Ovidio Marras, da quale pianeta arrivi? Hai scritto quella che sa tanto di storia biblica! Chi sei tu, semplice pastore sardo di 93 anni che sconfigge colossi della finanza? Ci hai dato una tale lezione da farci sentire al tuo confronto delle nullità! Perfino il tuo nome sembra inventato. Eppure, una storia così epica è passata in sordina, mentre avrebbero dovuto suonare le fanfare in tutta la Sardegna. Lo devo gridare: io ti amo Ovidio Marras, da questo momento sei il mio eroe. Nell’articolo precedente avevo scritto che mi vergognavo di essere sardo (e italiano) per l’apatia che stiamo dimostrando verso le devastazioni della nostra isola e ora, grazie a un vecchio ma arzillo pastore sardo, mi ritrovo gonfio di orgoglio per essere nato in una terra che ha dato i natali a Ovidio! In estrema sintesi i fatti che pochi conoscono: Ovidio da una decina anni si oppone a una colossale colata di cemento, un resort di lusso vicino a una spiaggia d’incanto nel sud Sardegna, proprio attorno alla sua casetta e al suo terreno.
La colata (ovviamente) va comunque avanti fino a bloccare la stradina che dalla sua campagna arriva alla sua casa e alla spiaggia. È troppo. Ovidio dice basta e fa causa ai vari azionisti colossi del calibro di Benetton, Sansedoni, gruppo Montepaschi, Silvano Toti, infine gestione Marcegaglia, nomi che, inutile dirlo ma lo dico, per potenza finanziaria mettono i brividi. Dopo anni il tenace Ovidio Marras vince in cassazione e vince così forte che i colossi sono costretti a buttare giù anche ciò che avevano già costruito (devastato). Ma che favola! A fronte di una montagna di soldi, qualunque cifra avrebbe desiderato, Ovidio risponde; “I soldi anche se non hanno le ali volano, il terreno resta”. Ovidio! Le opere di noi artisti, musicisti, scrittori, stilisti, sono niente in confronto alla tua opera! Lo ammetto, mentre scrivo sono commosso, anche perché ricordo una lezione ricevuta da mio padre. Ero in campagna con lui, allora sindaco e con il sindaco di un paese vicino “Sig. Garau, ma la sua terra arriva fino a quella collina là in fondo?” e mio padre “Mia? Ma no, solo momentaneamente è mia, chissà di chi era e chissà di chi sarà” io tirai la giacca a mio padre perché ribadisse che quella terra era nostra, poche storie, lui neanche mi considerò.
Forse avevo 10-11 anni, ma quell’insegnamento me la porto dentro da tutta la vita. E ora arriva il mio eroe che mette in pratica la forza che ha la terra ormai tanto avvilita e materia solo di conquista e, calando un altro asso, Ovidio dice che la terra non è sua, ma in sardo stretto, in un’intervista, sottolinea che la terra è comunque di tutti. Solo le grandi menti (e popoli) hanno pensieri così profondi. Che nessuno dica “anche io avrei fatto come Ovidio” per favore, stiamo zitti e ce la caviamo. Nessuno rinuncerebbe a milioni di euro per un piccolo pezzo di terra. Ma a quella terra Ovidio e la sorella hanno dato il giusto valore, il valore che l’intera umanità si è scordato; non è trattabile, stop.
Proviamo a immaginare lo stuolo di manager e avvocati incravattati coinvolti nel convincere, solleticare il pastore e poi, vista la mala parata, iniziare comunque a costruire sicuri che circondando e soffocando la proprietà di Ovidio, alla fine il pover’uomo avrebbe ceduto, in fondo è solo un piccolo pastore sardo che rompe i c… invece è bastato che un’ennesima colata gli negasse definitivamente il passaggio dal suo terreno verso la costa e tutto è crollato. Riusciremo a trarre una lezione con i fiocchi per prepararci alle mostruosità che in Sardegna stanno per capitare? Se ci fossero 1.000, 10.000 Ovidio, non avrei paura di affrontare l’impossibile. Ecco giusto alcune pillole; la Black Mass, (anche il nome fa impressione) un colossale impianto nel Sulcis di smaltimento e recupero rifiuti pericolosi, (litio, cobalto dalle batterie usate) che arriveranno da tutta Europa e dall’America con le navi (Non è stato possibile effettuare valutazioni sugli effetti cancerogeni). Per tranquillizzarci alcuni politici nostrani assicurano una quindicina di posti di lavoro (non saranno troppi?).
Più di 2.000 titaniche pale eoliche alte dai 200 ai 300 metri che non lasceranno un solo orizzonte libero nell’isola e attorno al mare. Per questo regalino bisogna ringraziare Draghi che, poco prima di levare le tende, senza consultare la Regione, fa un’azione di forza quasi commissariando la Sardegna alla faccia dell’impatto ambientale! (i sardi non sono proprio contemplati). Insomma, siamo alla totale devastazione di una regione usata ormai peggio di una colonia. Immaginate 2,000 pale eoliche in Umbria! Non basta, pochi giorni fa i pescatori di Teulada si sono ritrovati tra le reti una bomba inesplosa delle appena concluse esercitazioni. E pensare gli Alti Comandi avevano assicurato avrebbero ripulito il territorio dopo i giochi. Risultato: chiuso un grande tratto di mare e spiaggia ai pescatori e ai turisti per tutta la stagione estiva! Ecco il grande benessere che le esercitazioni, a sentire i militari e alcuni esponenti della Regione, avrebbe portato. Se non fossi un signore direi che siamo fottuti, ma siccome lo sono dico che siamo fregati. Ci sarebbero anche altre pillole ma finiamola qui. Voglio tornare all’eroe di questo testo.
Il mio augurio è che tutti i sardi diventino Ovidio Marras, che insegnino la sua lezione nelle scuole, in questo momento abbiamo più bisogno di Ovidio Marras dell’Ovidio delle Metamorfosi. Dopo Gramsci, Deledda, Lussu e Riva ecco Ovidio! Bisognerebbe festeggiarlo come eroe sardo. Senza però dirgli niente, tanto, essendo un vero principe, con titoli non comprati ma innati, a lui non fregherebbe niente di essere osannato. Che noi tutti possiamo trarre esempio da un piccolo pastore e non cediamo più di un solo passo. Basta con i soprusi che stiamo permettendo. Che l’isola reagisca in tempo, si fermi per giorni e che, guardandoci allo specchio, possiamo sentire lo spirito di Ovidio Marras contagiare il nostro e impregnare le nostre cellule; potremmo così guardare la nostra bella faccia a testa alta!
Ps sarà possibile far passare questo messaggio ai giovani? Si, insomma, far loro alzare la testa dal cellulare e raccontargli questa favola?
Salvatore Garau