Odeon. Tutto quanto fa spettacolo. Il rotocalco settimanale, trasmesso da Rai due nella seconda metà degli anni Settanta, assurto a indiscusso cult, avrebbe dedicato una puntata speciale agli imbrattatori delle opere d’arte. Ma facciamo un passo indietro, a lunedì 29 maggio. Quel giorno, alcuni giovani, al grido di “Sauvons la planète” (Salviamo il pianeta) lanciarono una torta sul più famoso ritratto del mondo, “La Gioconda”, esposta al Louvre di Parigi. Monna Lisa non subì danni, perché protetta da vetri blindati. Minime anche le conseguenze per la cornice.
Azioni ben coordinate, non eventi sporadici. Cosa c’è sotto?
Da quella giornata del “maggio francese”, le azioni di gruppi definiti dai media “attivisti per il clima”, si sono moltiplicate. A luglio alcuno musei inglesi sono stati presi di mira da componenti di Just Stop OIL, associazione ambientalista che combatte i combustibili fossili. Alla National Gallery di Londra, alcuni giovani sono arrivati a incollarsi al quadro di John Constable “The hay wain”. E nemmeno l’Italia è rimasta indenne. Sempre a luglio, presso la Sala Botticelli degli Uffizi di Firenze, alcuni membri del gruppo Ultima generazione si sono incollati al vetro protettivo della Primavera, il capolavoro del pittore fiorentino. Più recentemente, a Milano, Ultima generazione ha gettato farina su un’automobile-installazione di Andy Warhol esposta alla Fabbrica del Vapore. Gesto seguito dall’ormai rituale incollamento degli attivisti all’opera del Maestro della Pop Art.
Insomma, gli attacchi all’arte di Just Stop OIL, Ultima generazione e di altre sigle ambientaliste, come Extinction Rebellion si susseguono e danno l’idea di non essere eventi sporadici, bensì azioni coordinate. Da mercoledì 7 dicembre, gli attivisti hanno allargato il campo d’azione, passando dall’arte visiva a quella musicale. Ultima generazione ha imbrattato muri e vetrine del Teatro alla Scala, in occasione dell’attesissima “prima”. Un evento sotto i riflettori di tutto il mondo. Di fronte a tutto ciò l’opinione pubblica si è divisa in due. Da una parte c’è chi si indigna per questi oltraggi alla sacralità dell’arte. Dall’altra si giustificano gli attivisti, affermando che l’attacco ai capolavori della cultura crea un impatto mediatico prezioso per porre l’attenzione di tutto il mondo sulla precaria salute del Pianeta.
Atti di vandalismo? No, performance mediatiche
Va ricordato che gli attacchi sono clamorosi, ma simbolici. Le opere sono protette e i danni subiti irrilevanti. Insomma, più che di vere azioni di guerriglia, si tratta di performance mediatiche. E qui mi riallaccio all’inizio dell’articolo, quando ho citato il leggendario rotocalco televisivo Odeon.
Queste azioni fanno parte di uno spettacolo. Sono esse stesse una forma d’arte. Ovviamente nella sua declinazione più provocatoria, come i fantocci dalle sembianze di bambini impiccati da Maurizio Cattelan in Piazza 24 maggio a Milano. La mia impressione è che più che puntare a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’ambiente, si voglia mettere in scena uno show, sempre ben documentato da video.
E non mi stupirebbe (anzi lo prevedo) se gli autori di queste performance fossero presenti alla prossima Biennale di Venezia, non come “attentatori”, bensì come realizzatori di video Art. Insomma l’attacco (simulato) all’arte come forma d’arte. In fondo, anche l’art performer David Datuna ha ricevuto una consacrazione presso la contemporary art community, dopo aver preso di mira “Comedian”, la banana-installazione di Cattelan appesa a un muro ed esposta alla super prestigiosa galleria Perrotin ad Art Basel Miami. Anzi, il gesto di Datuna (ormai visto come un Maestro) è stato ancora più estremo di quello degli attivisti del clima. Non si è limitato a imbrattare simbolicamente la banana. L’ha fatta sparire mangiandosela.
Milo Goj