Nell’immediatezza dello scorso articolo “Il vecchio e il bambino: montagna in purezza” la questione “doccia o minestrone?”, posta in modo provocatorio, aveva dato luogo tra gli amici a tre decise prese di posizione per la doccia. La cosa mi aveva sorpreso e allora ho stimolato altri amici, colleghi e buoni conoscenti a – come dire – prendere posizione.
Ho registrato un “pastasciutta più che minestrone” (è stato precisato che comunque milita nella colonna del “minestrone”). Tirando le fila, in modo compatto gli amanti della montagna hanno risposto senza esitazione “minestrone”. Successivamente ho pensato, sorridendo, di coinvolgere in questa specie di sondaggio anche amici che vanno per mare: sono risultati compatti sul minestrone. Del resto chi va per mare è come chi va per montagne. Si tratta comunque di una immersione nella natura con la consapevolezza che occorrono rispetto, preparazione e disciplina. E tanta umiltà.
Il modello di sviluppo parte da rispetto, disciplina e umilità
Rispetto, preparazione, disciplina ed umiltà verso la natura costituiscono probabilmente il nucleo centrale dell’atteggiamento che qualifica le scelte sui “modelli di sviluppo”. Anche in materia turistica. Negli stessi giorni sono stati pubblicati articoli (prendo spunto dal quotidiano L’Adige del 16 luglio 2022) da cui risulta quanto segue. “Emergenza – Inverno senza neve, primavera arida, caldo estremo – Manca acqua, ma i turisti pretendono docce e servizi da hotel”.
L’acqua ‘santa’ dei rifugi alpini
Le tante pretese di chi va in montagna senza usare la ‘testa’
Tutto il potere al minestrone
Alla fine 57 su 63 per il minestrone, 3 per la doccia, 3 posizioni interlocutorie.
Sarebbe interessante “tracciare” gli escursionisti di cui raccontano, non senza preoccupazione e una punta di apprensione, i gestori dei rifugi. Chi sono? Da dove vengono? “Che cosa hanno nella testa”? Probabilmente si tratta di una fascia rilevante, rappresentativa dell’atteggiamento per cui si può fare qualsiasi cosa, andare in qualsiasi luogo ignari del contesto. Come se il portafoglio e il tempo potessero bastare per fare qualsiasi cosa, per andare ovunque.
Si tratta verosimilmente di protagonisti del turismo “mordi e fuggi”: il turismo momentaneo e disinformato, occasionale e indifferente.
Le risorse naturali vanno rispettate e conservate
Per dirla in modo forse un po’ scontato, ma efficace: “consumismo del turismo” e quindi “turismo consumistico”. E’ qui che si gioca la partita: l’ “educazione”, intesa come apprendimento di regole fondamentali, contesto per contesto. Valorizzare le risorse naturali del nostro Paese come del Pianeta in generale non significa monetizzarle, cercare ogni modo per ricavarne un profitto a qualsiasi costo. Si tratta di comprenderne il valore, amarle, conservarle, rispettarle. In sostanza, muoversi in punta di piedi, anche se con gli scarponi.
In natura saremo sempre ospiti
Interessanti spunti sono proposti da persone che hanno consuetudine con viaggi in modalità “basiche” e/o in luoghi disagiati. Cristiana, per esempio, mi ha segnalato che in un viaggio nel deserto marocchino ciascuno veniva dotato di due litri di acqua al giorno che doveva gestire per sé: bere e lavarsi. Ah, la gestione personale dell’acqua! Si parte sempre anche dalle piccole cose. Mi viene in mente il signor Gino, conosciuto in spiaggia ad Albisola, manutentore che ha trascorso la vita su navi cargo per tutti i mari del globo. Lavarsi i denti? Aprire acqua – bagnare spazzolino –chiudere acqua – lavaggio – riaprire acqua per sciacquare bocca e spazzolino – richiudere subito.
Impariamo a riciclare l’acqua anche per altri scopi
Gli amici campeggiatori conservano l’acqua della pasta che contiene amido e sale per lavare piatti e pentole. Si può fare anche a casa. Penso a Gaber: “Una brutta giornata / chiuso in casa a pensare / una vita sprecata / non c’è niente da fare. / Mah, quasi quasi mi faccio uno shampoo… Scende l’acqua / scroscia l’acqua / calda, fredda, calda … / giusta”. La canzone ha una sua genialità, ma fotografa un comportamento che non possiamo più permetterci di attuare sopra pensiero, “tanto ce n’è”.
Manuela di Fiera di Primiero è l’insegnante e allenatrice di schiere di studenti-campioni che già mi ha guidato a riscoprire le trincee ai piedi della Pale di San Martino e poi mi ha raccontato la notte della tempesta Vaia. Arriva sulla questione con una stoccata da torero. “Basta avere un piccolo strofinaccio di cotone, come quello degli asciugamani, metti acqua in piccolo recipiente, insaponi il mini-asciugamano, lo passi sul corpo, risciacqui nella stessa acqua ed è fatto… Mangi un minestrone profumando di lavanda”. Olè!
Claudio Zucchellini