In un momento storico in cui l’unica tendenza che pare accumunare tutti, e in particolare millennials e Z generation, è l’impegno per la sostenibilità ambientale, alcune forme di inquinamento devastante passano inosservate. L’industria bellica è una delle più catastrofiche a livello ecologico, eppure ci si concentra molto di più sulla transizione dai motori automobilistici a scoppio a quelli elettrici, la cui sostenibilità è, peraltro, a dir poco controversa. Quando poi scoppia un conflitto, sembra che la questione ambientale sia irrilevante, mentre i d’anni ecologici sono terribili e difficilmente rimediabili. Nei 16 mesi della guerra russo-ucraina, quanti servizi radiotelevisivi o articoli giornalistici sono usciti su questo tema?
A distruggere l’ambiente sono ovviamente anche le esercitazioni militari. Lo scorso maggio la Nato ha svolto in Sardegna manovre che hanno stravolto l’equilibrio ambientale. Non mi risulta che Greta e i suoi seguaci si siano mobilitati. Per questo, abbiamo pubblicato con soddisfazione nella sezione d’apertura del giornale, “Primo Piano” l’articolo di Salvatore Garau “Mi vergogno”, dedicato proprio all’indifferenza che ha accompagnato lo scempio perpetrato nell’isola dalle manovre dell’Alleanza atlantica. Per rendere omaggio a George Orwell potremmo dire che pare che “tutti gli inquinamenti siano condannabili, ma alcuni lo siano meno degli altri”.
Il mio precedente editoriale era dedicato alla differenza di trattamento riservata a due forme di discriminazione egualmente condannabili, sessismo e ageismo. Mentre il primo è portato a conseguenze estreme (qualcuno direbbe paradossali), per cui il sesso non è quello biologico ma quello cui una persona sente di appartenere, pochi difendono chi è discriminato per motivi anagrafici. Applicare ai diritti due pesi e due misure è un tema che mi ha sempre intrigato e su cui mi soffermerò ancora. Spero interessi anche i lettori.