Il 10 marzo 1872, 150 anni fa, moriva a Pisa Giuseppe Mazzini uno dei più importanti personaggi dell’Italia dell’800.
Se oggi si ponessero molte domande sulla sua vita, su cosa fece per il suo Paese, quali ideali propugnasse, tanti non saprebbero rispondere. Eppure, anche se le sue idee repubblicane e sociali risultarono sconfitte Mazzini fu uno dei massimi protagonisti dell’Unità d’Italia, nel 1861. E pagò anche un prezzo personale altissimo.
Gli studi a Genova, il carcere e la Giovane Italia
Mazzini, nato a Genova nel 1805, manifestò sin da giovane studente tutta la sua insofferenza contro i regolamenti clericali allora in vigore. Si rifiutò di andare a messa e confessarsi, come previsto obbligatoriamente dall’Università di Giurisprudenza alla quale era iscritto.
Peraltro dopo la laurea, egli non esercitò praticamente mai la professione di avvocato, essendo piuttosto impegnato a scrivere quale giornalista e saggista. Già nel 1830 avvenne il primo dei tanti successivi arresti, su ordine dei Savoia. Ma il periodo di carcerazione a Savona gli diede il tempo e il modo di pensare ad un nuovo movimento politico. Nacque così “La Giovane Italia”, il cui scopo principale doveva essere quello dell’unità del Paese liberandolo dal giogo di centinaia di anni di dominazioni straniere. Tale unità, secondo Mazzini, sarebbe dovuta avvenire con sollevazioni del popolo, in vista della costituzione di uno stato repubblicano.
Mazzini, intellettuale “sovversivo” costretto all’esilio
E’ evidente che le sue idee si scontravano apertamente sia con le monarchie allora presenti in tutti gli stati italiani sia con il Papato. Diversi tribunali lo condannarono per “attività sovversiva”. Così Mazzini fu costretto a una vita di esilio e di peregrinazioni che lo costrinsero a vivere all’estero, soprattutto a Londra e in Svizzera, per quasi tutta la sua esistenza.
Rientrò per un breve periodo in Italia per partecipare ai moti del 1848 ed alla Repubblica Romana, la cui Costituzione, poi mai attuata a seguito del ritorno del Papa, fu un modello per varie successive costituzioni in Europa e, in particolare, per quella attuale in Italia del 1948. Poi fuggì nuovamente a Londra continuando a diffondere le proprie idee.
Un’Italia unita, ma non repubblicana
La storia dell’Italia, grazie all’opera di Cavour, virò in modo decisamente diverso da come l’aveva immaginata Mazzini. Fu la monarchia dei Savoia a procedere all’unificazione e la repubblica non divenne mai un’opzione praticabile, all’epoca.
Così come la maggior parte delle masse, in quegli anni, non partecipò assolutamente alla vagheggiata mobilitazione popolare che avrebbe dovuto rovesciare tutte le monarchie. Molti dei suoi seguaci, scontrandosi duramente con lui, compresero che solo dalla brillante iniziativa di Cavour e grazie al coinvolgimento della Francia, si sarebbe potuto battere un avversario così potente come era, all’epoca, l’Austria.
Mazzini padre della Patria, ma vero sconfitto del Risorgimento
Egli, nonostante la sua straordinaria visione del futuro, anche in Europa (avendo fondato la Giovane Europa e propugnato con altri rivoluzionari europei addirittura la costituzione degli Stati Uniti d’Europa) fu il vero sconfitto del Risorgimento. La sua tenace opera di perseguimento dell’unità dello Stato venne comunque ottenuta e l’Italia cessò di essere una mera indicazione sulla carta geografica, come aveva sprezzantemente dichiarato l’austriaco Metternich.
E proprio da quest’ultimo gli giunse il più grande elogio che egli non ebbe mai in patria:
“Ebbi a lottare il più grande dei soldati, Napoleone. Giunsi a mettere d’accordo tra loro imperatori, re e papi. Nessuno mi dette mai maggiori fastidi di un brigante italiano: magro, pallido, cencioso, ma eloquente come la tempesta, ardente come un apostolo, astuto come un ladro, disinvolto come un commediante, infaticabile come un innamorato, il quale ha nome Giuseppe Mazzini”.
Si sarebbero dovute combattere altre guerre sanguinose per poi ottenere la definita liberazione dell’Italia dal dominio austriaco; così come si sarebbero dovuti attendere i lutti del secondo conflitto mondiale per cacciare la monarchia e gli inetti Savoia e fondare la Repubblica; così come solo grazie alle idee di Mazzini di cento anni prima ed all’attività di altri visionari, quali Altiero Spinelli, negli anni successivi al 1945 si sarebbe dato impulso a quella unità dell’Europa che è ancor oggi più una potenza economica che un vero protagonista della politica, come, purtroppo, anche l’attuale crisi dell’Ucraina ci insegna.
Alessandro Re