Finora, di Emilio Barbarani, con un importante passato di ambasciatore in Sudamerica e in Spagna, abbiamo letto libri riguardanti avvenimenti che hanno attraversatola sua carriera. Il primo libro, che lo ha reso famoso, tanto da fargli meritare il Premio Flaiano, è stato “Chi ha ucciso Lumi Videla”, edito da Mursia.

In esso raccontava il mistero del cadavere di Lumi Videla, appunto, una militante del Mir, il Movimento della sinistra rivoluzionaria in Cile, trovato all’interno delle mura dell’ambasciata italiana di Santiago. In quel momento la nostra legazione era occupata da circa 120 oppositori di Pinochet che si erano messi in salvo dagli arresti chiedendo, appunto, asilo politico. Emilio Barbarani, all’epoca, 1974, era primo segretario, chiamato a quel ruolo proprio per gestire la situazione, viste le sue caratteristiche di uomo d’azione, mentre era console generale a Buenos Aires.

Caratteristiche, le sue, che verranno alla ribalta anche con il suo secondo libro “La via dei topi”, del quale “L’incontro” si è occupato, dove l’ex ambasciatore racconta la sua esperienza nella caccia ai nazisti in fuga in Argentina dalla Germania nel dopoguerra. Dal terzo libro “Stelle lontane della croce del sud” veniamo a conoscenza invece di quella che è stata la formazione sudamericana di Barbarani, per essersi trovato, bambino, migrante con la madre e il fratello nel sud dell’Argentina, dove è cresciuto fino a ritornare, ormai ventenne in Italia e imboccare, per gli studi fatti, lauree in Legge e in Scienze politiche, la carriera diplomatica, che percorrerà fino a diventare ambasciatore nel Cile stesso e poi a Lisbona.

Prima sede: Madrid. Anno 1970

E’ qui che comincia la storia raccontata nel suo ultimo libro “Intrigo Barocco”, edito da Ianieri, un romanzo, questa volta, interamente di fantasia che l’autore aggancia, pretestuosamente, a una pagina della sua vita, quando il professor Ferrarino “mitico Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura” a Madrid, lo invita ad andare da lui, per consegnargli, in maniera del tutto clandestina, delle carte relative “alla storia delle idee nel mondo antico, con particolare riferimento a musulmani, ebrei e cristiani, alle scienze iniziatiche, alla pietra filosofale “, carte trovate murate nei sotterranei del palazzo di Abrantes. Il mandato è quello di non farne parola con nessuno, neppure in avvenire. Ma il nostro autore ha, però, il permesso di fotocopiare il tutto, anche se solo per sua personale conoscenza.

La Santa Inquisizione e la Serenissima repubblica di Venezia

Prende il via così la vicenda del conte Alvise Barbarigo, Console Generale della Serenissima repubblica di Venezia, che la mattina del 21 marzo 1495, viene arrestato dagli sbirri della Santa Inquisizione e portato nelle segrete di Puerta del Sol, dove ben presto verrà denudato, disteso su un tavolaccio al buio e al freddo e torturato, e dove inutilmente protesta facendo valere le credenziali di rappresentante consolare della Repubblica veneta in Spagna. Da quel momento Emilio Barbarani veste, narrativamente parlando, i panni di Alvise Barbarigo e lo fa, quasi a oggettivare la sua coscienza, rivolgendosi a se stesso dandosi del tu. “Vediamo. Tu sei arrivato in Spagna – nella Spagna dei Re Cattolici – con la pretesa di importare ‘idee nuove’, moderne, che hai definito ‘umanistiche e rinascimentali’, nel mal celato desiderio di brillare in società sopra gli altri e di épater questi ‘bravi spagnoli, forse un po’ provinciali e un po’ bigotti…

Ma quel poco che pensava verrà presto sconfessato dalla brutalità di un paio di domenicani dall’aria severa e dottorale “avvolti nelle loro tonache bianche con cappa e cappuccio neri, accompagnati da alcuni uomini di fatica” che gli faranno provare i sorci verdi. Ormai è sospettato di eresia, con l’accusa di aver trafficato con libri proibiti quali la “Terza Apocalisse di Elia”, che egli avrebbe portato in Spagna da Venezia, e il “Libro di Abraham l’ebreo” che aveva ricevuto in cambio. Ma a quei testi, scritti a mano, non è interessata soltanto la chiesa spagnola, ma anche il Vaticano e la Repubblica di Venezia, per cui intorno al destino del Conte Alvise Barbarigo ben presto saranno coinvolti anche i rispettivi servizi segreti, in lotta tra loro.

A dimostrazione, il tutto, che dietro pretesti di natura religiosa e di presunta fede, si celano altri interessi, soldi innanzitutto, ma anche donne e sesso. Dopo lunghe ore di agonia, durante le quali, il Console si produce in un intimo autodafè, cercando di capire dove ha sbagliato, si vede rivestito, sommariamente ripulito e rifocillato, per poi tornare a respirare l’aria pura della libertà. Almeno per 45 giorni, tanti ce ne vogliono perché il Tribunale della Santa inquisizione emetta la sua sentenza definitiva. E’ notte quando, dopo tanta pena, esce in strada.

Un romanzo iniziatico

Ma ecco che si avvicina a lui una carrozza e, aperta la portiera, qualcosa all’interno si muove e “dalla penombra emerge un elegante stivaletto, assieme a una gamba femminile, che attraverso il taglio della gonna, scende lenta fino a toccare il predellino”. Prende così avvio una svolta nella storia che conferma le doti di narratore di Emilio Barbarani, capace nel suo svolgersi di catturare l’attenzione del lettore e introdurlo nei misteri di questo “Intrigo barocco” che, non a caso, si definisce in copertina “Romanzo iniziatico”, dove religione, magia e blasfemia si incrociano sullo sfondo della grande storia.

Diego Zandel

Emilio Barbarani, Intrigo Barocco, Ianieri editore, pag. 322, €.18,00

 

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