Gli italiani paiono essere soddisfatti dal mancato blocco della vendita di auto a benzina e diesel, che a metà febbraio il Parlamento europeo aveva fissato per il 2035. Uno stop allo stop deciso venerdì 3 marzo, grazie soprattutto alla ferma opposizione del Governo Meloni. È il sentiment emerso da un mio studio (di natura qualitativa e non quantitativa) basato su 32 interviste realizzate tra il 4 e il 6 marzo. L’indagine, pur non potendo vantare una rappresentatività statistica assoluta, offre comunque indicazioni significative. L’inchiesta non ha assolutamente l’obiettivo di rispondere a quesiti tecnici relativi a vantaggi o svantaggi dell’auto elettrica, ma si concentra esclusivamente sull’immaginario collettivo.
Il piano dell’Ue non convince neanche gli europeisti
Va subito detto che l’approvazione per il rinvio delle decisioni sul blocco del 2035, condivisa dalla maggioranza degli intervistati, è lo specchio di un atteggiamento tra lo scettico e l’ostile sull’imposizione delle automobili elettriche, voluta dai vertici Ue. Anche tra chi si dichiara europeista convinto, domina l’opinione che l’alt alle auto “tradizionali” non sia indispensabile per “salvare il Pianeta” (obiettivo su cui tutti convergono). Sarebbe una delle non rare astrusità della Ue che, nel migliore dei casi, agisce spinta da irrazionale furore ideologico, nel peggiore da motivazioni di interessi oscuri.
E il problema della batteria…
A torto o a ragione (ribadisco, le mie indagini non entrano mai nel merito, ma mirano a far emergere l’immaginario collettivo) le auto elettriche sono considerate poco economiche, poco pratiche, poco funzionali. C’è chi teme che, a causa della limitata autonomia e delle difficoltà di ricarica, un viaggio in auto, ad esempio, da Milano a Roma, richiederebbe non 6-7 ore, bensì non meno di 10.
La stoccata al settore automotive
Lo stop alle auto a benzina e a diesel non toccherebbe solo le tasche degli automobilisti-consumatori, ma danneggerebbe l’industria dell’automotive, con la perdita nella sola Italia di centinaia di migliaia di posti di lavoro. Se la sostenibilità economica sembra rappresentare il problema principale, gravi dubbi incombono anche su sostenibilità sociale. Si teme che le materie prime necessarie per l’elettrico provengano da Paesi in cui i diritti dei lavoratori non sono rispettati e, in particolare, dilaga la piaga dello sfruttamento minorile.
Infine, alcuni intervistati, hanno concluso con una frase, che gira sui social e che più o meno recita: “Quando la gente ha abbandonato le carrozze per le automobili, lo ha fatto senza che nessuno la obbligasse, ma perché riteneva migliore il nuovo mezzo di trasporto. Se, indipendentemente dalla nostra volontà, ci vogliono imporre l’elettrico, evidentemente c’è qualcosa di distorto”.
Nestar Tosini