Sabrina Ravanelli

Gli studiosi di semiotica visiva la chiamano iconologia, da non confondersi con l’iconografia. È la disciplina che spiega come alcuni artisti esprimono la propria creatività in funzione della cultura del tempo in cui vivono. Ad esempio, i pittori medioevali, in un’epoca di Timor dei, tendevano a dipingere uomini e donne con aria contrita e umile, da peccatori spaventati, mentre quelli del Rinascimento indulgevano allo splendore della bellezza.

Uscendo dall’arte visiva, ma mantenendo il confronto tra queste due epoche, gli architetti del Medioevo costruivano chiese in cui, in qualunque punto si trovasse, il fedele si sentiva sperso nell’immensità del Creato. Nel Rinascimento, invece, il visitatore aveva l’impressione di stare al centro di tutto o, almeno, in una posizione da protagonista.

Privazione, la nuova minaccia dopo la pandemia

Sabrina Ravanelli, tra i contemporary artist italiani, sta fornendo, in un’ottica iconologica, una chiave di lettura per decifrare la complessità di questi tempi. Due anni fa aveva realizzato la mostra concept Unidentity, in cui denunciava la perdita di identità individuale indotta dalla pandemia e simboleggiata dalle mascherina che nascondevano il volto. Conosciuta come “Material Queen” per la sua passione e capacità nel trattare i materiali, ha realizzato quadri in cui i volti erano costituiti da mascherine (vere, non dipinte).

Un apprezzato esempio di esercizio iconologico è la rivisitazione di “Il quarto stato”, di Giuseppe Pellizza da Volpedo, diventato “Sine anima”. La denuncia non è più quella di una classe sociale, tenuta ai margini, che vuole assumere il ruolo che le spetta, bensì quella di una massa di persone rese irriconoscibili, quindi, appunto, derubate dell’anima. Lasciati alle spalle (almeno, si spera) i disagi della pandemia, la nuova minaccia è quella della “privazione”. Venti di guerra, carenze delle materie prime, esplosione di costi energetici hanno fatto dire a Emmanuel Macron “I tempi dell’abbondanza sono finiti”. Concetto ripreso sostanzialmente dal Presidente Sergio Mattarella. Insomma, dopo decenni la crescita del benessere subirebbe un’inversione di tendenza, con vincoli all’uso degli elettrodomestici, contingentamento dell’acqua calda, e addirittura razionamenti alimentari.

Il remove painting, l’arte dell’asportare

Con la sua sensibilità di artista, Ravanelli ha creato il Remove painting, opere che raffigurano visivamente i tempi di privazioni. Si tratta di tele, tendenzialmente monocrome, cui la contemporary artist ha asportato una parte. Da Lucio Fontana, alla sua allieva prediletta, Edoarda Emilia Maino, detta “Dadamaino”, ritagliare una pezzo di una tela non è, per l’arte italiana, esercizio raro. Ravanelli però toglie anche una parte del supporto stesso, il telaio.

L’opera rischia così di implodere, di afflosciarsi, come sta accadendo alla nostra società. L’artista dà però un segnale di speranza. Grazie alle sue competenze di “Material Queen”, l’opera resta stabile. E la parte ritagliata non esprime caos, ma è il frutto di una ricerca di armonia ed equilibrio. Che vanno perseguiti anche quando viene sottratto qualcosa a cui sembrava non si potesse rinunciare.

Milo Goj

Milo Goj, attuale direttore responsabile de L’Incontro, ha diretto nella sua carriera altri giornali prestigiosi, come Espansione, Harvard Business Review (versione italiana), Sport Economy, Il Valore,...

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