Il famoso poeta inglese John Donne nel 1600 lanciò un appello, poi riportato da Hemingway nel suo libro sulla guerra civile in Spagna. Ecco l’appello: “Quando suona a morto la campana della libertà, non chiederti per chi suona; suona anche per Te”.

Dopo l’8 settembre 1943, nella dissoluzione dello Stato per la fuga del re, dei ministri, dei generali, l’appello fu raccolto dagli ex-detenuti politici antifascisti, dagli ex-confinati, dagli esuli, dai militari sfuggiti alla cattura da parte dei tedeschi e all’internamento in Germania e successivamente dai giovani delle classi 1923 e 1924 chiamati alle armi dai bandi della Repubblica Sociale Italiana.

Da questo insieme diffuso di avversari del nazifascismo nacque, nella primavera del 1944, il Corpo Volontari della Libertà, erede dei volontari del Risorgimento che insorsero in varie parti d’Italia per ottenere una Patria libera e democratica.

L’avv. Riccardo Rossotto, nel suo sin troppo lungo editoriale intitolato “25 Aprile, una data da non scordare” auspica opportunamente che il 25 Aprile “rimanga per sempre una data fondamentale per il nostro Paese nella riconquista della libertà e della democrazia”.

Questa affermazione supera la invocata “pacificazione” tra Partigiani e Nazifascisti che per questi ultimi significherebbe una “equiparazione” mentre il vessillo della libertà non potrà mai essere parificato alla croce uncinata e al fascio littorio.

Oggi alla nostalgia fascistoide di un Partito qualunquista, la Lega, contrapponiamo la fede di quanti allora ascoltarono il suono della campana della libertà ed intervennero conquistando con il sacrificio della vita quel bene perenne, che è la Libertà, oggi garantita al Paese dai principi fondamentali della Costituzione, ispirata ai valori della Resistenza.

Bruno Segre

Bruno Segre

Avvocato e giornalista. Fondatore nel 1949 de L'Incontro

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