Lo scorso 30 settembre Alberto Papuzzi ci ha lasciati: grande e coraggioso giornalista, autore di libri che costituiscono pietre miliari nella formazione dei giornalisti. Lo ricordo come autore di “Portami su quello che canta”, il libro del 1977 con il quale ha raccontato il processo, a Torino, allo psichiatra Coda per i maltrattamenti inflitti ai suoi pazienti nel manicomio di Collegno.
Autore di libri pietre miliari nella formazione dei giornalisti
Il libro – con la vicenda narrata – ebbe un ruolo importante nell’ambito del dibattito politico, medico e culturale che portò all’approvazione della cosiddetta Legge Basaglia. Una svolta decisiva nel rapporto medico-paziente e nell’approccio ai disagi mentali (purtroppo una riforma rimasta incompiuta della quale, oggi più che mai, si avvertono le lacune).
Sensibilità e spirito da combattente per le battaglie civili
Proprio in questa sua qualità ho avuto il piacere di conoscerlo realizzando, con Marino Bronzino, il docufilm “Portami su quello che canta – storia di un libro guerriero”. Nell’intervista realizzata da Marino Bronzino presso l’abitazione di Papuzzi prorompeva – nonostante i segni della malattia – la sua raffinata sensibilità e lo spirito del combattente per le battaglie civili.
In compagnia di Marino in un pomeriggio indimenticabile
Del resto, la dedica manoscritta apposta al libro dell’epoca che Marino portava con sé era la quintessenza del suo spessore morale e culturale: “A Marino, che ha il coraggio di far sopravvivere questo libro guerriero”. Siamo tornati insieme a casa sua, a montaggio avvenuto, per sottoporgli il lavoro terminato. E’ stato un pomeriggio vibrante e indimenticabile.
L’importanza di coltivare e custodire la memoria
Nonostante la sua condizione precaria, Alberto Papuzzi emanava forza ed energia e con forza ed energia ci ha abbracciati dopo la proiezione del docufilm.
Lui commosso e noi più di lui. Alla “prima”, ospiti del Museo del Cinema di Torino, è venuto ed è intervenuto nonostante ciò comportasse per lui una grande fatica. Ha tenuto uno straordinario discorso su quanto fosse importante coltivare e custodire la memoria. Era anche un abile alpinista e un appassionato ciclista: mi piace, ci piace, immaginarlo concentrato e felice anche in questa ultima ascensione.
Claudio Zucchellini