Finalmente una buona notizia in questi giorni bui di guerra e di diritti negati. In Italia si torna parlare di diritti sociali ed in particolare dello ius scholae. Il testo, presentato dal deputato 5 Stelle Giuseppe Brescia, è stato, dopo qualche rinvio, finalmente calendarizzato alla Camera il 5 luglio.
Il 60% degli italiani è favorevole
La proposta sembra avere il consenso di larga parte del parlamento (PD, M5S, Italia Viva e Forza Italia) e di oltre il 60% degli italiani. Compresi gli elettori della Lega e di Fratelli d’Italia che si mostrano favorevole all’ipotesi di concedere la cittadinanza italiana al minore straniero. “Che sia nato in Italia o vi abbia fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età e che risieda legalmente in Italia, qualora abbia frequentato regolarmente, per almeno cinque anni nel territorio nazionale, uno o più cicli scolastici presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale idonei al conseguimento di una qualifica professionale. Nel caso in cui la frequenza riguardi la scuola primaria, è necessario aver concluso positivamente il corso medesimo.”
Una opposizione oscurantista e umiliante
Ma la buona notizia si stempera con la forte opposizione oscurantista di parte del nostro parlamento. FdI si oppone fermamente considerando la proposta “un’offesa agli italiani alle prese con una crisi senza precedenti“. La Lega minaccia la crisi di governo perché “con i problemi del lavoro, la crisi, la pandemia e la guerra il parlamento non può perdere tempo con tali questioni”. Anche il transfuga Di Maio – neo leader di Insieme per il futuro – richiama alla responsabilità. Le tensioni create dal testo di legge “minacciano chiaramente la tenuta dell’esecutivo e rischiano solo di indebolire la credibilità dell’Italia. Farci sfumare il raggiungimento di importanti obiettivi come il tetto massimo al prezzo del gas e farci perdere i fondi del Pnrr“.
Attendiamo la giusta concessione di un diritto
Prendiamo atto, senza stupore, che per questi campioni di civiltà i diritti di quasi un milione di ragazzi e ragazze non sono una priorità. Attendiamo di sapere quale dovrebbe essere il livello di PIL pro-capite che consentirebbe di considerare questi temi non divisivi. E inoltre perché mai la concessione di un diritto, discusso con il normale confronto politico, dovrebbe avere un effetto sul prezzo del gas.
Quando vale la cultura per il nostro Paese?
Evidentemente il fatto di frequentare una scuola nel nostro Paese, di imparare la nostra storia e tradizioni, di frequentare coetanei italiani in una virtuosa contaminazione di idee e usanze, non è considerato sufficiente per l’inclusione. Mentre nulla quaestio se un/a adulto/a acquisisce la cittadinanza solo per aver sposato o contratto una unione civile con un’italiana/o. E’ una pericolosa abitudine quella di non considerare la cultura come elemento aggregante dei popoli, un insulto al nostro corpo docente quello di non ritenerlo competente a formare i nuovi cittadini.
Diritti civili e diritti sociali sono universali e inalienabili
Per aprire un dibattito non drogato da ideologie occorre riportare l’attenzione sul fatto che i diritti sociali non sono secondi ai diritti civili e come quelli sono la base del vivere insieme. Anzi, mentre i diritti civili sono a vantaggio solo di una parte della società, quelli sociali sono invece universalmente applicabili e fruibili perché garantiscono “condizioni minime per una vita degna dell’uomo”.
Pertanto sono anch’essi universali e inalienabili, riconosciuti proprio al fine di evitare discriminazioni a danno di una parte della collettività. Abbiamo giustamente introdotto il diritto per i bambini e le bambine musulmani di non avere il maiale nel menù della mensa scolastica. Ma non consentiamo a quei ragazzi e ragazze che hanno usufruito del nostro sistema scolastico e, che , auspicabilmente, hanno imparato le regole della tolleranza, del reciproco rispetto, di entrare a pieno titolo nella nostra società, di votare e di contribuire allo sviluppo del vivere civile.
Un passo avanti e tre indietro…
Nel 2017 la legge che avrebbe introdotto lo ius soli “temperato” e lo ius culturae, riconoscendo la cittadinanza italiana ai giovani nati in Italia, o che hanno frequentato le scuole italiane, è stata affossata dal Senato per la mancanza del numero legale. Su 319 senatori, soltanto in 116 si sono seduti sui banchi del Senato. Anche in quel caso assenti i senatori della destra, della Lega e di Forza Italia, che volevano l’affossamento della legge di cittadinanza, ma molto più colpevolmente assenti anche i senatori del Movimento 5 Stelle, dei partiti centristi e una trentina di senatori del Partito Democratico, nonostante la legge fosse stata proposta proprio dal PD. Ha certamente pesato la vicinanza con le elezioni generali del 2018 e la paura dei partiti di portare avanti una legge che, secondo loro, sarebbe stata impopolare in quel periodo di crisi migratorie.
Roberto Saviano scriveva su Twitter: “oggi è stata commessa l’ennesima violenza contro oltre 800mila bambini e ragazzi nati o cresciuti in Italia. Lo #IusSoli è stato affossato. Con la speranza di questi ragazzi muore anche la dignità di quest’Italia, matrigna, ottusa e irresponsabile”. Ci auguriamo che questa maggioranza sia più coraggiosa di quella che non si è seduta in Senato nel 2017 e che l’Italia sia oggi madre responsabile e accogliente.
Cinzia Gaeta