Mi piace moltissimo camminare. Rilassa e scioglie i pensieri. Ci si guarda in giro con calma, si percepisce molto, si capisce meglio. Da studente, camminando nella nebbia risolvevo i problemi di trigonometria. Da Avvocato, camminando risolvo questioni giuridiche. Come strappando le erbacce nell’orto.
Camminare fa bene allo spirito e alla mente
Privilegio il camminare nel silenzio, solo il rumore dei passi. Quando avrò più tempo mi cimenterò in qualche lungo cammino. Un mio Collega di Studio ne ha percorsi di lunghi e di brevi in Italia e all’estero. Come il Sentiero di Leonardo e di S. Agostino in Lombardia, la via Francigena in Italia (da Aosta a Benevento), il Cammino di Santiago (da Saint Jean Pied de Port e da Porto), il Cammino di Gerusalemme.
Un altro mio amico e Collega è partito da casa sua a Milano con lo zaino per raggiungere la casa del mare a Zoagli (GE) e ha giurato che la vera vacanza è stato il tragitto (che ha compreso una delle cd. Vie del Sale). Non stento a crederlo. In fondo un lungo cammino è un pellegrinaggio… verso se stessi.
Come è stato scritto, “un lungo corpo a corpo con la terra” … camminando si impara a volare.
La Marcia su Roma non è stata un lungo cammino
Per anni e anni è stata raccontata come una specie di scampagnata dove tutto era già predisposto, una cerimonia per la consegna del potere dal Re a Mussolini. Come una colorita rimpatriata di eroi di guerra e di giovanotti un po’ esaltati come succede ai giovani di ogni generazione. Sappiamo che non è così.
La Marcia su Roma è stata orrore, sangue e sopraffazione
La Marcia su Roma è stata orrore, violenza, sangue, sopraffazione. La consegna del potere a Mussolini è avvenuta da parte di un Re intimidito e impaurito (del resto, “uno il coraggio non se lo può dare”). Un Re tra l’altro fuorviato – come è stato accertato – da informazioni del tutto errate sulla consistenza numerica dei Fascisti che stavano affluendo su Roma. Un Re fuorviato e un manipolo di politici che Mussolini aveva lusingato e ingannato uno per uno, prospettando separatamente a ciascuno uno scampolo di potere. Un barlume di carriera, la conservazione di una poltrona.
Un Sabato Fascista senza farsi troppe domande
I miei genitori mi raccontavano del Sabato Fascista senza troppo interrogarsi: “Si faceva così e non era poi male”. Ci si ritrovava vestiti tutti uguali e si faceva quel che si doveva fare. Mio papà ha fatto qualcosa di più. A 18 anni è partito volontario negli alpini, Genio trasmissioni, Divisione Pusteria (“ubi nos, ibi victoria”) per “spezzare le reni alla Grecia”.
Marciare in Grecia, Albania e Montenegro è stato assai diverso
Non veniva mai a passeggiare. “Io di marce ne ho fatte fin troppe in Grecia, Albania e Montenegro, con la neve fino ai coglioni sprofondando con gli scarponi di cartone nelle carcasse dei muli o nei cadaveri dei soldati, tiravi su i piedi e avevi le budella attaccate. Fame, morte, freddo e dissenteria. Poi sono arrivati i Tedeschi a toglierci le castagne dal fuoco. Quando è caduta una slavina, travolgendo la nostra colonna di Alpini, il Colonnello mi ha chiesto di chiamare il Generale per comunicargli con urgenza quanti muli erano andati perduti. Muli, non uomini!”.
Gli Storici hanno ricostruito che quando Mussolini decise di entrare in guerra e si accinse a preparare il fatidico discorso. Bottai, Ciano e lo Stato Maggiore tutto “si diedero di gomito” e si fecero occhiatacce: il Duce era impazzito?! Non era impazzito, è stato l’acuto di un uomo scaltro, spregiudicato, opportunista, spietato. Ricordiamo che fece far fuori gli avversari politici più in vista, “impacchettò” in manicomio la quasi-moglie caduta in miseria dopo averlo finanziato, e il primo vero figlio. Discriminò gli Ebrei, lasciò usare il gas in Africa e infilò l’Italia nel vicolo cieco della guerra e, non contento, fu attivo complice dei Nazisti sul nostro territorio.
Alla fin dei conti un narcisista patologico
Sotto sotto, un mediocre. Mi piace ricordare che si vantava delle sue seriali seduzioni nei confronti del genere femminile. Ancor più interessante è che si vantasse tanto della brutalità quanto della sbrigatività, il che ce la dice lunga.
Scaltro e opportunista, ho appena scritto. Pronto a erigere un monumento a Corridoni, anarco-sindacalista, per bearsi di quel simbolo, pronto a pompose commemorazioni di Cesare Battisti per illuminarsi col suo martirio.
Il coraggio di Ernestina
Ma qui ha trovato sulla sua strada una donna lucida, energica, colta e decisa, Ernestina Bittanti, vedova Battisti, che nel gennaio 1923 ha preso carta, penna e calamaio. E che scrive così. «Non so quanti rappresentanti del popolo italiano che voi schiaffeggiate col vostro disprezzo, non so quanti e come abbiano misurato il fallimento e lo schianto. Ma ebbero brivido sotto terra i costruttori di questa Italia, pensatori, martiri e soldati di un secolo intero […] Alla Storia non si dettano leggi; ma essa Vi ha scelto espressione di un terribile destino: quello di reggere, di sorreggere forse l’Italia incatenandola ed umiliando il suo spirito vitale! Dove ci avviamo? O, meglio, dove ci conducete?».
I finanziamenti inglesi e le ‘stecche’ americane a Mussolini
In guerra, sì, ma ancor prima aveva fatto scorrere sangue, sistematicamente.
I più recenti studi, la desecretazione dei documenti inglesi, hanno consentito di capire che Matteotti, che conosceva lingue straniere e conosceva l’economia, si era recato a Londra per incontrare i Laburisti. Lì aveva ricevuto documenti sui finanziamenti inglesi a Mussolini interventista e sulle “stecche” di una Società petrolifera americana al regime fascista in occasione di un’importante convenzione petrolifera.
Ora e sempre Resistenza
Sappiamo che fine ha fatto nel giugno del ‘24. Pochi giorni dopo la signora Ernestina in concomitanza di un raduno fascista a Trento ha steso un velo nero sul cippo dedicato al marito al Castello del Buonconsiglio. Quel giorno non era sola. Con lei c’era Piero Calamandrei. Sì, il Calamandrei di “Ora e sempre Resistenza”. Ora e sempre Resistenza, appunto.
Claudio Zucchellini