Visto che i Burattinai” tacciono, i “Burattini” provano a cercarsi da soli delle risposte.
La prima l’abbiamo avuta leggendo i risultati di bilancio dell’Eni. Assolutamente coerenti con l’ipotesi formulata da Mario Giordano di aver tratto un beneficio straordinario dal rialzo del gas, senza socializzarlo con i propri stakeholder, e cioè noi cittadini italiani azionisti della società. Abbiamo provato ad iniziare le nostre ricerche sulle origini del rialzo esplosivo del prezzo del gas. E abbiamo raccolto queste tre risposte alle tre più importanti domande su questo rialzo incredibile, inaspettato e, alla fine, addebitato alla guerra in Ucraina (il gas è arrivato ad essere più caro di 10 volte rispetto al prezzo di un solo anno fa). Eccovi la sintesi che ne abbiamo ricavato.
Come funziona il mercato del gas e come si costruisce il suo prezzo?
Il prezzo si realizza ogni giorno sul mercato di Amsterdam denominato TTf (Title Transfer Facility. La struttura di trasferimento dei titoli di proprietà) dove gli operatori si scambiano futures, e cioè i contratti di opzione che danno diritto all’acquisto di un bene, il gas, in un determinato “slot” temporale. In questi giorni, alla Borsa di Amsterdam, sono in scadenza i contratti settembre 2022 con le consegne della preziosa materia prima a fine settembre e ottobre. Sono trattati soprattutto i futures con scadenze più lontane: e sono proprio questi titoli che ci offrono il prezzo tendenziale del gas in futuro.
Le transazioni avvengono in via telematica e quindi in tempo reale
Il prezzo varia quindi in ogni nano secondo e il prezzo della giornata viene fissato alla chiusura della Borsa alle ore 18. Siamo di fronte quindi alle tradizionali regole di un mercato mobiliare dove la legge della domanda e dell’offerta fissa il prezzo. Più c’è domanda, più il prezzo sale.
Come si possono spiegare i clamorosi rialzi degli ultimi mesi?
Al di là dell’alibi, ormai utilizzato e strumentalizzato per qualsiasi rialzo di materie prime, indubbiamente la guerra in Ucraina e soprattutto le conseguenti sanzioni economiche deliberate dai paesi occidentali nei riguardi di Mosca, hanno contaminato il mercato di Amsterdam. Non dobbiamo dimenticare che i futures sono delle opzioni che “giocano” sul prezzo futuro della materia prima, nel nostro caso del gas. Quindi quello che determina l’andamento della domanda e del conseguente prezzo della materia prima è condizionato dalle previsioni che si fanno a breve-medio e lungo termine. Negli ultimi mesi hanno condizionato i valori del gas le preoccupazioni che esistono circa una possibile decisione di Mosca di interrompere la fornitura di questa materia prima. Si sono verificate riduzioni delle forniture e periodicamente, senza preavviso, sono stati decisi dei blocchi di fornitura giustificandoli con necessità di manutenzione delle pipeline.
Un altro motivo del rialzo risiede nell’aumento della domanda
Si sta assistendo ad un massiccio rialzo degli ordini di acquisto del gas da parte di Cina e India: e questo aspetto influisce sicuramente sulle fluttuazioni del prezzo.
Perché in questi ultimi giorni si registrano degli importanti ribassi?
Sempre per le stesse ragioni che abbiamo visto, si spiegano i ribassi. Le previsioni che gli operatori speculativi fanno riguardo all’andamento della domanda o dell’offerta futura. E’ bastato l’annuncio che i paesi membri dell’Unione Europea fossero vicini a trovare un accordo sul tetto al prezzo del gas, perché le quotazioni di questa materia prima scendessero. La previsione infatti in tal caso era quella che non ci sarebbe stata più flessibilità per speculare sulle oscillazioni del prezzo. La circostanza che il tetto al prezzo del gas non sia stata ancora oggetto di un accordo all’interno dell’Unione Europea non ha intaccato il prezzo: ormai si pensa che prima o poi tale accordo si troverà.
Quella certa finanza che regola le nostre vite
Bisogna poi considerare anche un calo prospettico della domanda, quella “vera”: la Germania ha annunciato di aver raggiunto l’obiettivo di riempire le riserve in anticipo e quindi di ridurre i prossimi acquisti. Secondo una accreditata fonte finanziaria, molti operatori hanno anche “portato a casa” il beneficio delle ultime operazioni speculative. Quando infatti un hedge fund compra un future sul gas non perché vuole arrivare a scadenza e ritirare la materia prima, ma per venderlo non appena si sarà registrato un certo rialzo, siamo di fronte al classico esempio di una speculazione che prescinde dalla domanda e dall’offerta di quel prodotto in quel momento di mercato, ma si fonda esclusivamente sull’obiettivo di un guadagno finanziario.
Si “sconta” soltanto una previsione futura, si comprano dei futures con scadenza dicembre 2022, ad esempio, e poi si realizzano molto prima, quando si ritiene che il beneficio finanziario raggiunto sia sufficiente o quando, invece, si ritiene che sia iniziato un ribasso e si vuole evitare una perdita.
Questo è il quadro emerso dalle ricerche che abbiamo fatto intervistando operatori nazionali ed internazionali
Le conclusioni ci portano a dire che la guerra in Ucraina è stata una delle concause di questo rialzo. Ma il cuore del problema risiede nella speculazione finanziaria che ha fatto guadagnare decina di milioni di euro, finora, agli hedge fund. E allora torniamo al tema che abbiamo già evidenziato nell’ultimo contributo. Perché le autorità governative europee e auspicabilmente anche quelle mondiali, non modificano i regolamenti relativi alla possibilità di fare operazioni sui mercati mobiliari, anche delle materie prime, con l’”effetto leva”?
La speculazione di Enron portò a diverse bancarotte
E’ interessante, infine, conoscere un precedente in materia di speculazioni sui costi dell’energia. Ce lo ha ricordato Federico Rampini rammentandoci uno dei primi, clamorosi scandali del Terzo Millennio, quello del fallimento della società americana Enron. Proprio nel 2000, la California visse una stagione costellata di blackout elettrici. Lo stato americano rischiò la bancarotta. Le cause originarie erano anche ambientali (siccità, calo della produzione e boom dei consumi) ma anche e soprattutto speculative. La società finanziaria Enron fu la grande protagonista di quella speculazione finita con la sua bancarotta che travolse anche la più importante società di revisione dei conti del mondo. La mitica Arthur Andersen. Fu il più grande fallimento della storia economica americana fino a quella data.
Prezzi manipolati…e da chi?
Oggi, c’è davvero da chiedersi quante Enron stiano replicando il modello di business della famosa finanziaria americana. I sospetti che ad Amsterdam ci siano delle manipolazioni finanziarie che vanno oltre l’equilibrio tra domanda ed offerta, sono diventati certezze. Un esperto del settore, Salvatore Carollo, sulla rivista Energia.it ha esposto una tesi suggestiva e provocatoria. Suggerisce al nostro governo di recedere dagli accordi di partecipazione al mercato di Amsterdam evitando di essere costretti a subire gli effetti non del mercato ma della speculazione finanziaria.
E’ ora di conoscere la realtà
Insomma, e torniamo alla questione centrale, perché l’opinione pubblica dei singoli stati non deve essere messa in condizione di conoscere la realtà circostante? Anche se brutta, pericolosa, popolata da pirati e non da operatori corretti? Visto che ciò non accade, i dubbi e le dietrologie aumentano e ciò non giova certo a combattere il populismo che odia proprio quelle élite omertose.
Riccardo Rossotto