È iniziato il conto alla rovescia per uno degli avvenimenti più attesi dagli appassionati di arte moderna: l’uscita del primo volume del Catalogo ragionato dell’opera pittorica di Mario Schifano, relativo agli anni Sessanta. Nel mio editoriale del 31 marzo scorso, avevo sottolineato l’importanza dei lavori di Fondazioni e Archivi per rendere affidabile e trasparente il mercato dell’arte moderna. L’uscita del catalogo, edito da Skira, e frutto del lavoro pluridecennale dell’Archivio Mario Schifano, rappresenta un ulteriore d fondamentale punto di riferimento per il mercato.
“Lo spirito è stato quello di costruire un vero e proprio catalogo ragionato, con tutti i criteri di scientificità richiesti da un’opera come questa, ma che non fosso “noioso”, che restituisse cioè non solo il catalogo delle opere, ma la vita e l’atmosfera che Schifano aveva creato attorno a sé, complice una Roma più felice, più disponibile, più aperta e forse anche più internazionale”, ci racconta Monica De Bei Schifano, vedova del Maestro e presidente dell’Archivio Mario Schifano. La signora, che con Marco Meneguzzo ha curato il catalogo, aggiunge: “Così, accanto alle opere, accompagnate quasi sempre da lunghe didascalie esplicative, ci sono anche le fotografie di quel periodo, che uniscono Campo dei Fiori a Godard, I Rolling Stones e Agnelli, la spiaggia di Fregene e il Piper, Sandro Penna e Moravia… in ogni quadro di Schifano c’è tutto questo, e questo abbiamo tentato di restituire. L’aspetto scientifico poi conta il registro di circa 650 opere – solo la pittura, non i disegni – e siamo felici di poter confermare che se ce ne è sfuggita qualcuna, è davvero in minima parte. Il periodo considerato va dal 1960 al 1969, e coincide con il decennio solare, e con il primo periodo felice e pieno di Schifano”.
Sempre a vantaggio della trasparenza del mercato, ricordiamo che la Cassazione, qualche mese fa, ha stabilito che gli unici cataloghi dell’opera del grande artista, autorizzati, sono quelli dell’Archivio presieduto da Monica De Bei Schifano. Cosa comporta questo?“La sentenza della Cassazione che Lei cita”, racconta la signora, “è stata emessa a seguito della causa intrapresa a Milano da noi Eredi e dall’Archivio in quanto la fondazione MS Multistudio, senza alcuna autorizzazione, né nostra, né, tanto meno della Siae, ha realizzato e distribuito un cofanetto di 5 volumi contenente oltre 24 mila immagini di opere attribuite a Mario Schifano (a parte quelle note), tentando di accreditarla quale pubblicazione scientifica, così contravvenendo a numerose disposizioni della Legge sul Diritto d’Autore.
La Corte di Cassazione ha stabilito il noto principio, riconosciuto da tutta la Giurisprudenza in proposito, contenuto nell’art.70 L.A., ovvero che nel campo dell’arte figurativa si può riprodurre senza l’autorizzazione degli aventi diritto, e soltanto per scopi scientifici o di insegnamento, solamente una parte e non l’intera opera tutelata dal diritto d’autore, nei limiti giustificati da tali fini e sempre che la riproduzione non si ponga in concorrenza con i diritti di sfruttamento economico riservati all’autore o ai suoi eredi. In sostanza, quindi, è stato stabilito che quella pubblicazione, non essendo stata mai debitamente autorizzata, non possiede alcun valore, soprattutto con riguardo alla valenza delle opere riprodotte al suo interno, come, invece, purtroppo, per lungo tempo ha equivocato il mercato di settore”.