Per molti partiti, la difficoltà a definire un programma chiaro, basato su un posizionamento preciso, è palese. Persino una realtà minuscola, che finora si è distinta solo per la sua irrilevanza, come il cosiddetto Terzo Polo, si sta disgregando in quanto non trova la sintesi tra le sue diverse anime. Mara Carfagna parla della necessità di un soggetto liberale, riformista ed europeista. Begli aggettivi, ma che sono stati ripetuti ormai da tanti decenni e da tanti politici di varia estrazione, da suonare come un vuoto bla, bla, come direbbe Greta Thunberg. Qui di seguito, Riccardo Rossotto rievoca il “Discorso di Pericle agli ateniesi del 461 a. C., autentica “lectio magistralis” sulla democrazia. I politici di oggi avrebbero molto da imparare.
Milo Goj
Democrazia, diritti, doveri, regole di condotta pacifiche e non violente. Titoli e temi, questi, dati troppo per scontati dalle nostre generazioni, “viziate” da un dopoguerra di pace, ripresa, crescita, benessere. Oggi il quadro è cambiato e la Politica, non solo italiana, fatica a riprendere il filo di un ragionamento visionario. Le leadership stentano a gestire la complessità. L’assenteismo dilaga: pochi, meno della metà degli aventi diritto, votano e decidono, quindi, per tutti.
Le fragili democrazie occidentali faticano a competere con l’efficienza decisionale delle nuove e delle vecchie autarchie. In questo delicatissimo contesto abbiamo considerato utile e stimolante il suggerimento di Giuliano Cazzola, un intellettuale, provocatore virtuoso, contro i conformismi dilaganti. Andiamoci a rileggere gli antichi greci e ne trarremo insegnamenti preziosi anche per il presente, ha scritto Cazzola. Esistono “Manifesti” scritti migliaia di anni orsono che sono più chiari e complessi di tutti quelli che sono stati pubblicati in questi anni da partiti politici in cerca di una mission, di una identità… di elettori insomma.
“Qui ad Atene facciamo così”
In particolare, un esempio di riferimento potrebbe essere il “Discorso di Pericle agli ateniesi” del 461 a.C. Rileggiamolo insieme. “Qui ad Atene noi facciamo così. Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia. Qui ad Atene noi facciamo così. Le leggi qui assicurano una giustizia uguale per tutti nelle loro dispute private ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, ma come una ricompensa al merito e la povertà non costituisce un impedimento.
Qui ad Atene noi facciamo così. La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo. Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private. Qui ad Atene noi facciamo così. Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.
Qui ad Atene noi facciamo così. Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh! Tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia. Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore. Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in sé stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero. Qui ad Atene noi facciamo così”. Noi italiani, qui a Roma… non facciamo così!
Riccardo Rossotto