Giustamente attenti e concentrati sull’attualità interna italiana, non dobbiamo rischiare delle eccessive distrazioni sullo scenario internazionale.
Al di là dei lavori del Forum di Davos, in corso proprio in queste ore non dobbiamo dimenticarci che la guerra in Ucraina prosegue. E, addirittura, si stanno programmando, da ambo le parti, i dettagli militari per la “campagna di primavera”quella decisiva per essere poi pronti a sedere, finalmente, ad un tavolo negoziale per la pace. In tutto questo è grave constatare la sostanziale assenza del nostro governo, rappresentato soltanto dal Ministro Valditara. Stupisce come la diligente e attenta Giorgia Meloni sottostimi l’importanza di farsi conoscere a livello internazionale per provare a smontare dubbi, preoccupazioni e pregiudizi!
Le prossime mosse nel Grande Gioco
Proprio perché la guerra, per definizione, finirà, è importante capire come si stiano muovendo i vari protagonisti del “Grande Gioco” diplomatico in corso. Ne abbiamo già seguito le gesta nel corso del 2022. Ma oggi è utile rifare il punto, anche se temporaneo, della situazione, per capire meglio le mosse degli attori di questa affascinante e misteriosa partita di scacchi per rivoluzionare le geomappe del mondo nell’era post-guerra ucraina. I veri protagonisti sostanziali di questi mesi sono e saranno alcuni paesi emergenti. Al di là delle apparenze mediatiche, infatti, nel backstage della politica internazionale, dietro a Stati Uniti, Cina e Russia si stanno muovendo con silenziosa efficienza e anche visione alcuni Paesi, come India, Brasile e Sud Africa e Indonesia, formalmente del secondo giro, almeno per ora, del cerchio magico dei Grandi della Terra.
La voce dei Paesi del Sud del mondo
E’ opinione comune nelle cancellerie mondiali che siano stufi di essere trattati come comparse, come attori di secondo piano. La newsletter settimanale Mondo Capovolto del Corriere della Sera ci aggiorna sulle dinamiche relative ai protagonisti del Global South. Questi paesi non accettano più di ricevere lezioni morali dai cosiddetti paesi del Nord, “tutt’altro che immacolati”. Un segnale di questo malessere è proprio rappresentato dalla neutralità dei principali paesi del Sud del mondo davanti all’invasione scatenata dalla Russia. Di fronte a un Occidente che si aspettava una corale partecipazione alla condanna di Putin, i paesi del Sud hanno risposto in maniera diversa, sorprendente, non bovina. Hanno sottolineato “che in passato sono stati usati pesi e misure diverse e soprattutto che l’Occidente non può pretendere un allineamento automatico dopo averli disprezzati così a lungo”. In questo 2023, India, Brasile e Sud Africa (e perché no l’Indonesia) avranno una grande opportunità di influenzare l’agenda globale dei tre Grandi, in diversi summit internazionali.
Economie in crescita
Una prima avvisaglia si è avuta a novembre, in Egitto, durante la conferenza sul clima (denominata Cop27) quando i cosiddetti Paesi emergenti hanno fatto fronte comune e sono riusciti a strappare concessioni importanti a quelli industrializzati. Stesso scenario qualche tempo dopo, in Canada, per la conferenza sulla bio diversità (Cop15) dove nuovamente i Paesi “in via di sviluppo” hanno costruito un “patto di sindacato di voto” con rivendicazioni unitarie, molto precise. “L’ascesa del Sud globale – ha sottolineato l’ISPI – non è più solo una questione di immaginazione e aspirazione. Sta emergendo come una realtà. La sua integrazione nell’economia globale ha generato molte opportunità, poiché la quota del Sud nei prodotti intermedi è aumentata dal 40% nel 2002 al 53% nel 2021”.
Finora la Cina è stata “il grande burattinaio” di questa crescita dei paesi non occidentali
Oggi però lo scenario sta cambiando e i nuovi leader delle potenze emergenti stanno proclamando l’equidistanza dalle super potenze. Il neo presidente brasiliano Lula – come ha sottolineato Sara Gandolfi sul Corriere della Sera – ha già preannunciato che il gigante sudamericano tornerà ad essere protagonista sullo scacchiere internazionale. Il primo ministro indiano Modi, che attualmente presiede il G20, è sulla stessa linea. Agli inizi del terzo millennio, vent’anni fa, le più grandi democrazie di Asia, America Latina e Africa, diedero vita formalmente ad un triunvirato denominato IBSA: India, Brasile, Sud Africa. Oggi, ci permettiamo di aggiungere anche l’Indonesia che rappresenta il laboratorio della più grande democrazia del mondo islamico Questi quattro paesi guideranno, in successione, tutti i Summit dei Grandi della Terra tra il 2023 e il 2025, avendo quindi l’opportunità di esprimere per la prima volta di fronte ad una platea mondiale, il loro punto di vista, probabilmente diverso rispetto alle politiche internazionali di matrice occidentale.
In cerca di una sola voce
Evidenzieranno anche le proprie rivendicazioni, i propri progetti, le proprie ambizioni. E’ probabile che le geomappe del mondo cambieranno e vedranno questi paesi diventare attori della grande politica. Giustamente Sara Gandolfi si pone un interrogativo legittimo: i leader di India, Brasile, Sud Africa e Indonesia “riusciranno a parlare con una sola voce per promuovere gli interessi del Sud del mondo? I settori chiave sono la lotta al cambiamento climatico, il commercio internazionale, la minaccia rappresentata dal crescente protezionismo all’interno delle economie industriali sviluppate, in particolare negli Stati Uniti; infine, le grandi migrazioni, provocate dalla crisi economica e anche da quella climatica”.
Su molti media internazionali proprio dei paesi dell’IBSA (oggi, con l’aggiunta dell’Indonesia, divenuta IBISA) in questi primi giorni del 2023, si inizia a ragionare sulla priorità di un’attenzione speciale alle questioni che riguardano proprio i paesi in via di sviluppo. Continueremo a seguire gli sviluppi di questo Grande Gioco e il 2023 potrebbe davvero essere l’inizio di un nuovo mondo con delle nuove geomappe politiche caratterizzate da nuovi attori del Global South.
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