Nel 1983, l’allora Presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan, proclama il terzo lunedì di gennaio festa nazionale, federale, a commemorazione della nascita del Rev. Martin Luther King, Jr.
Un passo allora sorprendente ed inaspettato, viste le posizioni filosofiche e politiche di Reagan, ma anche un passo facile, di apertura all’ala progressista del partito. È importante capire il contesto di tale proclama. Le feste nazionali federali sono uniformi, riconosciute in tutta la nazione. Banche chiuse. Uffici federali chiusi. Uffici postali chiusi. Sono feste importanti, sentite, e a volte, persino capite.
Il percorso di MLK Day è stato tortuoso
Il paladino dei diritti civili (di tutti, ricordiamocelo, non solo degli afroamericani) e della nonviolenza morì assassinato il 4 aprile 1968 a Memphis, Tennessee. Da subito, proposte parlamentari federali per intitolargli una festività partono…e finiscono miseramente. Ventotto tali proposte vengono bocciate, respinte, modificate, dimenticate o spazzate via dal 1968 al 1983. Fino all’iniziativa presidenziale del 1983 che finalmente lo riconosce, e nel riconoscerlo, riconosce e rispetta l’umanità di tutti noi.
Happy birthday Dr. King
Ma ciascuno dei singoli Stati rimane libero, a sua volta, di adottare o modificare tale festività. Saranno quindi altri 17 anni, nel 2000, finchè la festività federale diventi anche festa in ciascuno dei 50 stati. E purtroppo ancora oggi, Alabama e Mississippi scelgono di riconoscere “King-Lee Day” in cui ognuno può celebrare l’uno o l’altro, il leader nero per i diritti civili, o il generale capo delle forze armate ribelli, sudiste e schiaviste, Gen. Robert E. Lee. Io scelgo di ricordare l’uno, ma di ringraziare l’altro. Grazie, Dr. King. E happy birthday.
Antonio Valla