L’intervista di Don Andrea Bonsignori riporta al centro del dibattito pubblico e famigliare degli italiani il tema della sessualità. Il modo attraverso il quale bisognerebbe parlarne, confrontandosi con i propri figli. Evitando così distrazioni, imbarazzi, sotto-valutazioni devastanti per la formazione psicologica e culturale delle nuove generazioni.
In realtà è stato Papa Francesco, qualche settimana fa, a riprendere in mano questo storico e spinosissimo tema del come parlare di sesso, soprattutto con i nostri figli.
Con coraggio e lucidità Don Andrea Bonsignori ha preso in mano l’autorevole testimone lanciato da Papa Francesco e ha approfondito in modo assolutamente sorprendente per un uomo della chiesa, questa tematica.
La realtà odierna è assolutamente preoccupante. Nella maggioranza dei casi non esiste un dialogo costruttivo tra genitori e figli. I ragazzi sanno di conseguenza poco o niente delle malattie sessualmente trasmissibili che sono, secondo le ultime rilevazioni dell’Istituto Superiore di Sanità, in crescita continua. Anche l’AIDS, che è di nuovo in incremento tra i giovani tra i 20 e i 30 anni, è poco conosciuto e comunque sotto-stimato dai nostri giovani. Il fatto che la diagnosi arrivi con i primi sintomi dopo una decina d’anni, non aiuta certo il diffondersi di una conoscenza e di una cultura adatte alla gravità del fenomeno.
Il settimanale Io Donna ha recentemente pubblicato alcuni autorevoli interventi di specialisti della materia che vale la pena riprendere per avere un quadro completo ed accurato sul drammatico contesto che stiamo vivendo, quasi senza consapevolezza.
La prima regola che emerge dagli intervistati è quella di non rinviare il dialogo con i propri figli. Aspettare è sbagliato, controproducente, sempre negativo. Su questo aspetto è categorica l’opinione della dott.ssa Franciosi, sessuologa, esperta in maternità e affettività: “Alle elementari ci si limita a dire come nascono i bambini. Ma già alle medie, quando si trova uno spunto in un fatto accaduto, visto in un film o sentito alla televisione, si può aprire il discorso su sessualità, cyberbullismo, amore”.
L’esperta suggerisce un allineamento tra i genitori prima di avviare il confronto con i figli in modo tale da evitare narrazioni contraddittorie o addirittura in contrasto tra di loro. Bisogna, in altre parole, non confondere i ragazzi ed esprimere pochi concetti ma chiari in questa delicatissima materia.
Secondo la dott.ssa Franciosi: “La mancanza di dialogo equivale ad una porta chiusa attraverso la quale si insinua il web con tutti i rischi connessi: non si deve liquidare YouPorn con una alzata di spalle, perché “i giornaletti li abbiamo guardati tutti”. Lì ci sono corpi irrealmente perfetti, rapporti sessuali all’insegna della violenza, della sottomissione o dominazione, concetti potenzialmente pericolosi per il cervello ancora in formazione dell’adolescente”.
Quale potrebbe essere la modalità giusta per costruire un dialogo virtuoso con i propri figli sul tema della sessualità?
“Inutile fare terrorismo o lezioni di scienze noiose – continua la dott.ssa Franciosi – dobbiamo essere noi stessi e insistere anche quando si ha la sensazione di parlare al vento perché, a volte, quello che sembra chiusura o non ascolto è solo imbarazzo ma i messaggi arrivano… Non bisogna passare un messaggio negativo sulla sessualità, anzi: bisogna dire che il sesso è bello, è gioia, è incontro con l’altro. Però corpo e cuore devono sempre essere accompagnati dal cervello”.
“Anche se sembrano gradassi – ha detto la dott.ssa Piloni, ginecologa e fondatrice dell’Associazione Culturale no-profit SexPass – i ragazzi soprattutto alle medie sognano ancora il primo amore. Nel sesso bisogna far capire l’importanza del rispetto dell’altro e del suo consenso: vale anche per i maschi che, non di rado, si sentono spinti ad avere un rapporto con una ragazza che non desiderano solo per timore di essere mal giudicati. I giovanissimi non vedono l’ora di liberarsi della verginità per non essere “i più sfigati del gruppo”: incontro spesso ragazzine che hanno “bruciato” la prima volta con un semi sconosciuto, mezze ubriache, senza ricordare se avesse o no il preservativo, se ci sia stato un coito interrotto o no. Certo, è importante insistere sulla contraccezione e alla protezione dalle malattie: purtroppo, ancora troppo spesso, le ragazze si fidano degli uomini che dicono “ci penso io” e invece bisogna convincerle che ci devono pensare loro a tutelarsi!”.
La visione degli esperti coincide su un punto: anche i genitori sono imbarazzati quando si tratta di affrontare l’argomento della sessualità e delle malattie sessualmente trasmissibili, viste ancora come tipiche di prostitute o di tossicodipendenti, e cioè di frequentazioni che i loro figli “sicuramente non hanno”.
“Non manca solo l’informazione ma anche l’educazione – sottolinea il dott. Gori, direttore dell’Unità Operativa Malattie Infettive dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano – La salute va insegnata in modo propositivo sin da piccoli come rispetto e cura di sé, non solo nella sfera sessuale, ma anche a tavola e con lo sport”.
In questo quadro globale non dovrebbe sorprenderci troppo il fatto che il 58% dei giovani (praticamente 2 su 3) afferma di non avere problemi nell’uso del profilattico e il 35% dei sieropositivi italiani non sa di esserlo, come accade anche per altre malattie sessualmente trasmissibili. I dati della Andaids confermano da un lato una presunta consapevolezza dei problemi e dall’altro un deserto di reale informazione sulla delicatezza e rischiosità della materia.
Insomma il nostro dovere di genitori è quello di riprendere in mano il filo del ragionamento e di cercare, senza distrazioni da imbarazzo o da mancanza di tempo, di riaprire un dialogo costruttivo e non terroristico con i propri figli o con i propri nipoti in una materia che costituisce uno degli aspetti dominanti nella costruzione dei nostri caratteri, delle nostre felicità o infelicità prospettiche.
Ben venga dunque anche una nuova e moderna visione da parte della chiesa su questo argomento che non può essere tenuto ai margini di un percorso educazionale adeguato ai rischi della società in cui viviamo e alle giuste pretese dei nostri discendenti.
Riccardo Rossotto