A oltre 50 anni dalla scomparsa di Le Général, gli eredi politici di De Gaulle, Les Républicains rischiano di essere ancora l’ago della bilancia della politica francese. Dopo la vergognosa disfatta del candidato “repubblicano” alle presidenziali, Valérie Pecresse, non arrivata nemmeno al 5% dei suffragi, il terremoto delle legislative di domenica 19 giugno, ha rilanciato inaspettatamente (ma non per i politologi più accorti) il ruolo della Droite (da noi si direbbe più o meno Centrodestra moderato).
Républicains l’unico alleato possibile per l’Ensemble
I neogollisti, pur in calo, grazie al forte radicamento sul territorio, hanno portato a casa un bel bottino, 61 parlamentari. E rappresentano l’unico alleato possibile per Ensemble, il partito del Presidente Macron, crollato a quota 245, oltre 100 seggi in meno rispetto alle legislative del 2017. Un’alleanza tra i due partiti supererebbe la fatidica quota 289, raggiungendo la maggioranza assoluta dei parlamentari. Certo, la politica è l’arte del possibile e le soluzioni potrebbero essere anche altre. Governo di minoranza, soccorso da parte di “responsabili” attinti dove capita, nuove elezioni. Ma il duopolio Ensemble-Repubblicans appare sulla carta l’unico in grado di dare stabilità al Paese.
Ecologismo, stato sociale, diritti… il rischio di Macron
Qualcosa però cambierebbe verosimilmente nella politica francese. Analizziamo i temi più interessanti per L’Incontro. A livello di diritti, ci sarebbe una battuta d’arresto per il mondo Lgbt. Il cristianesimo democratico è una delle ideologie di riferimento per Les Répubblicains, molti dei quali hanno più volte affermato che l’unica famiglia è quella “naturale”.
Sul versante ecologista, gli eredi di De Gaulle non sembrano essere tra i più sensibili al tema. Va ricordato come la transizione ecologica abbia rappresentato un clamoroso autogol per Macron. Da un lato, il Presidente se ne dichiara fautore sia in Francia, sia in Europa. Dall’altro, i programmi “verdi” dei suoi governi hanno deluso e irritato gli ambientalisti, suscitando numerose proteste di piazza.
E sullo Stato sociale, come la mettiamo? Macron segue il neoliberismo finanziario, tanto da aver annunciato una significativa riforma pensionistica. Eppure, il tentativo di mettere mano alle pensioni, attuato nei primi anni della presidenza Macron, è abortito miseramente sotto i colpi di manifestazioni oceaniche di piazza. A torto o a ragione, quando si parla di toccare le pensioni il “Popolo” s’infuria.
Nel neogollismo convivono due anime: quella fortemente sociale, voluta da Charles De Gaulle e quella liberale, affacciatasi con Jacques Chirac e sposata da Nicolas Sarkozy. Tra i Républicains oggi pare prevalere la prima, che, su posizioni non lontane da quelle di Marine Le Pen, accusa Macron di guardare troppo alla finanza e poco alle sostenibilità economica delle famiglie. Chissà se oltre mezzo secolo dopo, Monsieur Le Banquier (come viene chiamato il Presidente), dovrà fare retromarcia su molti temi socioeconomici e attenersi ai dettami dell’indimenticabile Général.
Milo Goj