Nessun ideale vale le lacrime di un bambino tormentato senza colpa (Fëdor Dostoevskij)

Credo che qualunque essere umano di fronte a questa sacrosanta verità dovrebbe immediatamente smettere ogni atto di guerra. Ma così non è, i bambini continuano a morire e a essere tormentati. Putin il 24 febbraio 2022 ha mosso guerra, non dichiarata, a un paese sovrano, rivendicando territori che a suo dire sono parte integrante della Grande Madre Russia.

Sono passati più di tre mesi e la fine della guerra non è in vista. Da più parti si invoca la pace, diversi attori politici si propongono come mediatori. Da ultimo anche l’Italia con un piano di pace, respinto e definito, da fonti russe: documento scritto da politici dilettanti. Tutti coloro che chiedono negoziati che portino alla pace, in modo esplicito o sottinteso chiedono di non umiliare Putin. E se ne intuiscono le ragioni. Però, per non umiliare Putin si finisce per umiliare Zelensky.

Come se ne esce?

Nessuno lo dice anche se sotto traccia si intravede il pensiero di convincere Zelensky e gli ucraini a rinunciare alla Crimea e al Don Bass, ammesso che basti. Se questo è il pensiero di chi invoca la pace, vuol dire che senza ammetterlo si riconosce che le ragioni di Putin non sono campate per aria. Intanto, contro la Russia abbiamo decretato sanzioni che pare funzionino poco o non come ci si attendeva. Continuiamo a comprare gas, petrolio e carbone dalla Russia pagandoli in rubli con strane partite di giro, inviamo armi all’ Ucraina.

Stando così le cose, il problema vero dei negoziati è sì la guerra crudele, atroce, tragica, ma anche lo stato delle relazioni tra Russia di Putin e l’Occidente (Europa -Stati Uniti). Tema complesso che non può sfuggire a una domanda preliminare. Per noi occidentali Putin è un leader europeo o un despota orientale?

Putin leader europeo o despota orientale

Se fosse considerato un leader europeo, dovrebbe essere ammesso nell’inner circle dei paesi occidentali. Il negoziato si svolgerebbe secondo i valori dell’occidente che avrebbe tutto il diritto di chiedere conto dello stato di salute della democrazia in Russia. Di che fine ha fatto la libertà in Russia, e anche se in Russia è stato cancellato uno dei diritti più antichi: l’habeas corpus.

Le risposte di Putin dimostrerebbero che lui non è un leader europeo perchè il suo regime non corrisponde a nessuno dei valori delle democrazie occidentali. Di  conseguenza l’occidente dovrebbe negoziare con un despota orientale pervaso da una ideologia nazionalista che si ispira alla Russia degli Zar Romanov (1613-1917). E forse ancora prima, alla Russia di Ivan il Terribile che nel 1552 conquistò il Kanato di Kazan inglobando un vasto territorio di gente mongola di religione islamica. Determinando il destino multietnico dell’impero russo.

Come va trattato Putin

Posta la questione in questi termini, risulta evidente che, nei confronti del despota orientale, gli occidentali non hanno una visione unitaria su come impostare le relazioni con Putin. Gli USA trattano Putin da avversario/nemico e cioè è un confronto impero contro impero. I Paesi dell’ Europa occidentale trattano con Putin singolarmente e in ordine sparso secondo la logica: Business as Usual.

I Paesi del centro Europa, baltici e ora anche scandinavi, vedono Putin come un nemico mortale. E’ possibile sedersi a un tavolo per negoziare non si sa bene cosa? Perchè a quel tavolo da un lato ci sarebbe solo Putin e le sue pretese. Ma, dall’altro lato ci sarebbe Zelensky con dietro tutto il mondo occidentale con le diverse sue visioni, pretese, esigenze.

Quali sono le esigenze del popolo ucraino

In tutto questo gran parlare di negoziati e di pace nessuno si chiede cosa ha da dire il popolo ucraino. Nessuno riflette sulla storia di quel popolo e le ferite che quella storia ha provocato e forse non cicatrizzato. Negli anni ’30 del secolo scorso, aizzando la furia delle masse, su quelle terre Stalin mise in atto la sua campagna di eliminazione dei Kulaki e lo sterminio dei seguaci di Trockij e Bucharin, sabotatori e deviazionisti, milioni di persone. Altri milioni di persone finirono a marcire nei lager della Siberia testimoni di atrocità estreme. Tutto questo è rimasto nella memoria e dovrebbe essere preso in considerazione. Le relazioni Russi e Ucraini sono pessime. Invece no, perchè i popoli occidentali dopo quasi 80 anni di pace “gratis”, sono spaventati dalla guerra sull’uscio di casa.

E’ accettando questi soprusi, queste violenze che l’uomo perde il suo desiderio innato di libertà?

Dalla risposta a questa domanda dipendono le sorti dell’uomo e del totalitarismo. La rinuncia alla libertà significa il trionfo del totalitarismo. Questo avvenne nel secolo scorso ed è quello che è in gioco oggi. Il desiderio congenito di libertà non può essere amputato, lo si può soffocare ma non distruggere. Il totalitarismo non può fare a meno della violenza diretta o mascherata. L’uomo non rinuncia mai volontariamente alla libertà e questo principio fu il cardine che permise a Churchill di opporsi a Hitler respingendo le pressioni e le proposte di pace di Lord Halifax suo ministro degli esteri.

I nazionalisti di tutte le epoche credono di essere sempre nel giusto perchè associano l’idea di nazione alla patria, ai sacri confini, alla sovranità, alla superiore etnia. Putin è un nazionalista. Ai nazionalisti di casa nostra vorrei ricordare che loro hanno ereditato la Repubblica che i loro padri e nonni hanno conquistato affrancandosi da un nazionalismo che li aveva condotti nell’impresa imperiale assurda e fuori tempo e a una guerra disastrosa fratricida. Oggi i nazionalisti nostrani godono di una libertà che i loro genitori e nonni non ebbero e vorrebbero che gli ucraini rinunciassero alla loro libertà e sovranità.

Fidelio Perchinelli

 

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