“Sono fiorite”, mi dice Giancarlo al telefono. Pochi giorni e sono lì.
La visita inizia dai prati stabili, dalla scorsa volta l’erba è cresciuta ed è un rigoglioso verdeggiare. Mi accompagna, con delicatezza sposta l’erba alta e via via compaiono.
Sono ai margini dei sieponi, sui lati dei prati, in prevalenza “morio”: ma quei petali sembrano mani? Sembrano bocche? Sono viola, sono tesi. È un ritornare sul cammino della scorsa occasione. Questa volta lo sguardo è ancora più meticoloso e attento, sappiamo che cosa cercare e che cosa trovare.
Giancarlo ha l’occhio esperto, passo leggero e sicuro
È la sua terra. Camminiamo con rispetto, quasi a non voler piegare l’erba, la spostiamo con le mani. Qualche fotografia. Tutto un ronzare d’insetti, buon segno, tutto procede come deve. Gli insetti si nutrono. Gli insetti impollinano. La biodiversità respira. Poi andiamo verso la vigna. Le vigne di Giancarlo Scaglione sono antiche, coltivate e custodite con amore e dedizione. Oggi dell’Azienda Forteto della Luja si occupa il figlio Giovanni, che va e viene indaffarato. Un cenno di saluto, ma avremo l’occasione di conoscerci. La figlia Silvia, mi racconta, “disegna gioielli”. Ha presentato una collezione ispirata alla vite. Tra me e me sorrido: gioielli divini – gioielli di vino. Eccoci.
Ed eccole anche qui, le orchidee fiorite
Sono “morio” e “purpurea”. Le “bruna” stanno già sfiorendo. Le “purpurea” svettano come funghi Mazza di tamburo quando sono ancora chiusi. È uno spettacolo. Sono ai piedi dei filari ordinati. Le osservo con i loro petali piccoli e turgidi. Ci sono anche le prime foglie delle Viti.
Sono Vigne tenute sull’erba. Niente diserbante, solo prodotti biologici. E l’erba va curata.
Questa è la Vigna antica del Moscato e poco più oltre quella del Brachetto.
La vista tutt’attorno, le colline, la Valle Bormida, quest’opera meticolosa dell’uomo e questi fiori così rari e protetti. “Pian dei Sogni”, mi dice. Questa parte della collina si chiama “Pian dei Sogni”: non stento a comprendere perché.
M’immagino…
M’immagino che cosa dev’essere con le prime luci. M’immagino questi petali carnosetti, roridi di rugiada. Che stupido, questa non è stagione di rugiada! È stata un’associazione d’idee tutta mia. Però la prima luce del mattino sì, quella sì, e anche quella del tramonto.
Luce che sfiora quando il sole sorge e accarezza quando il sole cala.
Vorrò visitare la cantina antica e camminare lungo le vigne, farmi spiegare come riconoscere le foglie delle varietà di vite. Riconoscere la Barbera dal Brachetto, dal Moscato, dal Cabernet, dal Pinot nero: ecco, sì, sarebbe un gran bel risultato per me.
Concludiamo il pomeriggio nella sua dimora ampia e luminosa appena sopra Canelli
Ci accoglie la sorridente ospitalità della moglie, Rosanna, e Giancarlo mi mostra pubblicazioni che ha selezionato per questa occasione. Un dono prezioso: “2012 – anno 1 – numero 1” della rivista “Astigiani” con un suo articolo su una bella storia. Il Congresso di Vienna – mi racconta – fu occasione d’incontro fra “un diplomatico di nobile famiglia piemontese e un botanico ligure” in temporanea missione diplomatica per la Repubblica di Genova. Filippo Asinari Marchese di San Marzano e Giorgio Gallesio.
Il primo nel 1819 fu autore di un esperimento, senza precedenti, di esportazione vinicola transoceanica. Il suo carico di vini astigiani assortiti approdò in Brasile “in ottimo stato”.
Il secondo dal 1817 fu autore della prima Enciclopedia della Natura, la “Pomona italiana”.
Chissà se quel riferimento “italiana” fu frutto di suggerimento del Marchese in un’Italia ancora divisa in staterelli …
Tra me e me penso al Congresso di Vienna, con la famigerata “Restaurazione”: immagino pieghe e retroscena. Penso a quell’incontro tra persone così diverse e così complementari.
Da una parte un’enciclopedia per organizzare il “Sapere”, dall’altra un azzardo verso il futuro (pieno di sapore, come nota acutamente un mio Collega). Ma questa “restaurazione”, quella che oggi vediamo, dove ci spedirà? È ora di rientrare, ma tornerò. Immagino la luce albicocca tra qualche ora sulle colline al di là del fiume Belbo. Là, lungo la strada per Valdivilla, c’è il monumento alle Brigate partigiane del Comandante Piero Balbo, “il leggendario Capo delle Langhe” per dirla con Fenoglio. Poco oltre c’è il paesino di Castiglione Tinella, quello della celebrata Contessa di Castiglione. Come non pensare alla Contessa e alla sua luce? Alla sua luce quando arriva l’imbrunire.
Ma fu davvero luce?
Nelle immagini mi sembra abbia uno sguardo opaco, senza traccia di sorriso. Invece una luce vera, quella albicocca del tramonto, arriverà anche sulla casa di Giancarlo e Rosanna. Mi piace pensare che si alzerà una brezza leggera ad accarezzare l’erba del prato, a spettinare le fronde degli alberi. Io sarò già in autostrada.
Claudio Zucchellini