Stati Uniti. Altro aspetto complesso della questione è quello delle cosiddette “influenze culturali”. Lo ha affrontato Rossotto nell’articolo messo in rete lo scorso 13 settembre, scrivendo: “un Pubblico Ministero di Brescia, in un caso di reiterate violenze e maltrattamenti nei confronti della moglie (Ndr, la questione riguardava una coppia del Bangladesh) ha chiesto l’assoluzione del marito per ragioni culturali”. I lettori si sono appassionati sull’argomento. Tra gli altri, la signora Giuditta Bona, ha voluto commentare il seguente brano dell’articolo.
“L’uomo del Bangladesh, marito della sua concittadina, nel momento in cui sceglie di lasciare il suo paese di origine e quindi di lasciare il quadro culturale e normativo del suo paese natale, venendo in Italia, non può pensare di mettere in atto condotte che nel nostro Paese sono rigorosamente vietate. Il principio dell’accoglienza, sacrosanto e da difendere anche contro le derive populiste, si fonda però su un principio non negoziabile: tutti coloro che vivono in Italia devono rispettare la legge perché in caso contrario diventano responsabili di reati che comportano la galera”.
La lettrice ha scritto: “Si accolgono persone pressoché indiscriminatamente, e ciò è dato di fatto e realtà; le ragioni stanno a monte e non sempre sono umanitarie. Viene dato loro cibo e ricovero, ma nessuna informazione/educazione circa gli usi, i costumi, le Leggi del nostro Paese. È pur vero che l’ignoranza della Legge non è giustificazione per il Cittadino, ma questi sbarcati da Paesi di diversa o nessuna cultura, con trascorsi ignoti a noi, vengono o si auto inseriscono nella nostra quotidianità a loro modo e misura: come possono, principalmente da disperati. E dalla disperazione e dall’ignoranza altro, di cui siamo e sono testimoni e vittime, non può nascere”.
Milo Goj