L’Ucraina e la Russia producono una notevole quantità di grano e altri prodotti alimentari per l’esportazione. L’Ucraina, da sola, produce il 6% di tutte le calorie alimentari scambiate sul mercato internazionale. Tutto questo prima che fosse invasa dalla più grande potenza nucleare del mondo.
La Russia, a sua volta, è il più grande esportatore mondiale di grano, fornendo oltre il 17% di tutto il grano venduto oltre i confini nazionali. Almeno lo era, prima di essere colpito da alcune delle sanzioni internazionali più severe mai inflitte. In qualsiasi modo la si ponga, quest’anno molto pane che avrebbe dovuto provenire dal grano ucraino o russo sicuramente non potrà essere prodotto.
Ma quindi se non dal Mar Nero, da dove verrà il nostro pane quotidiano?
Quando si tratta di cereali come grano, mais, riso e orzo, i grandi attori parlano di milioni di tonnellate o MMT. Un singolo MMT di grano contiene circa 3,4 trilioni di calorie alimentari, che sono sufficienti per sfamare ogni persona in Europa per circa due giorni o l’intera popolazione africana per circa un giorno e mezzo, anche se, ovviamente, le persone hanno anche bisogno di vitamine e proteine.
Nel 2021 l’Ucraina ha prodotto circa 80 milioni di tonnellate di grano. Quest’anno si prevede che ne raccoglierà meno della metà. Una carenza di 40 MMT è sufficiente a determinare una perdita di calorie che un Paese come l’Italia potrebbe compensare solo se tutti smettessero di mangiare per tre anni. Questo è il problema delle tonnellate di grano. Un milione qui e un milione là e presto avrai un vero problema nel piatto che hai di fronte a te.
Non possiamo permetterci un calo di produzione del grano
Quando pensiamo di sostituire il grano perduto, dovremmo essere chiari su quando quel grano avrebbe dovuto essere raccolto e cosa “l’umanità” intendeva farne. L’Ucraina si aspettava due raccolti importanti. Un grande raccolto a partire da luglio e un raccolto ancora maggiore di mais a partire da ottobre. Il mais dell’autunno era destinato principalmente a nutrire gli animali durante l’inverno. Il che significa che l’effetto di questa mancanza non si noterà nei supermercati fino al 2023. Dall’altra parte c’è stato un bel po’ di tempo che gli agricoltori hanno avuto per adattarsi alla prevista perdita di mais ucraino, piantando semplicemente più mais altrove, e ciò limiterà gli effetti di questa mancata importazione.
Chi sapeva della dipendenza dal grano Ucraino prima della guerra?
Il grano è più problematico, perché il raccolto di luglio viene dalla semina di marzo e febbraio. Le esportazioni di grano erano destinate principalmente al Nord Africa e all’Asia meridionale, con Indonesia, Egitto, Pakistan, Bangladesh e Marocco che si aspettavano ciascuno oltre un milione di tonnellate di grano ucraino quest’estate. Al di là di quasi certe contraffazioni alimentari, quel grano non è mai stato destinato ad essere esportato in Europa o Nord America. Sebbene le previste carenze in questi continenti abbiano già iniziato a riflettersi nei prezzi del grano in tutto il mondo, come già evidenziato in un nostro precedente articolo sull’argomento.
Infatti, il mercato dei cereali rimane ostinatamente internazionale ed è una filiera sinergica. Di conseguenza non esiste un problema che appartenga completamente a qualcun altro e gli effetti subiti in Nord Africa o Asia si ripercuoteranno necessariamente anche in Europa. Le persone in Francia o in Italia non si sarebbero mai aspettate di ricevere grano ucraino, ma ora sono in competizione con egiziani e marocchini che sono improvvisamente ed urgentemente alla ricerca di nuove fonti di pane.
Fortunatamente, ci sono altre fonti da utilizzare. Ad esempio, la produzione di grano dell’India è aumentata notevolmente negli ultimi anni, grazie a condizioni climatiche favorevoli e pratiche agricole migliorate. Tuttavia, l’India possiede una vasta popolazione e la maggior parte di quel grano è destinato al consumo interno. Solo 10 milioni di tonnellate di grano del raccolto indiano saranno disponibili per sfamare le persone in altri paesi. Un po’ poco rispetto ai 16,7 MMT di grano che l’Ucraina avrebbe dovuto spedire quest’estate.
Ma perché il grano ucraino viene mandato in Africa o in Asia piuttosto che in Europa?
L’estrema vicinanza all’UE potrebbe far pensare che il grano prodotto in Ucraina potrebbe avere uno sbocco naturale nel mercato europeo, ma ciò non succede. Non vi è una motivazione certa per cui questo fenomeno avvenga, ma un recente studio dell’università di Exeter, Greenpeace Lab, ha mostrato, attraverso l’analisi di campioni di grano (frumento, segale, avena, orzo) raccolti da campi tra il 2011 e il 2019, concentrazioni di Stronzio, nel suo isotopo radioattivo instabile 90 e Cesio137 al di sopra dei limiti in quasi la metà di quei campioni, con medie annuali superiori a questo limite in quattro di questi nove anni (l’ultimo nel 2018) e senza prove evidenti di una tendenza alla diminuzione nel tempo.
Ma chi monitora la qualità del grano Ucraino?
L’analisi di campioni di suolo sabbioso dagli stessi campi ha prodotto rapporti di concentrazione per il trasferimento di Stronzio 90 dai suoli ai cereali che erano in media 3 volte superiori a quelli specificati dall’AIEA. Simili risultati si sono ritrovati in campioni di legna da ardere e, in un precedente studio, nel latte adibito al consumo umano. Nel complesso, questi risultati rivelano ulteriori aspetti dell’eredità, tutt’ora viva, della contaminazione di Chernobyl e mostrano la molteplicità degli elementi attraverso i quali i consumatori possono essere esposti ai radionuclidi con chiare ricadute sulla salute.
Al di là di dove avvengano le esportazioni dei prodotti ucraini è responsabilità sociale esigere programmi di monitoraggio ambientale e alimentare di routine e completi all’interno della regione che ad oggi sono totalmente mancanti. Questa necessità è ulteriormente enfatizzata dalla candidatura dell’Ucraina a far parte dell’Unione Europea.
Richard Sorge