Eredità colpevole” è l’ultimo romanzo di Diego Zandel, edito dalla casa editrice Voland. Affermato scrittore, nato nel 1948 nel campo profughi di Servigliano da genitori esuli fiumani, qui Zandel imprime un deciso punto di svolta nella sua prolifica produzione letteraria, già fortemente orientata ai temi di frontiera, in particolare quelli che afferiscono alla sua biografia personale.

Molte sue opere, infatti, sono ambientate tra il mondo balcanico dell’Istria e la Dalmazia, sempre condite da tratti avventurosi d’intrigo e suspence. Ma in questo romanzo la sua partecipazione è, se possibile, ancor maggiore, l’amalgama più intenso, la compenetrazione e identificazione più lucide e sofferte. L’autore mette a nudo molti suoi riferimenti autobiografici, di nuovo attraverso il personaggio Guido Lednaz – sempre più il suo alter ego e dal cognome palesemente palindromo – in un parallelismo letterario che gli consente di attraversare ed esorcizzare pagine spesso dolorose della sua vita.

Una delle più tragiche pagine storiche del ventesimo secolo

“Eredità colpevole”, seppur ambientata ai giorni nostri, ripercorre una delle più tragiche pagine storiche del ventesimo secolo, le vicende sanguinose della Seconda guerra mondiale e il conseguente esodo di un popolo intero, quello dell’Istria, e l’incancellabile vergogna delle foibe. La vicenda è ispirata a un fatto vero, un processo avvenuto dal 1997 al 2004 ad Oskar Piškulić, capo dell’OZNA, la polizia politica di Tito nella ex Jugoslavia.

Già l’incipit è deflagrante

Le prime parole “Gli spararono davanti al portone di casa” aprono una serie di eventi drammatici che accompagneranno tutto il libro, in un flusso diacronico lungo la Storia presente e passata. La vittima è un giudice, Luigi La Spina, coinvolto nella non condanna, di fatto un’assoluzione per un fantomatico “difetto di giurisdizione”, di un criminale di guerra, Josip Strčić, attivo sotto il regime di Tito, artefice di ogni atrocità, dagli assassinii alle torture, financo agli stupri. L’omicidio è rivendicato da un sedicente quanto inedito gruppo armato di estrema destra, che ideologicamente fiancheggia in modo strumentale le vittime delle stragi. In qualità di giornalista e di suo amico, Lednaz intraprende una sua personale indagine, coadiuvato dal capitano di polizia Lucio Alvisini, che indaga per la Procura, a cui si aggiungerà un personaggio femminile, Valeria Mastrantonio, che si rivelerà fondamentale nella ricerca, non solo sul piano professionale.

Una vicenda familiare desolante e funesta

Lednaz incontrerà nella sua indagine numerosi e assai ben ritratti personaggi, che rappresentano i tasselli di un doloroso mosaico, in una sequela incessante e spietata di eventi e rievocazioni, in cui progressivamente ognuno aggiunge un indizio in più, per arrivare a quella verità che pian piano rivela non solo una delle più tristi pagine del nostro Paese, ma una vicenda familiare desolante e funesta, che spiega il titolo del romanzo.

Nemmeno il più distratto dei lettori potrebbe definire tale romanzo “solo” un noir, perché in queste circa 250 pagine, che si leggono d’un fiato, compare un contesto storico mai forse così lucidamente descritto, un’implacabile denuncia di tutti gli estremismi, una condanna senza sconti delle retoriche ideologiche del Novecento, tanto del fascismo che del comunismo, con un’equidistanza, consapevolezza e lucidità, potrei dire davvero uniche nel nostro panorama nazionale, non solo letterario. “Eredità colpevole”, che segna il raggiungimento della piena maturità stilistica ed espressiva dell’autore, dovrebbe costituire patrimonio didattico per le nuove generazioni.

Come cittadini italiani dovremmo perciò esser grati a romanzi come questo, nel solco di quella riconciliazione nazionale così auspicata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per sentirsi finalmente interpreti del vissuto comune, seppur doloroso e sofferto, della nostra Italia.

Cinzia Esposito

Diego Zandel, Eredità Colpevole, Edizioni Voland, pag. 240, €. 19,00

 

 

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