Molti di noi (non tutti però, secondo gli ultimi sondaggi) si stanno avviluppando nello sconforto per la triste e surreale fine del governo Draghi. Abbiamo perso un grande talento e dobbiamo immaginare un futuro politico senza di lui. A nostro parere lo rivedremo comparire molto presto candidato in una prestigiosa sede europea.

Come ha detto lo stesso ex Presidente del Consiglio però dobbiamo rimetterci a lavorare fin da subito. Il contesto economico nazionale ed internazionale non ci permette perdite di tempo, distrazioni e sottovalutazioni della drammatica realtà che dovremo affrontare da settembre. La lista dei problemi è la stessa che avevamo stilato all’inizio di questo reportage sulle priorità che prima o poi il governo dovrà affrontare e risolvere, ogni volta “contandosi” in Parlamento.

Non è tanto drammatico o sconvolgente il dover prendere atto che dovremo tornare a votare il 25 settembre (fa parte di una normale dinamica democratica). E’ drammatico constatare l’esistenza della spaccatura nel nostro Paese. Così come sta succedendo in America, in Francia, forse anche in Germania. Non tanto fra la cosiddetta Destra e la cosiddetta Sinistra.  Ma tra chi vuole gestire una complessa crisi valutandone i costi in termini di sacrifici e di riduzione delle disuguaglianze, e chi, con una visione a breve, cerca di conquistarsi il consenso degli elettori con promesse demagogiche e populiste. Tenendo sempre conto del nostro indebitamento e quindi delle limitate risorse a disposizione.

Andare a votare non è mai stato così importante per la nostra Repubblica

Siamo alla vigilia di una campagna elettorale che vedrà di fronte due schieramenti. I Costruttori che cercheranno di tessere la tela di un percorso complesso e articolato di riforme ormai non rinviabili (con il punto fermo il PNRR). E i Populisti che “prometteranno” la qualunque con semplificazioni e banalizzazioni di problematiche complesse e oggettivamente difficili da risolvere. A noi elettori spetterà la scelta: mai come questa volta sarà fondamentale partecipare esprimendo la propria opinione. Tutto ciò con  elezioni politiche che si terranno sulla base di una legge elettorale non riformata nonostante l’esito del Referendum del settembre 2020. Legge scritta sulla base di uno scenario da bipolarismo e invece da paracadutare in un contesto, come ci dimostrò il risultato del 2018, costituito da un tripolarismo imperfetto.

I problemi da risolvere non cambiano e pertanto procediamo e completiamo la lista delle tematiche che qualsiasi governo dovesse emergere come vincitore dalle prossime elezioni dovrà affrontare subito, scegliendo se fare il Costruttore o il Populista. Le questioni strategiche di politica estera e relative allo spinoso tema delle disuguaglianze non sono più rinviabili.

Una suggestione per la nostra politica estera

La guerra in Ucraina ha riattivato il Grande Gioco. Come stiamo analizzando nel suo divenire, proprio su queste colonne, la Cina e Usa stanno cercando di modificare il sistema delle influenze politiche internazionali, creando un nuovo sistema di alleanze e delle nuove mappe di geo-politica. Stiamo assistendo, sempre più spesso, a singole nazioni anche dell’UE  che agiscono in modo unilaterale per stringere accordi industriali con nazioni facenti parte di quell’area “grigia” e di quei Paesi apparentemente non allineati ad uno dei due blocchi della nuova Guerra Fredda. Dentro questo contesto diplomatico si potrebbero aprire delle importanti opportunità per il nostro Paese a cui tutto il mondo riconosce autorevoli capacità diplomatiche, figlie di una grande scuola e tradizione.

Obiettivi per rinforzare il nostro posizionamento internazionale

L’economista Carlo Pelanda ha individuato alcune verticali che il nostro futuro governo potrebbe seguire per instaurare nuovi rapporti politici ed economici con quegli Stati dell’”area grigia” che rappresentano un mercato di cinque miliardi di persone. In sintesi, volendo anche provocare un dibattito su questa tematica, Pelanda li articola nel modo che segue.

Spingere di più sul piano politico l’attivismo estero dell’UE. I dati relativi ai trattati di libero scambio siglati dall’UE con Canada e Giappone stanno dimostrando un vantaggio per l’export italiano

Rafforzare la collaborazione industriale con Giappone e Taiwan per prendere migliori posizioni nel Pacifico, nonché con Cile, Argentina e Brasile dove tra l’altro le comunità italiane sono molto numerose.

Rinforzare la presenza in Africa cercando di distinguersi come miglior partner economico delle nazioni africane.

Spingere per un bilaterale più forte in Sud Africa e ottenere lì una base per l’approdo delle nostre portaerei che stiamo proprio costruendo.

Lanciare il progetto “Lago Adriatico” come zona speciale di collaborazione economica e ambientale tra tutte le nazioni costiere includendo Serbia, Ungheria e Austria.

Cercare il riconoscimento di partner nel Trattato di Abramo tra Israele e gli Emirati.

Valorizzare e aiutare di più le PMI

Se fosse poi intrapreso un progetto che valorizzasse le nostre agenzie specializzate (Sace e Simest) in un coordinamento generale, il nostro Paese potrebbe assumere un ruolo competitivo per rafforzare e consolidare le PMI nell’export. Lo scenario che si sta delineando davanti ai nostri occhi a livello internazionale potrebbe rappresentare una straordinaria opportunità per darsi una strategia politica e commerciale globale.

Riduzione delle disuguaglianze

Nel percorso tracciato nei precedenti punti, una priorità assoluta risiede nell’attuare una politica economica che riduca le insostenibili disuguaglianze esistenti soprattutto, ma non solo, tra il Nord e il Sud del nostro Paese. Un importante segnale di avvio dovrebbe essere rappresentato dall’abolizione del cuneo fiscale, da una vera, forte ed efficiente lotta all’evasione (troppe volte annunciata e mai eseguita). E da una riforma fiscale che attui il principio della progressività delle aliquote.

Tutto ciò sarà possibile soltanto se sapremo davvero rimanere dentro la strada obbligata suggerita e raccomandata da Bruxelles. “In Italia ci sono sei milioni di persone in povertà.  Ha detto il Cardinale Matteo Zuppi neo Presidente della CEI. Praticamente una su dieci, anche a causa della solitudine. L’Italia deve guardare all’Europa e l’Europa deve mostrare la bellezza della sua tradizione umanistica ad un mondo che qualche volta non riesce a capirla. La bellezza della democrazia non è scontata …Destra e sinistra mi sembrano categorie superate. La sfida è superarle e lavorare insieme. Tra le due parti ci sono spesso intolleranze ingiustificate mentre il punto è trovare risposte per tutte se no tutto sfocia in un ambiente elettrico”. Sante parole … è proprio il caso di dirlo.

Riccardo Rossotto

 

Riccardo Rossotto

"Per chi non mi conoscesse, sono un "animale italiano", avvocato, ex giornalista, appassionato di storia e soprattutto curioso del mondo". Riccardo Rossotto è il presidente dell'Editrice L'Incontro srl

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