Eccoci alla seconda puntata sulle città di frontiera del Ponente Ligure: storie minime che diventano Storia. “Mi sono sempre piaciuti i ricordi e le storie “ ci racconta Arturo Viale (XXmiglia, 1952) contadino mancato, poi dirigente di banca, autore di “Oltrepassare-storie di passaggi tra Ponente Ligure e Provenza” e di altre opere, tra cui “Punti cardinali da capo Mortola a capo S.Ampelio”. Oggi ci racconta di Villefranche, La Turbie, Bordighera, Monaco e Dolceacqua. A modo suo: storie vere che sembrano un romanzo. Il privilegio di allontanarsi dall’oggi per leggerlo meglio.
1 – Di Villefrance cosa ci dici ?
Sapevo dell’esistenza di Villafranca grazie alla presenza del faro. I due fari che si accendevano ogni sera, e si vedevano da casa li chiamavamo di Antibes e Villafranca ma in realtà sono posizionati su Cap Ferrat e sulla Garoupe. Dietro al primo faro c’è la baia di Villafranca che in seguito ho scoperto sempre calma, come uno specchio. Una volta tenendo stretta una mano, ho provato a contare le barche in rada e mi sono fermato quando ho superato le cento.
Sulla costa, nella zona di Passable, c’era la base alleata durante la seconda guerra mondiale. Il comando era a Le Petit Rocher. Erano stati istituiti dei collegamenti col gruppo Sbarchi di Vallecrosia per passare informazioni, materiali, e per il rientro di piloti e paracadutisti a fine missione nel nord Italia. A Montecarlo, all’ingresso del porto, avveniva il controllo e il filtro dell’Intelligence Service per poter proseguire. Fin da bambino ogni sera quando si accendevano i due fari con frequenze diverse, cercavo di sincronizzare l’alternanza dei loro lampi come fossero suoni flash flash flash flash flash flash.
2 – La Turbie, cosa ci vuoi raccontare?
La Turbie per noi liguri è la strada per il Santuario di Laghet. Sulle mappe tradotte da Google maps si leggono nei dintorni denominazioni come Trinità Vittorio, Laghetto, Peglione, Capo d’Aglio e addirittura Belluogo (Beaulieu). Carlo Alberto, dopo aver abdicato da re di Sardegna, riuscì a raggiungere la contea di Nizza presentandosi come conte di Barge e passò una notte a Laghet “ignoto esulante” andando verso l’esilio di Oporto. Ho passato delle ore nel Santuario a cercare tra gli ex voto esposti sulle pareti, segni di miracoli e grazie ricevute da gente dei miei paesi camminando nel chiostro che sa di cera calda.
“Maria Anfosso in Parodi affetta da più malattie complicatissime il 26 luglio 1900 risanata miracolosamente. A perpetua memoria del fatto questo ex voto riconoscentissima pone.”
“I coniugi Marcenaro Pasquale di Bordighera a N. S. del Laghetto che preservò da inevitabile morte la loro bambina Stefania”.
Poi c’è un miracolato particolare che è presente nientemeno con la sua statua e si tratta di Giovanni Croese che quando aveva tredici anni era stato portato dai genitori al santuario di Laghet, aveva ottenuto la guarigione ed ora è noto come Padre Santo o san Francesco Maria da Camporosso. E c’è anche un ex voto portato da un corsaro abbastanza famoso, Capitan Bavastro, per aver catturato due navi inglesi l’Astrée e la Mary Stevens con l’abbordaggio da bordo del suo Intrepid. Anzi gli ex voto e le messe celebrate furono ripetuti anche altrove e diffusero la sua fama.
3 – E di Bordighera?
Bordighera mi ricorda una delle storie che mi raccontava la nonna che a Bordighera era nata durante la migrazione della famiglia Gaggero da Mele a Ventimiglia.
L’episodio si svolge sulla spianata del capo dove avevano seminato degli aghi da cucire sperando che crescessero e si moltiplicassero. Ma non si vedevano spuntare i germogli.
Decisero di organizzare dei turni di guardia armata al campo, temendo ci fossero dei furti degli aghi seminati. Finalmente in una sera di chiaro di luna videro un grillo che saltava sulla spalla di uno dei guardiani. Imbracciare il fucile e sparare un colpo fu un attimo. E poiché caddero sia il grillo che il povero guardiano che aveva l’insetto sulla spalla, venne tramandato il dialogo di quei momenti.
– U gh’è
– Scroccighera
– Un d’i nosci e un d’i soi
( C’è – Tiragliela – Uno dei nostri e uno dei loro)
4 – Chiudiamo con un gemellaggio: Monaco e Dolceacqua, perché è corretto accomunarle?
Monaco – Dolceacqua.
Quest’anno, il 3 novembre 2023, il principato di Monaco e l’attuale comune di Dolceacqua, già marchesato, celebreranno il gemellaggio e i 500 anni di storia comune. Qui racconterò solo la storia di Devota e capirete il legame. A Mariana, in Corsica, alcuni fedeli cristiani trafugarono la salma di Devota che era stata imprigionata e torturata a morte, per metterla su una barca diretta in Africa dove speravano che le sarebbe stata data una sepoltura cristiana. Siamo nel 304. Appena iniziata la traversata, si levò una violenta tempesta e straordinariamente, dalla bocca di Devota uscì una colomba che guidò senza difficoltà la barca fino a Monaco dove il corpo venne sepolto nella cappella della piccola valle detta “des Gaumates”, vicino al porto. Era il sesto giorno prima delle calende di febbraio che corrisponde approssimativamente alla data del 27 gennaio. I fedeli, abitanti di Monaco o navigatori di passaggio, cominciarono a venerarla in quel luogo dove accaddero i primi miracoli.
Ma c’è un’altra parte di questa vicenda con personaggi storici, documentati. Partiamo da Francesca Grimaldi, sposa di Luca Doria, signore di Dolceacqua che tramite il suo testamento aveva dato l’incarico al famoso pittore Brea di dipingere una pala d’altare in onore di santa Devota disponendo un lascito di venticinque scudi. Poi non si seppe più nulla, neppure se la sua volontà fosse stata rispettata. Passano più di quattro secoli e a Dolceacqua nella vicina chiesa di San Martino situata alla confluenza tra il torrente Barbaira e il Nervia, alcuni esperti trovano un polittico in dodici scomparti, con al centro un dipinto che contrasta con gli elementi raffigurati nei pannelli laterali; il san Martino raffigurato al centro è quasi certamente dipinto senza troppa qualità nel periodo barocco, due secoli dopo del resto dell’opera. Si decide perciò di scoprire il dipinto originale ed ecco apparire la Santa Devota del Brea con la palma in una mano ed un libro nell’altra che sono i tipici attributi della Santa che da allora è venerata nella chiesa parrocchiale di Sant’Antonio Abate di Dolceacqua entrando a sinistra. Ecco perché santa Devota costituisce un legame tra le famiglie Grimaldi e Doria, tra Monaco e Dolceacqua tanto che qualche anno fa il polittico è stato esposto per alcuni mesi nel Principato.
Eraldo Mussa
Ps. La precedente puntata aveva trattato di Latte, XXmiglia, Mentone
e Castellar: 9 luoghi di frontiera in tutto.